Notizie  storiche              LORENZANA

Il territorio comunale di Lorenzana si estende per 19,42 kmq nell'alta valle del fiume Tora, sul versante orientale della valle di Collesalvetti. E diventato comune autonomo con le leggi leopoldine. Sotto la signoria dei vescovi di Pisa fin dal X secolo epoca alla quale risalgono le prime notizie che la riguarda no, Lorenzana viene menzionata come castello, nel 1131, in una bolla di papa InnocenzoII. Passata sotto il dominio della repubblica pisana, fece parte del capitana delle Colline Superiori, il cui capoluogo era Lari. Nel 1406 si assoggettò alla repubblica fiorentina e nel 1416 redasse i suoi statuti, uniti a quelli di Crespina. Due sollevazioni una del 1431 e una del 1494, tentarono invano di cacciare i fiorentini, che ne mantennero il dominio. Nel 1722 Cosimo III concesse Lorenzana in feudo, con il titolo di contea al nobile fiorentino Francesco Lorenzi. Nel 1783, estintasi la discendenza, Francesco Orlando Lorenzi la riconsegnò al granduca, che poco dopo la eresse in comunità autonoma. Seguì quindi le vicende dello Stato toscano fino all'unità d'Italia. Nel passato Lorenzana era un centro prevalentemente agricolo e i suoi prodotti principali erano olio, vino, granaglie e frutta; le colline erano ricoperte dì pascoli naturali e di boschi cedui, ridotti, negli ultimi due secoli, quasi interamente a coltura. Un'altra fonte di reddito era costituita dall'allevamento, Cui era collegata anche una fiera annuale del bestiame. Per quanto concerne l'economia attuale, l'agricoltura, in costante diminuzione dalla seconda metà del secolo, fornisce ancora cereali, olive e uva da vino. Le attività industriali, che assorbono la quota maggiore della popolazione attiva, risultano abbastanza variegate, con aziende operanti nei settori alimentare (produzione di salumi, industria enologica), dell'abbigliamento e accessori (bigiotteria), calzaturiero, del mobile. La popolazione del territorio comunale ammonta, nel 1991, a 1.030 unità, con una densità pari a 53 abitanti per kmq. Lorenzana contava 345 abitanti nel 1551 e 817 nel 1745. Un discreto incremento demografico si è verificato nel corso dell'Ottocento e del primo Novecento: le 1.294 unità del 1830 passano ;infatti a 1.491 nel 1881 e a 1.651 nel 1936; in epoca più recente si è assistito invece a un'inversione di tendenza e il numero dei residenti è sceso a 1.556 nel 1951, 1.279 nel 1961, 934 nel 1971 e 938 nel 1981. 

