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DI
ANTONIO
"ANATOMIA
DI UN RITORNO"
Sul mega schermo dello spazioporto di Pisa(un pò di campanilismo non
guasta mai),l'annunciatrice non riesce a dissimulare l'agitazione ed
un leggero tremito le falsa la voce."Gentili telespettatori
esordisce,l'Ente Spaziale Italiano, ci conferma che il grande corpo
planetario, entrato nel nostro sistema da qualche anno, ha superato
l'orbita di Giove, senza subire particolari danni dovuti alle forze
gravitazionali intercorse, soltanto uno dei suoi satelliti è stato
catturato dal grande Pianeta, i nostri scienziati smentiti nelle loro
previsioni, danno la colpa alla crisi di governo in corso. Intanto il
Pianeta intruso al quale è stato assegnato il nome di NIBIRU, preso
da un vecchio mito Sumero si sta dirigendo verso la fascia degli
Asteroidi". PLIM...PLOM..Annunciamo che tra qualche minuto avrà
inizio lo sciopero dei controllori di volo, tutte le partenze sono
sospese.....un enorme brusio si eleva dalla sala e qualche
imprecazione si confonde con i commenti sulla presunta attività delle
mamme dei controllori.Passano i giorni ed i mesi e l'enorme massa di
NIBIRU attorniato dai suoi "venti", entra nella fascia, in
uno schioccare di lampi dovuti alle forze elettromagnetiche ed in
tremendi boati,dirime, strappa, scalza e manda lontano dalla sua
orbita una moltitudine di piccoli e grandi asteroidi che come
proiettili impazziti si dirigono velocemente verso i pianeti della
zona interna, prima Marte poi la Terra. Dopo un breve lancio
pubblicitario, l'annunciatrice con voce stentorea,(l'altra era stata
licenziata, perchè non infondeva sicurezza) conferma che almeno tre
meteoriti di cui uno di notevoli dimensioni 1.800 metri di diametro,
si stanno dirigendo verso la Terra, con la quale entreranno in
collisione tra meno di una settimana, comunque le migliori menti pensanti sono al lavoro, ed in un clima di grande collaborazione
cercano di trovare una soluzione al problema incombente. Sala delle
riunioni al Pentagono, una nebbiolina leggera dovuta al fumo delle
miriadi di sigarette staziona a circa 120 cm. da terra; il russo
esordisce,dopo esser riuscito a togliersi da intorno la gola le
nerborute mani dell'americano, .."usiamo i missili atomici che
avete installato in orbita con lo scudo spaziale durante la presidenza
di "Dabliu" Bush, contro il meteorite più grande, degli
altri ben sappiamo che uno cadrà nel Pacifico, e l'altro in Amazzonia,
che ce ne frega degli Indios! Ma sei matto risponde l'americano noi
non abbiamo nessun scudo spaziale!Passano le ore i minuti i secondi e
non c'è via d'accordo. A sedici km di altezza ormai è ben visibile
l'enorme massa dell'asteroide che alla velocità di 45.621 km/h
sancita dai cronometristi ufficiali, in un immensa palla di fuoco
dovuta all'attrito con l'atmosfera, tra pochi attimi si schianterà su
di loro. Un boato immane e la Terra si apre e come immense lingue di
fuoco il magma schizza fuori, tremendi terremoti squassano e
sconvolgono ogni regione esistente, onde gigantesche fanno il giro dei
mari portando rovina e distruzione su tutte le coste.Nubi nere di
polvere e rigonfie di acqua evaporata si addensano nell'atmosfera
oscurando il sole e dopo un attimo interminabile di silenzio uno
schianto inimmaginabile da il via ad una pioggia gigantesca, che porta
via e sommerge tutte le vestigia di quella stolta civiltà. Enuma
Elish...lassù nell'alto... gli Dei e gli Igigi,guardano sconsolati ed
impotenti ed un coro unanime si alza "L'E' TUTTO DA RIFARE".