Emanuele Repetti

SOCIO ORDINARIO

DELL'I. e R. ACCADEMIA DEI GEORGOFILI

A.D. 1833

LORENZANA (Lorentianum e Laurentiand) in Val di Tora. - Villaggio che fu castello, poi capoluogo di una contea, ora di una Comunità del Granducato con pieve (SS. Bartolommeo e Cristoforo) nella Giurisdizione e circa miglia 4 a libeccio di Lari, Diocesi e Compartimento di Pisa. Il villaggio di Lorenzana è posto fra il Grado 28° 8'2"di longitudine e il grado 43° 32'7"di latitudine, in una insenatura dei colli, che appellatisi Colline superiori pisane, fiancheggiati a levante dal torrente Borra, e a ponente dal fiumicello Tora, mentre sulla vetta del colle sovrastante al paese esisteva la rocca di cui ora altro non resta che il nudo nome di Castello, là dove in età più moderna fu eretto un già abbandonato mulino a vento. Questo paese si sente rammentato, non prima del secolo decimo, dalle pergamene dell'Archivio Arcivescovile di Pisa; due delle quali, pubblicate dal Muratori, risalgono agli anni 927 e 934. Trattano entrambe di beni concessi ad enfiteusi dai vescovi di Pisa per conto della loro cattedrale, la quale fino d'allora possedeva in Val di Torà, e segnatamente nei confini di Lorenzana, dei terreni e altri fondi posti lungo il torrente Rigone, fra Lorenzana e Tremoleto. - Fu a conto di questo paese che insorsero più tardi (negli anni 1282 e 1284) questioni di diritto civile fra l'arcivescovo Ruggeri e i rappresentanti del Comune di Pisa. Ai tempi della repubblica pisana Lorenzana fece parte del capitanato delle Colline superiori, di cui Lari era il luogo principale. Quando ebbe potesteria insieme con Crespina, la residenza del giudice tenevasi in Lorenzana; ma, nel 1491, né questo né quel castello avevano più potesteria propria, poiché la loro giurisdicenza a quell'anno era già riunita a Lari. Il castello di Lorenzana si assoggettò e prestò giuramento di fedeltà alla Repubblica fiorentina li 20 ottobre 1406, sicché riceve le capitolazioni stesse degli altri comuni del contado pisano che si erano resi dopo l'acquisto della città di Pisa. - Gli uomini di Lorenzana compilarono insieme con quelli di Crespina, nel 1416, i loro statuti da essi rinnovati nel 1543. Altri provvedimenti statutarii furono presi nel 1595, nei quali, relativamente ai pascoli pubblici e ai boschi riservativi si trova incorporato il comunello di Colle Alberti. - Gli uomini di Lorenzana nel 1432, e di nuovo nel 1496, si ribellarono con altri paesi del contado pisano ai Fiorentini dai quali furono ben presto rimessi a dovere. D territorio di Lorenzana restò smembrato dalla giurisdizione civile e criminale di lari all'epoca della creazione del capitanato nuovo di Livorno, cui venne riunito il distretto di questa Comunità. Fu quindi nel 1722 nuovamente distaccato dalla giurisdizione di Livorno, allorché il Granduca Cosimo III, con diploma dei 9 maggio di quell'anno, eresse Lorenzana in feudo granducale, con titolo di contea, a favore del nobile fiorentino bali Francesco Lorenzi, suoi figli e discendenti maschi per orine di primogenitura. - L'atto del possesso preso li 18 maggio 1622, fu rogato nel comunello di Tremoleto, nel palazzo denominato del Rondone, palazzo che servì poi di residenza al vicario del conte feudatario. La contea di Lorenzana venne formata dei comuni di Lorenzana, di Colle Alberti, di Tremoleto e di Vicchio. Varii ordini del governo granducale furono inviati al giusdicente e feudatario di Lorenzana, affinchè si osservasse in quel feudo la legge del 1749. Se non che il cavaliere bali Francesco Orlando Lorenzi, terzo conte di Lorenzana, essendo restato ultimo di sua famiglia, nel 1783 riconsegnò alla corona granducale la sua contea, per cui essa fu riunita allo stato e quindi sottoposta di nuovo alla giurisdizione civile e criminale di Lari, sotto la quale attualmente si conserva. I beni allodiali della contea di Lorenzana abbiamo notizia che furono venduti al cavalier Testa di Pisa per il prezzo di 18000 scudi, ossiano di 126,000 lire fiorentine; comecché il palazzo feudale di Tremoleto, anticamente di proprietà di una famiglia dei Medici di Firenze, fosse acquistato da una Angiolini. L'antica parrocchiale di Lorenzana era compresa e dipendeva dal pievanato di Scotriano anche al declinare del secolo XIV. - Ignorasi da me il tempo in cui la chiesa attuale dei SS. Bartolommeo e Cristofano a Lorenzana venne eretta in pieve; è noto bensì che essa nel 1541, aveva il suo pievano, e conseguentemente il suo battistero. Antico tempio fabbricato sopra la sommità della collina, fu consacrato il 5 dicembre 1306, restaurato nel 1585, abbattuto e riedificato di pianta fra il 1775 e il

1776. - La chiesa attuale ha una sola navata, lunga braccia 30, e larga braccia 15, con un'abside ottagona del diametro di 7 braccia. Il paese è attraversato da una lunga strada di fianco alla quale si trovano molte botteghe di artigiani e di varii mestieri utili ai bisogni della vita, non tanto per gli abitanti del villaggio, ma ancora dei luoghi circonvicini. - In capo alla strada medesima avvi una grandiosa villa della nobil famiglia Lorenzani di Pisa, la quale è credibile che di costà derivasse il suo cognome.

Movimento della popolazione del VILLAGGIO di LORENZANA e ville annesse, a tre epoche diverse, divisa per famìglie.

ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 56; totalità della popolazione 249.

ANNO 1745: Impuberi maschi 61; femmine 63; adulti maschi 124, femmine 179; coniugati dei due sessi 144; ecclesiastici 4; numero delle famiglie 104; totalità della popolazione 575.

ANNO 1833: Impuberi maschi 62; femmine 64; adulti maschi 53, femmine 38; coniugati dei due sessi 129; ecclesiastici 2; numero delle famiglie 57; totalità della popolazione 353.

Comunità di Lorenzana, - II territorio di questa Comunità occupa 5761 quadrati agrarii, de'quali 329 quadrati sono presi da corsi d'acqua e da pubbliche strade. Vi si trovava nel 1833 una popolazione di 1284 abitanti, corrispondente a 190 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile. - II suo territorio confina con quattro comunità. Verso ostro e libeccio tocca quella di Orciano; dal lato di scirocco e in parte di levante, ha di fronte la Comunità di Santa Luce; seguitando da levante e comprendendo il lato di grecale confina con la Comunità di Lari, verso settentrione, mentre dalla parte di ponente tocca la Comunità di Fauglia. Serve da confine da ostro a libeccio fra la comunità di Lorenzana e quella di Orciano il borro della Valle di S. Biagio, quindi i termini artificiali fino al poggio Gaddo, dove è posto il segnale dei tre termini, perché costà termina il confine della Comunità di Orciano e sottentra quello della Comunità di Santa Luce, con la quale Comunità l'altra di Lorenzana, dirigendosi da ostro a levante-grecale s'inoltra lungo la strada che per le Case nuove conduce a Santa Luce sino a che al luogo appellato.il Molinaccio, passando il ponte sul fiume Tora sottentra la Comunità di Lari. Con questa cavalca il fosso del Giunco Marino presso al suo sbocco in Tora, e di là sale il poggio alle Tarpe che riscende dal lato del torrente Borra, il quale attraversa per risalire il colle Biciocchi dirimpetto al casale di Colle Alberti. Finalmente, rientrando pel rio della Macera, nel torrente Borra, progredisce lungh'esso sino alla confluenza dell’Ecine, presso dove il torrente Borra prende il nome di fiume Isola. Varca anche quest'ultimo per andare incontro alla strada che dal Pian dell 'Isola conduce a Sant 'Elmo, lungo la quale le due Comunità camminano di conserva sino a che, pel rio di Cometa, montano da ponente a levante alla così detta Casa al Bosco. A questo punto, cambiando esse direzione da levante a settentrione-grecale, entrano nella strada che guida da Tremoleto a Lari, quindi passano a grecale del poggio di Vicchio fino al luogo di campo Lungo. Qua cessa la Comunità di Lari e comincia l'altra di Fauglia, e insieme con questa la nostra di Lorenzana s'incammina di conserva per il rio di Valle Putida sino passato il mulino dell "Isola, dove cavalca il fiumicello di questo nome; finché voltando faccia da grecale a maestro, entrambi i territorii fronteggiano lungo la via di Gagliano, quindi per la fossa Dogaja e finalmente per le Mortete, per dove arrivano al mulin nuovo de'Lorenzani sul fiume Tora. Passata questa fiumana i limiti delle due Comunità si trovano sulla via regia maremmana, e costà voltando da maestro a ponente percorrono per termini artificiali, rasentano in parte la via vicinale di Santo Regolo, sino al luogo chiamato la Chiaratana, presso cui trovano il borro di Colle Pinzuti e con esso entrano in quello della Valle di S. Biagio per andare a ritrovare la pietra dei tre termini sul confine della Comunità di Orciano. Fra i principali corsi di Acqua che attraversano la Comunità di Lorenzana havvi il fiumicello Torà, e quello dell'Isola, il di cui primo tronco porta il titolo più modesto di torrente Borra. - Fra le strade commutative rotabili che passano per il medesimo territorio, hawi quella che staccasi dalla regia maremmana alla Torretta per inoltrarsi a Tremoleto e Lorenzana; e di costà parte un altro tronco di strada per le colline di Colle Alberti, dove essa diramasi in due vie vicinali che una di loro dirigesi verso maestro, mentre l'altra verso grecale guida a Tripalle e Sant'Ermo . Le nozioni geognostiche della Comunità di Lorenzana furono pubblicate sino dal 1833, nel principio del Tomo I. della Storia naturale di tutte l'Acque minerali di Toscana, dal professor Giuseppe Giulj nativo di Lorenzana, allorché egli trattar volle dell'acqua minerale del Bagnolo del Giunco Marino, spettante a questa Comunità. Che però, io mi credo in dovere di preferire le osservazioni del prenominato professore naturalista, come di uno scienziato che ripetutamente visitò questo suolo, per giovarmi in proposito delle sue stesse parole. "La Comunità di Lorenzana ha il suo territorio per la maggior parte di sedimenti antichi marmi, trovandovisi una gran quantità di spoglie di esseri organici, i quali non possono vivere che nell'acque salse; e specialmente di tal natura sono quasi tutte le colline (pisane). La parte pianeggiante poi è stata prodotta dalle alluvioni moderne delle acque torbide del fiume Tora, dal torrente Borra e dai loro piccoli influenti. La Borra entra nel Fosso nuovo che si trova al Nord-Est di Vicarello nella pianura pisana, dopo aver preso il nome d'Isola". "Verso il levante vi sono i monti di Gello Mattaccino, che si uniscono con quelli di Santa Luce, i quali s'inoltrano verso il mezzo giorno, e sono composti di pietra calcarea compatta bigia. Si sa che alla base dei monti si trovano le colline, ed in quelle appunto che formano la base dei monti di Gello, vi ha origine un torrentello, che è chiamato Giunco Marino; il quale in tempo di pioggia accresce colle sue acque le piene della Tora, ove influisce presso il mulino che si trova nella parte superiore del piano di Lorenzana. Questo torrentello ha il principio il suo alveo incassato dentro rocce calcaree della natura stessa di quelle dei monti che sovrastano alla sua origine, ed in seguito se lo è scavato dentro il terreno di "alluvione". Sulla parte sinistra del Giunco Marino, circa 40 braccia distante dal punto dove influisce nella Tora, vi è una piccola cavità artificiale, praticata fra il letto ghiajoso, di circa un braccio e mezzo di profondità, che resta ripiena d'acqua minerale fino alla metà. L'acqua di questa scaturigine non viene dal fondo della vasca, ma dagli strati laterali delle pareti della parte opposta a quella che riguarda l'alveo del torrente, ec." Dall'analisi fatta dal Professor Giulj risulta, che l'acqua minerale del Giunco Marino è della natura di quelle leggermente feruginose, gassose e fredde, poiché il termometro, che all'aria libera segnava gradi 16, tenuto immerso in detto bagno segnò una temperatura di soli 12 gradi. Lo stesso naturalista raccolse 8 centesimi del suo volume di gas-acido-carbonico da once 25 di detta acqua, dalla qual dose egli ottenne grani cinque d'idroclorato di soda (sai comune), grani tre d'idroclorato di calce, grani otto di carbonato di soda, di quello di calce grano due, e di carbonato di ferro grani uno. - Totale gr. 19 di sale in 14400 grani di acqua". I prodotti di suolo più abbondanti della Comunità di Lorenzana consistono in olio, in vino, in granaglie ed in frutti d'ogni specie che si esitano in gran parte a Livorno.- Pochi sono i prati stabili, minori i boschi cedui, e vi mancano affatto quelli di alto fusto. Gli antichi pascoli e i boschi comunali sono stati pressoché tutti ridotti a coltura. Essi nel secolo XVI cominciavano verso Colle Alberti dal mulino di Palancita, e per la Torella insino al pie del poggio di Fontana seguitavano per la strada che porta pel Gabbro e Colognole, e di là sino a S. Giusto. Si faceva una volta in Lorenzana un mercato ogni giovedì. Vi si pratica tuttora una fiera di bestiame, di pannine e mercerie nei giorni 24 e 25 agosto all'occasione della festività del santo titolare della pieve. - La Comunità mantiene un medico chirurgo e un maestro di scuola. Il suo giusdicente tanto per il civile come per il criminale è il vicario Regio di Lari, dove si trova pure la sua cancelleria commutativa e l'ingegnere di Circondario. L'ufizio dell'esazione del Registro e la conservazione dell'Ipoteche sono in Livorno; la Ruota in Pisa. QUADRO della popolazione della Comunità di LORENZANA a tre epoche diverse. - nome del luogo: LORENZANA e Ville annesse, titolo della chiesa: SS. Bartolommeo e Cristofano (Pieve), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° 249, abitanti anno 1745 n° 575, abitanti anno 1833 n° 931 - nome del luogo: Tremoleto, titolo della chiesa: SS. Fabiano e Sebastiano (Pieve), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già di Lucca), abitatiti anno 1551 n° 96, abitanti anno 1745 n° 242, abitanti anno 1833 n° 353 - Totale abitanti anno 1551 n° 345 -Totale abitanti anno 1745 n° 817 - Totale abitanti anno 1833 n° 1284