E come per magia misteriosamente sulla Terra dalle rovine dello
spazioporto di Pisa si leva un suono PLIM...PLOM.
DI SILVY
Dove sono i
miei ricordi?
Dove sono
i miei ricordi?
In
quali meandri sono celati?
Lo
sento mi appartengono!
Ma
non ricordo come fare!
Ho
cercato ovunque,
ho
seguito l’arcobaleno fino
alla
sua fonte.
Dentro
nel rosso caldo c’è la soluzione,
ma
ancora non l’afferro.
Sono
finita in una tombola
Tutti
questi numeri che mi
Fanno
girare la testa!
All’improvviso
la ruota
Si
ferma ed afferro il significato
È
uscito il numero tre!!!
I
numeri non sono divisi
L’unione
e l’amore hanno
la
loro importanza.
mi
faccio forza
Quanta
terra i miei piedi hanno calpestato
Quanta
gente ho incontrato
Quanti
mari ho attraversato
Quanto
corpi vissuti
Sono
vecchia
Ma
la mia saggezza
È
andata persa.
Guardo
verso l’orizzonte
Un
sole rosso e caldo mi riconosce
Mi
saluta e mi dice: ben tornata!!!
Lo
guardo e una voce silenziosa
Mi
dice vedrai che capirai
Che
ce la farai
Abbi
fede!!
Vivi
nell’amore
E
non avrai fine
Devo
attraversare il mare
Se voglio
tornare
Ma la
paura mi assale
Quanti
mostri
Dovrò
incontrare prima di giungere
A
destinazione.
Mi faccio
forza
E mi
immergo
Mille
sensazioni mi pervadono
Sono
spaventata!
Ma
riconosco
I posti,
le persone, i gesti
E piano
piano
Arriva la
luce
Mio padre
mi tiene per mano
Ed insieme
attraversiamo il mare.
Quando
approdiamo
Mi accorgo
di aver raccolto molte cose:
Ho con me
una volpe, delle conchiglie ed ….
Una
antica pianta.
io
sono il bene
Anima,
corpo e spirito
La
verità nascosta
Il
velo deve cadere
E
la luce permeare tutto.
Allora
l’amore trionferà
Sulle
tenebre.
Io sono il
bene
Ma
anche il male
Sono
l’amore
Ma
anche l’odio
Sono
la gioia
Ma
anche la tristezza
Sono
amico
Ma
anche il nemico
Sono
la calma
Ma
anche la tempesta
Io
sono la vita
Ma
anche la morte.
Io
sono il rosso
Ma
anche il verde.
Ma
ora che ho compreso
devo
diventare neutro.
O
acquario versa la tua acqua su noi
Destaci
da questo sonno
Fa
che i nostri occhi vedano
Finalmente
liberi
Da
quel velo
Liberaci
dall’errore
Ritrovata
la chiave
Non
la perderemo più
Non
lo permetteremo
Raggiungeremo
la luce
Non
più tenebra ma solo
La
luce più pura.
O
acquario mantieni l’antica promessa
Aiutaci
a riconquistare noi stessi.
È
tutto qui
Davanti
a noi
Ma
i nostri occhi non vedono più
Sono
stati volutamente offuscati
Tutto
racconta l’antica verità
Ma
nessuno è più in grado di riconoscerla
Tu
sei tornato più volte cercando di aiutarci
Ma
non abbiamo avuto orecchi
Assordati
da richiami mendaci
Hai
seminato ovunque
Ed
ora è tempo di raccolta
Prima
del tuo ritorno
L’ora
è giunta
Il
raccolto è quasi maturo.
Questa
volta sarà l’ultima.
cerca
l'isola
Cerca
l’Isola
Sali
sulla Montagna
Entra
nella Grotta
E
troverai il Tesoro
Ritrova
la Madre che
ci
è stata sottratta
ristabilisci
il contatto
segui
i binari
non
li lasciare mai
e
riuscirai a vedere
oltre
la nebbia
troverai
l’Isola e…..
sulla
Montagna
dentro
la grotta
c’è
il Tesoro
che
cerchi da sempre!!!