TREMOLETO in Val di Tora. - Villa già Castello con chiesa parrocchiale (SS. Fabiano e Sebastiano) e gli annessi di S. Lorenzo a Colle Alberti e di S. Lucia a Gerle, nell'antico piviere di Tripalle, Comunità e quasi un miglio toscano a maestro di Lorenzana, Giurisdizione di Lari, Diocesi di San Miniato, una volta di Lucca, Compartimento di Pisa. Risiede in una collinetta cretosa alla destra del fiumicello Torà, fra Lorenzana e Fauglia, sulla strada rotabile che per Tripallo guida a Lari. Si fa menzione di cotesto villaggio nella visita diocesana fatta nel 1203 da Giovanni vescovo di Lucca. Appellano altresì al Comune di Tremoleto due istrumenti del 16 maggio e 2 novembre del 1334 relativi a vendite di terre poste nella corte di Tremoleto delle colline superiori pisane. La chiesa attuale di Tremoleto fu edificata di pianta nel 1787, ed il luogo dell'antica fu ridotto ad uso di camposanto. La sua parrocchia confina a levante con la cura di S. Ermete, a ostro con quella di Lorenzana, a settentrione grecale con il popolo della pieve di Tripalle, ed a ponente maestrale con la cura di Fauglia. Essa è bagnata a levante dal torrente Borra, a settentrione dalla fiumana Isola, a ponente dal torrente Rio; e a ostro dal fiumicello Torà. Il Castello o Villa di Tremoleto si sottomise al Comune di Firenze nel 25 ottobre 1406; che sebbene riescisse ai Pisani 90 anni dopo di rioccuparlo, nell'anno stesso, di novembre, fu ritolto dai primi che fino dal 1407 lo avevano sottoposto al potestà di Crespina dipendente per la giurisdizione politica e criminale dal vicario di Lari. La parrocchia de'SS. Fabiano e Sebastiano a Tremolato nel 1833 contava 353 abitanti.                                                                                 

COLLE ALBERTI in Val di Tora. Villa già castelletto con parrocchia (S. Lorenzo) succursale della pieve di Tripalle, dalla quale è distante 3 miglia toscane a ostro, stata annessa fino dal 1635 alla cura di Tremoleto nella Comunità e appena 1/2 miglio toscano a levante di Lorenzana, Giurisdizione di Lari, Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Pisa. Risiede in una collinetta sul torrente Borra fra i Monti livornesi e le Colline pisane di S. Ermete e Casciana. A pie della collina di Colle Alberti dal lato di levante si trovano le rovine di un'antica chiesa, che appellavasi S. Lucia di Gerle, e che dipendeva dallo stesso piviere di Tripalle.                     