DI
ENZO
"Il rosso Dio
della vita lanciava gli ultimi sui raggi verso il volto di Kerathon ,
mentre si adagiava sulla brughera , laggiù ad ovest.
Le giornate si facevano sempre più fredde e un’umida nuvola bianca
si stava già alzando dal fondo della valle.
La rossa sfera di fuoco si rispecchiava ancora per poco sopra la
sottile striscia del lago ghiacciato.
Kerathon stette così immobile per pochi minuti, poi si volse e si
avviò verso il suo villaggio. La strada che doveva percorrere lo
avrebbe portato a passare vicino alle tre piramidi.
Colonne di fumo si levavano dai fuochi che i suoi amici stavano
accendendo dentro i buchi che avevano scavato lungo tutta la collina
durante l’intero giorno.
Il calore del fuoco e poi il freddo della notte avrebbe frantumato la
roccia meglio di tante braccia.
L’indomani all’alba non sarebbe rimasto altro che portare via i
sassi anneriti dal fuoco e scavare altri buchi prima che arrivasse
un’altra notte.
Era questo il lavoro di Kerathon e dei suoi amici fintanto che il
rosso Dio si rifiutava di scaldare i campi del popolo del sole.
Poi nei mesi più caldi avrebbero ripreso a lavorare la dura terra
color argilla.
Il sommo sacerdote
diceva che vi era un tempo per tutte le cose.
Un tempo per pensare
all’uomo ed un tempo per pensare a Dio.
Nella sua mente riecheggiava ancora la sfida che aveva sentito
lanciare in cima a quel monte : costruire un luogo sacro dove poter
adorare Dio e un’ultima degna dimora per il loro re.
L’ombra della sera
calava rapidamente e Kerathon affrettò il passo.Il frusciare della
lunga tunica di lino scandiva i suoi lunghi passi.
L’aria si stava riempiendo dell’odore acro del fumo dei fuochi
mentre le cime delle tre piramidi si stavano arrossando con gli ultimi
raggi del sole al tramonto. Lo spettacolo era così affascinante che
l’uomo ristette per pochi attimi e lentamente seguendo la cima delle
piramidi volse il suo sguardo in alto, verso le prime stelle.
Bastò poco per individuare la costellazione di Orione. Tre stelle in
particolare attrassero la sua attenzione: quelle della cintura del Dio
Osiride.
Con occhio da esperto le confrontò con le tre piramidi ormai quasi
completamente avvolte dal fumo e lentamente… un sorriso increspò il
suo volto.
Poi scosse adagio il capo, ed avvoltosi il mantello sulle spalle
riprese il suo cammino confondendosi nelle lunghe ombre della
notte."
DI EMILY DICKINSON (segnalata da SILVY)
Se io
potrò impedire
"Se io potrò impedire
a un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano
Se allevierò il dolore di una vita
o guarirò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano."
DI
ENZO
18 anni
Ma come vorrei
avere i tuoi occhi,
spalancati al mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite, piene...quasi senza rimorsi
o pentimenti.
Ma come vorrei
avere da guardare,
ancora tutto
come libro da sfogliare
ed ancora tutto...o quasi tutto
da provare.
DA UN RACCONTO
LA SENTINELLA
Era bagnato e coperto di fango,aveva fame, si trovava a migliaia di
anni luce da casa.Uno strano sole azzurro dava luce all'intorno,e la
gravità,due volte maggiore di quella cui era abituato,rendeva
difficili i movimenti.