VICCHIO DI LORENZANA. - Casale fra Tremoleto e Tripalle dove fu una chiesa (S. Stefano) filiale della pieve di Tripalle, ed il cui comunello più tardi venne riunito alla contea, ora Comunità di Lorenzana, nella Giurisdizione e circa 4 miglia e mezzo a libeccio di lari, diocesi e Compartimento di Pisa. Risiede sopra una collina, per la quale si va da Tremoleto a Lari presso al confine della Comunità di Lorenzana con quelle di Lari e di Fauglia sopra la ripa destra del torrente Isola e poco lungi da alcune case coloniche della tenuta di Belvedere di Crespina. La chiesa di S. Stefano a Vicchio è rammentata fra le altre in una carta dell'Archivio Diplomatico di Firenze del 21 settembre 1211 rogata nel cimitero della pieve di Tripalle. Anche un istrumento del 31 marzo 1225, rogato nella curia di Tremoleto, tratta della vendita di un pezzo di terra posto nei confini di Vicchio e Tremoleto. La chiesa di Vicchio sussisteva ancora nel principio del secolo XVI, nel qual tempo cotesto castelluccio era sottoposto alla potesteria di Crespina innanzi che fosse assegnato alla contea di Lorenzana. Infatti nella statistica del 1551 il comunello di Vicchio di Lorenzana contava 5 famiglie con 21 abitanti.

..com' era Lorenzana oltre cent'anni fa prima del terremoto  avvenuto poco prima delle 13:00 del 14 agosto 1846 descritto così dal geologo Leopoldo Pilla

 

                                         Lorenzana

Seguito immediatamente il disastro, mi recai a visitare i paesi più danneggiati e che sono a Pisa più. vicini. Movendo da questa città per Lorenzana, tutt'i borghi e gli edifìzi che sono nella pianura mostravano di non avere sofferto dalla scossa più che la città di Pisa. Nel luogo detto la Torretta, si cominciano a vedere le prime ruine cagionate dal disastro. Ma già a quel luogo principiano i primi colli subappennini, composti di molassa e sabbie ( tufo ) e di mattaione. Fra Luciana e Lorenzana, nel fondo di una vallicella, occorrea di vedere uno de' più curiosi effetti cagionati dalla scossa. Ne' lati della strada che conduce a Lorenzana sono alcuni campi coltivi, in mezzo a'quali si osservavano in più siti alcune strisce rilevate di terreno di un bel colore azzurrognolo, che facea contrasto col colore grigio smorto de' campi. In quelle strisce si vedeano aperte numerose e piccole cavità in forma d'imbutini regolari, di un diametro variabile fra un pollice ed un piede. Alcuni di questi imbuti  versavano a modo di pollini dell'acqua mista con sabbia azzurra, la quale accumulandosi ne' lati avea prodotto le strisce di cui si parla; altri poi erano allora vuoti ed inattivi. L'acqua che versavano era fredda, potabile, ed in qualche sito leggermente ferruginosa. Tanto le strisce che i pollini erano allineati in una direzione allungata, la quale io trovai essere tra N. 48° a 70° O. Siccome la formazione di queste strisce acquifere è stato uno de' più curiosi fenomeni prodotti dal tremuoto Toscano, ho stimato bene di rappresentarle nella seguente figura


 

Fig II

aa Sono i pollini veduti in piano, di figura imbutime perfetta, e circondate da strie raggianti

bbÈ la striscia, su la quale si trovavano i pollini, veduta  di  profilo.

 