In decine di migliaia di anni,quella parte della guerra non era
cambiata. I ragazzi dell'aviazione facevano meraviglie con le loro
astronavi e le armi da fantascienza. Ma poi,al dunque,toccava ancora
alla fanteria,di prendere posizione e mantenerla,metro dopo metro di
terra insanguinata.Come su questo dannato pianeta,appartenente ad una
stella che non aveva mai nemmeno sentito nominare fino al giorno in
cui ce lo avevano sbarcato. E che ora era diventato suolo sacro,perchè
c'erano arrivati anche gli alieni.
Gli alieni, l'unica razza intelligente della galassia...Mostri
crudeli,odiosi,ripugnanti.
Erano stati contattati vicino al centro della galassia,dopo la lenta,
difficile colonizzazione di dozzine di migliaia di pianeti.Ed era
stata guerra a prima vista: avevano sparato senza neppure tentare una
trattativa. E da allora, pianeta dopo pianeta,era stata la guerra.
Era bagnato e coperto di fango,aveva fame e freddo,la giornata era
aspra,con un vento gelido che gli faceva dolere gli occhi.Ma gli
alieni stavano cercando di infiltrarsi,e ogni avamposto era di vitale
importanza.Stava all'erta, con l'arma pronta. A cinquantamila anni
luce da casa,mentre combatteva su uno strano mondo e si chiedeva se
mai sarebbe ritornato al suo paese.
All'improvviso,ne vide uno che strisciava verso di lui.Prese la mira
,sparò. L'alieno emise quel suono strano e terribile che tutti
facevano quando erano colpiti,e giacque immobile. A lungo andare ci si
abituava a sopportarne la vista:ma lui non c'era ancora riuscito.
Erano creature troppo orribili,con solo due gambe e due braccia, la
pelle di un bianco rivoltante. E... nemmeno una squama!
DI
ENZO
Kerathon spalancò gli
occhi nel buio e con le mani capì subito di essere stato sepolto vivo
dentro un sarcofago.
Un terrore improvviso si impossessò di lui…poi piano piano
cominciarono ad affiorare i ricordi.
…..Bambini che correvano in un cortile polveroso…..sacerdoti in
lunghe vesti di lino bianco oranti al chiaro di luna circondati da
fiaccole tremolanti….gli occhi luccicanti di pianto di sua madre
mentre gli sussurrava una parola….ELETTO.
Questo nome si stagliò nella sua mente, e di colpo capì CHI e PER
COSA era lì.
Rivide la sera prima gli occhi di tutto il suo popolo puntati su di
lui mentre beveva la pozione magica dentro la sacra coppa della vita e
della morte.
Cadde per terra esanime mentre i guardiani di porta si precipitavano a
sorreggerlo per condurlo nel sepolcro all’interno della grande
piramide.
Adesso solo l’intervento divino poteva riportarlo alla vita.
Bisognava morire per poter entrare nel regno dei morti e strappare i
segreti della vita.
Se era veramente l’ Eletto come tutti credevano sarebbe riuscito
nella sua missione e sarebbe ritornato alla vita…altrimenti sarebbe
rimasto per sempre dentro quel sarcofago.
Tirò un lungo e profondo respiro ed aprì le braccia verso la morte.
…. E la morte arrivò….improvvisa,
definitiva, ed orribile !
Ma non una, bensì
100-1000 morti.
… e vide impiccati,
annegati, corpi senza testa, bruciati, vittime sacrificali ad un Dio
crudele, corpi senza cuore.. col cuore nella propria mano
insanguinata…..Poi la scena si allargò e vide 3 uomini crocifissi
su delle croci di legno…. guerrieri urlanti a cavallo con armature
scintillanti…e macchine roboanti che sparavano palle di metallo
seminando stragi con rumore di tuono… poi … un silenzio calò
all’improvviso … ed una sfera di fuoco grande e luminosa più del
dio sole inghiottì un’intera città e milioni di persone in pochi
secondi….
…E tutto intorno solo Odio…. l’odio dell’uomo per il suo
simile, l’odio dell’uomo per il suo Dio… un odio che lo
soffocava, che lo opprimeva, che lo portò sulle soglie della pazzia.