Questi curiosissimi sgorghi sotterranei erano indubitatamente effetti dell' azione del tremuoto, di che rendevano fede lo   stato di   loro  freschezza, e  le assicurazioni de' paesani, che quei pollini per lo innanzi non vi comparivano affatto. Quale era mai la loro origine? Come prima gli vidi, compresi subito ch' erano tanti pozzetti artesiani prodotti dalle rotture del suolo. La pruova evidentissima di questa loro dirivazione si è, che tutti si vedeano situati nel fondo delle vallicelle aperte tra' poggi subappennini, e non mai sull'alto di essi poggi. La loro origine adunque si spiega bene ponendo, che il tremito avea prodotto profonde crepature, le quali aveano fatto comunicare con la superficie i fili di acqua sotterranei che prima erano chiusi tra gli strati terrestri. Io non m'intratterrò a dire lungamente della origine di detti sgorghi di acqua, perché dovrei parlare della origine de'fonti artesiani, la quale è generalmente conosciuta. Nondimeno, per appagare la curiosità di coloro che non hanno conoscenza di questo fenomeno naturale, indicherò qui la teorica generale de' pozzi artesiani, secondo che l' ho esposta in un altro mio opuscolo pubblicato in questa anno. L'opinione la più probabile intorno all'origine de'pozzi artesiani si è, che tra gli strati profondi del Globo havvi de'corsi d'acqua, i quali si partono da luoghi elevati e discendono nelle parti basse. Allorquando dunque un foro «artesiano fa spicciare una vena d'acqua alla superficie del suolo, questo foro può esser considerato come una branca verticale di un sifone, di cui l' altra sia più o meno inclinata. L'acqua monta nella branca artificiale per la pressione della sua colonna ch'è nella branca naturale: quindi l'ascensione in quella è in ragione dell'altezza di questa.Le condizioni necessarie alla produzione di corsi d'acqua sotterranei ed alla riuscita de' pozzi artesiani sono due, cioè la composizione del suolo, e le, circostanze di livello di questo.« Perché le correnti acquose sotterranee possano circo lare si richiede che sieno poste in uno strato permeabile compreso fra due impermeabili. Le sabbie sono le materie più permeabili conosciute. Le argille sono impermeabili. Quindi un terreno il quale presenta una successione di strati di sabbie e di argille, è il più favorevole alla riuscita di un pozzo artesiano. Un suolo che ha difetto di strati argillosi non è acconcio ad operazioni di tal sorta. Le circostanze topografiche necessarie al buon successo di un pozzo artesiano si riducono a questa, che il traforo dev' esser fatto nella parte bassa di una pianura cinta da eminenze più o meno lontane , dalle quali gli strati si abbassino verso il sito del pozzo. Un altipiano isolato, i punti elevati dei bacini idrografici, non possono promettere una favorevole riuscita. Per la ragione che si è detta di sopra i terreni più acconci a' fori artesiani sono i terreni terziari ; primamente perché contengono quasi sempre strati alternanti di sabbie e di argille; appresso perché questi strati sono raramente rotti e di slogati; per ultimo perché presentano spesso la forma di bacini » Ciò posto, immagini il lettore che le aperture le quali fa Parte col succhiello le abbia quivi fatte la natura cogli squarci del suolo, e comprenderà di leggieri l'origine di que' curiosi pollini. Le circostanze necessarie alla riuscita de' pozzi artesiani, e che sono indicate nel passo su riferito, occorreano tutte nel sito dove il fenomeno si manifestava. Le polle scaturivano nel fondo di vallicelle coronate da eminenze, le quali sono composte di strati di sabbie e di argille terziarie : quindi non mancava che un'apertura nel suolo per fare spicciare alla superficie i corsi di acqua sotterranea, ed ecco quel che ha fatto la natura collo scuotimento del suolo. Ed affinchè si possa meglio comprendere l'origine del fenomeno descritto, cercherò di esprimerlo in una maniera sensibile nella figura presente.

 

Fig. IV.

Supponiamo Io strato a b composto di sabbia porosa capace di dar passaggio all' acqua, e supponiamolo situa­to tra due strati di argilla impermeabile. L'acqua che cade in a filtra a traverso lo strato poroso ab e discende nella parte più bassa di questo. Se si viene a fare una apertura in d c, la quale dia libero passaggio all' acqua contenuta in a b, ne segue che l' acqua monta in d c per la pressione della sua colonna ch'è nella branca più al­ta a d

Si vuole una pruova più convincente di questa origine de' pollini descritti? É facile ritrovarla in questa circostanza , ciò è che i detti pollini non si produssero se non nel fondo delle colline composte di sabbie e mattaione; laddove in quelle composte unicamente di mattaione non se n'è veduto pur uno, per la ragione che ci mancano gli strati di sabbie necessari alla filtrazione delle acque (1).