Tempo che va, tempo che
viene
Chi potrà mai fermarlo ?
Ma quando l’onda arriverà non opporti ad essa…. Assecondala !
Questi versi del libro
della Sapienza sembrarono uscire come per incanto dalla nebbia dei
ricordi.
Per i suoi sensi alterati furono la sua ancora di salvezza.
“ Asseconda l’onda … assecondala , non opporti “…. Sembrava
sussurrasse una voce nella sua testa.
… e lentamente …
molto lentamente uscì dai freddi cunicoli della pazzia.
Il TEMPO ! era questo
la chiave di tutto. I suoi sensi esaltati dalla pozione magica e
dall’energia della grande piramide riuscivano a violare i segreti
del tempo.
Le visioni di morte
erano state evocate dal suo personale convincimento che fosse entrato
nel regno degli inferi.
Una sensazione
esaltante lo invase quando si accorse di stare guardando l’umanità
di tutte le epoche , con le loro conquiste e con i loro orrori.
Dopo il primo momento di sbigottimento si concentrò sullo scopo della
sua ricerca : Il segreto della LUCE. Era noto dalle descrizioni di
altri eletti che si poteva illuminare di notte una città come se
fosse alto il sole nel cielo.
Ma non per un attimo, come succedeva con i fulmini, ma per giorni ed
anche interi anni !.
Si concentrò su questo
straordinario fenomeno e vide cose che lo riempirono di stupore.
Le case sarebbero state come cose vive. Bastava solo un comando a voce
per far spegnere o accendere le luci ed altri strani aggeggi di cui
non capiva l’uso.
Ma questo non gli faceva capire da dove potesse venire questa
misteriosa forza.
Andò quindi indietro nel tempo sino a quando vide che le strade delle
città più importanti erano illuminate di notte da fiaccole a gas.
Andava avanti ed indietro , spostandosi sia nello spazio che nel
tempo, sino a quando vide il laboratorio di un saggio dai capelli
bianchi che sovrapponeva dischi di due materiali differenti
interponendo dei dischi di carta inzuppata di acqua salata.
Certo ! Come non averci pensato prima ! Il mare, sorgente della prima
scintilla vitale era il segreto della forza.
Anche nel suo laboratorio aveva fatto prove di contrapporre materiali
di differente natura, per imitare l’effetto del fulmine ( terra e
cielo), ma li aveva sempre fatti senza l’acqua.
Questo faceva radicalmente cambiare le cose.
Si concentrò maggiormente sui materiali usati.
Erano dischi di colore differente : il primo era color arancio ed il
secondo lucente tipo argento.
Appena in tempo. Il rumore della pietra che veniva rimossa dal
sepolcro lo destò dal sonno letargico in cui era stato per tre giorni
interi.
Questa dunque era
l’alba del terzo giorno.
Lentamente si sollevò dal sarcofago ed osservò i guardiani di porta
che inchinati , con riverenza mista a timore,non osavano guardarlo
direttamente negli occhi.
Con incedere solenne
uscì dalla grande piramide verso la luce.
I raggi del sole del mattino baciarono le candide vesti di lino
dell’eletto.
Fu stupito dalla
reazione del suo popolo che prostrato sembrava che lo adorasse come un
Dio.
Poi capì…. Per loro lui era “colui che ritorna tra i vivi dopo un
viaggio tra i morti”.
Li lasciò nelle loro convinzioni…. A volte ai bambini piace
sentirsi raccontare delle fiabe.
Quest’esperienza lo aveva profondamente maturato. Era certo che
tutto non sarebbe stato come prima.
Poi ripensò ai dischi di metallo che aveva visto con gli occhi della
mente e li confrontò con i metalli che aveva nel suo laboratorio :
Rame, Argento, Piombo, e Zinco.