(1) II Sig. de la Bèche, nel suo ben conosciuto Manuel Géologique, fa menzione dì parecchi pollini circolari affatto simili a quelli descritti di sopra, i quali furono prodotti da' tremuoti che agitarono la provincia di Murcìa nel 1829, ed il Capo di Buona Speranza nel 1809. Cita ancora quelli più grandi che si formarono nelle pianure della Calabria nel tremuoto del 1783. E dipoi dice sembrargli difficile la spiegazione di questi pollini e delle acque che danno fuori ( art. tremblemens de terre ). Io credo che la loro origine sia precisamente quella che ho di sopra indicata. Le fessure le quali hanno fatto spicciare le vene di acqua doveano essere molto profonde, perché mi fu detto ch' essendosi scavato un pozzo in que' campi alla profondità di 22 braccia non si era trovata né pure l' acqua d' infiltrazione. Ecco uno degli utilissimi frutti che si può trarre dal disastro. Poiché i proprietari di que' terreni sono ora fatti accorti trovarsi nelle parti sotterranee dei loro campi de' corsi di acqua, i quali si possono fare scaturire alla superficie con trafori artesiani.Io esaminai di quelle strisce acquifere che occorrono in vari siti. In una di esse contai fino a 24 imbutini tra grandi e piccoli. E debbo aggiungere che quelle nuove sorgive avevano dovuto essere così copiose nelle colline circostanti, che aveano prodotto delle correnti di acqua in due torrenti, nella Borra e nella Tora. Delle quali la prima era secca da Maggio in qua, e la seconda tenea solo un po' di acqua stagnante Di che natura era la sabbia ch' esciva fuora coll' acqua? Rispondo essere la medesima di quella che occorre in tutto il terreno dintorno. Era stato osservato che quella sabbia facea fosforescenza sui carboni accesi nell'oscurità, e credeasi quindi che fosse una sabbia parti­colare rigettata dall' azione del tremuoto. Io ho trovato che tutte le sabbie della superficie di quelle colline hanno, quali più quali meno, la medesima proprietà. La molassa per es. su cui è fabbricato il paese di Lorenzana, quella sottoposta alla panchina di Luciana, dopo essere stata sfarinata se si mette sopra i carboni ardenti presenta la medesima curiosa proprietà ad un grado eminente. Adunque la fosforescenza della detta sabbia é un fenomeno indipendente dall'azione del tremuoto. Ad ogni modo, siccome questo carattere innanzi non si conoscea nelle sabbie terziarie delle colline Pisane, ho voluto esaminarlo con qualche particolarità. La sabbia di cui si parla è di colore grigio verdiccio ed è composta di grani minutissimì. Esaminata con la lente i granellini compariscono in gran parte di color bianco ialino, in parte di color verdiccio. Trattata cogli acidi fa una viva effervescenza , ma è in gran parte insolubile ne' medesimi. I grani che rimangono dopo l' azione degli acidi sono della medesima natura di quelli che si osservano prima di questo trattamento. I grani bianchi ialini sono certamente di natura quarzosa; i grani verdicci sembrano simili a quelli che occorrono nell' arenaria verde, ed io credo che sieno ofiolitici. La fosforescenza che queste sabbie presentano è di un colore lievemente verdiccio e più o meno vivace, e ras­somiglia a quella della calce fosfata .Qual è dunque la causa di questo fenomeno ? Confesso francamente di non averla potuta ancora conoscere. Ho fatto ricerche col cannello per vedere se il fenomeno dimasse da piccoli grani di fluato o fosfato di calce, che sono le principali sostanze le quali hanno la proprietà additata : ma i saggi sono riusciti negativi . Il distinto giovane sig. Giamboi ha avuto la bontà di esaminarla per via umida, affine di veder meglio se contenesse del fosfato di calce; ma i risultamenti che ha ottenuti sono stati ancora negativi. È necessario dunque di fare nuove ricerche, le quali poiché sono straniere al soggetto di questa scrittura , le riserbo ad altro tempo. Solamente vo' qui indicare alcune curiose osservazioni da me fatte sopra i diversi gradi di fosforescenza delle sabbie delle colline Pisane, e di altri luoghi prossimi a Pisa. Debbo intanto premettere che nella pianura di Livorno, e propriamente nel podere di Stagno, appartenente alla Mensa Arcivescovile di Pisa, si produsse ancora una fessura nel suolo, dalla quale uscì fuora una sabbia verdiccia simile a quella di Lorenzana, ma mescolata con piccoli frammenti di conchiglie. La lunghezza della detta fessura era di 12 braccia. La sua direzione N.43°O. Quando io la esaminai ella era in gran parte richiusa.

Sabbia della molassa sottoposta al piccolo banco di panchina di Tremoleto. Di color gialliccio. La più fosforescente di tutte. Fosforescenza vivacissima, e quasi ge­nerale.

Sabbia della molassa di Lorenzana. Gialliccia. Fosforescentissima quasi come la precedente.

Sabbia della molassa sottoposta alla panchina di Luciana. Fosforescentissima come la precedente.

Sabbia delle vicinanze di S. Pietro. Fosforescentissima come la precedente.

Marna scistosa soprapposta alla sabbia precedente. Fosforescenza minuta, ma. vivace.

Molassa di Capannoli. Molto fosforescente.

Sabbia lenticolare di Casciana. Come sopra.

Sabbia dell' arenaria miocenica di Monte Bamboli. Come sopra.

Sabbia del macigno della Gonfolina. Come sopra.

Sabbia rigettata dai pollini aperti nel podere detto Acciaioli vicino Luciana • Verdiccia. Fosforescenza poco me­no vivace delle precedenti.

La stessa raccolta nel campo del Casino del Serughi vicino a Lorenzana. Fosforescenza un poco meno attiva del­la precedente.

Sabbia delle colline  di Lari. Fosforescenza rarissima.

Sabbia della molassa di Riparbella. Come sopra.

Sabbia dell' Arno presa nel letto del Lungarno di Pisa. Appena qualche rarissimo granellino si vede fosforescente , dopo varie gittate sui carboni accesi.  Sabbia rigettata dalla fessura del suolo al ponte di Stagno vicino Livorno. Come la precedente pochissimo o niente fosforescente.                                                  

Sabbia della marina del Gombo alle Cascine. Non ha mostrato se non qualche granellino estremamente raro fosforescente.

Sabbia della psammite di Vorno ne' monti di Pisa. Fosfo­rescenza nulla.

Da ciò sembra dedursi che il fenomeno di cui si ragiona diriva da grani di qualche sostanza particolare che sono mescolati al macigno ed alle molasse delle colline di Pisa, dove in maggiore dove in minor copia. Le fessure ed i pollini descritti, secondo che era stato già preveduto, a poco a poco si richiusero e scomparvero. Essendomi recato più volte a visitargli trovai che alcuni i quali aveano prima cessato di versare acqua erano tornati nuovamente attivi, e qualcuno ha continuato finora a dare acqua a bocca piena. Ma riprendiamo le nostre ricerche principali.  In generale, dice saviamente Humboldt, il popolo non ha che conoscenze assai limitate sopra i grandi fenomeni di Natura; il quale gli attribuisce sempre a cause locali, e ovunque le scosse si propagano, ei teme subito la formazione di un vulcano. Ma egli è ben  raro che l' evento giustifichi questo timore » (1).La stessa cosa è avvenuta nella occasione del tremuoto di Toscana. Già in sul primo accadere del gran disastro varie voci circolavano sopra gli accidenti che erano seguiti nel suolo di Lorenzana. Dicevasi essere scaturite colonne di acque termali, accompagnate da puzzo di bitume e di zolfo, coll' acqua essere venute fuora delle materie ardenti, nelle parti inferiori del suolo sentirsi terribili bollimenti, e tante altre storielle di simil genere. Quindi si credea universalmente che nelle vicinanze di Lorenzana si fosse manifestato un fomite vulcanico. E poiché la fantasia suole tutto esagerare in que' tristi momenti, si temea che questo novello fuoco destato nelle colline Pisane non avrebbe fatto avere più pace a' paesi della costa Toscana. Io sono lieto di avere avuto qualche parte nel dissipare dalle menti queste false idee, e nel restituire la calma ad una popolazione giustamente spaventata. Facile cosa mi fu di mostrare che i fatti accaduti nel suolo di Lorenzana erano semplici ed innocenti conseguenze dell'azione meccanica del tremuoto. Sì tosto come giunsi a Lorenzana io provai due senti­menti opposti. Da una parte rimasi inorridito alla vista del mucchio di ruine che rimanea di quel paese, e dall'altra poi ebbi un interno compiacimento ravvisando subito la riposta cagione di quell'eccidio. Io credea assolutamente di essere nel paese di Castiglione presso Cosenza, quando fui incaricato dal Governo di Napoli di esaminare gli effetti de' tremuoti che desolarono le Calabrie nel 1835. Come le osservazioni de' fenomeni naturali si rispondono bene quando si studiano diligentemente le leggi generali di tali fenomeni! Entrambi i paesi sono situati sopra un poggio prominente composto di terreno subappennino. Entrambi sono fabbricati sopra banchi di sabbia poco ad­densata, granitica nel paese di Calabria, calcarea nel Toscano ; in entrambi i luoghi si trovano i medesimi nicchi marini. Ebbene ! entrambi sono soggiaciuti alla medesima sciagura, entrambi, se così posso dire, hanno pagato il fio della loro ardita posizione. Nella collina su cui è posto quel paese mi furono fatte osservare diverse screpolature longitudinali del terreno, le quali aveano tutte la solita direzione da maestro a scilocco. Fra' vari effetti cagionati dal tremuoto in quella collina medesima notavasi questo, che la scossa avea staccato dal masso del tufo friabile diversi grandi pezzi di tale roccia ch' erano ruinati. Da ciò si può argomentare la debolissima difesa che quella roccia dovea fare contro l'impeto del movimento sotterraneo. La prima vista delle ruine di Lorenzana non mi per­mise di scorgere accidenti speciali degni di nota. Gli edifìzi mostravano tutti, quali più quali meno, l' imagine della devastazione. Ma a poco a poco cominciai a ravvisare qualche circostanza particolare ed importante in mezzo alla confusione prodotta dal flagello. Prima di tutto mi avvenne di osservare colà nuovamente un fatto, ch' io avea già notato nel paese di Castiglione in Calabria distrutto dal tremuoto del 1835. Esaminando con attenzione gli edifizi ruinati di Lorenzana si vedea che molti di essi non mostravano di fuora quasi nessun segno di grande ruina: ma quando si osservava il loro interno, molte soffitte comparivano nabissate e formanti una congerie di ruine. Mi basta citare ad esempio la bella casa dello Sgrilli, ch' era una delle più ragguardevoli del paese e ad un tempo delle più danneggiate : ella mostrava la facciata volta a ponente fuori di piombo per circa due braccia, ch' era terribile cosa a vedere ; ma teneasi ritta ed avea le finestre intere, laddove l' interno dell' edilìzio era tutto ruinato. La casa del Serughi mostrava il fatto medesimo. Siccome in questa parte del mio lavoro vo' limitarmi a registrare i fatti, per quindi dedurne a suo luogo le debite conseguenze, però non ommetterò di notare appresso se questa osservazione fu confermata negli altri paesi. Facendo di poi un confronto tra lo stato degli edifizi posti in cima delle colline di Lorenzana e quello delle case rurali situate nel piano delle vallicelle che intercedo no tra esse colline, era facile cosa di vedere una differenza notevolissima ne' loro guasti. I primi tutti fracassati senza eccezione: le seconde intatte quasi la maggior parte, ovvero poco lese. Anzi bastava levarsi un poco dal piano delle vallicelle per veder subito le case sul pendio delle colline devastate.

Lorenzana prima del 1846

Curiosità