Un sottile sorriso increspò le labbra di Kerathon ed alzando le
braccia verso il sole nascente di una nuova alba, sommerso dalle urla
acclamanti della moltitudine di persone , pensò:
IL MIO POPOLO AVRA’ L’ELETTRICITA’ !
DI
ANTONIO
Il
titolo è "ABDUCTION"
Aprì, lentamente e
faticosamente gli occhi,gli sembrava che tutta la sabbia del mare si
fosse raccolta sotto le sue palpebre. Un dolore lancinante, come di un
ferro arroventato infisso nelle carni, percorse tutto il suo corpo.Era
vivo. Una luminescenza rossastra lo circondava, ma non bastava a
definire i confini dello spazio in cui si trovava; a poco a poco, gli
sembrava di scorgere dei contorni e dei colori indefiniti, il suo
sguardo cercava sempre più affannosamente qualcosa di noto su cui
posarsi. Istintivamente allungò un piede, per spostarsi da quello
strano stato di levitazione in cui si trovava, toccò qualcosa che non
sapeva definire, non era freddo come un pavimento, e dava
l’impressione di metallo levigato, qualcosa di solido ma morbido
contemporaneamente; con una fatica immensa allora si mosse per
avvicinarsi a quei colori e quelle forme indefinite, ma oltre la
luminescenza c’era il buio più nero profondo e terribile , che mai
aveva visto. Ancora non aveva avuto paura, ma in un attimo, uno spasmo
lo prese, lo attanagliò e gli sembrò che il suo stomaco fosse finito
in un torchio, dov’era? Che cosa era successo?Cercò con avidità
nella sua mente gli ultimi ricordi ed ecco sì….aveva risposto alle
domande del quiz serale con le stesse solite lacune, attori e registi
film mai visti, premi nobel, scrittori dai nomi più strani,cantanti e
gruppi fuori dalle sua logica, ma sulla mitologia aveva tirato fuori
le Erinni…..Dopo, il telegiornale, anche li aveva dato il suo meglio
litigando furiosamente a voce alta, con i servizi trasmessi, aveva
cercato usando il telecomando di evitare il” sorriso a centodieci
denti” che proprio non sopportava, magari sorbendosi una
“reclame”. Tutte le volte si riprometteva di non lasciarsi andare
a quelle liti, in fondo era solo il televisore, e ricordava che,
quando suo padre, interpretava la stessa commedia , lui era il primo a
riderne. Ma adesso incontrava solo lo sguardo ilare di suo figlio e
pensava che quella era la generazione dei “Dragonball” e dei “Simpson”,
lui invece aveva conosciuto “Roby, Quattordici e la Gallina Trik e
Trak” e tracce del “Prode Ettorri”, era stato un sessantottino,
suo figlio non poteva capire! Poi lasciato il desco , in salotto ,
dopo l’automatica accensione della “Tele”; aveva ridato vita al
computer, aveva atteso che la bella immagine della Arcuri in versione
gennaio, ridesse vita al Desktop, poi connetti, il solito borbottio
per la scelta del figlio di avere in prima pagina Max, poi come al
solito se ne era compiaciuto, ed infine immesso l’indirizzo
desiderato, si trovò con sorpresa a dover digitare il Nick e la
Password e poi LOGIN ecco… Sì!…… Capperi! al Login, un lampo
uno schianto, il buio, il vortice, il dolore, forse la morte. Adesso
era tutto chiaro nella sua mente, aveva capito,levò lo sguardo verso
l’immagine di Rapa Nui che adesso era chiara cercando in essa la
conferma della sua risposta, si tuffò veementemente verso la
luminescenza rossastra che precedentemente lo aveva avvolto, e
disperatamente cercò LOGOUT.
DI SILVY
ORIONE
O grande
cacciatore raccontaci
Qual è il tuo grande segreto
Ricordi ancestrali
Quando chi decise il tuo nome
Narraci le tue e le nostre gesta celate
La fantasia ti rincorre
Ti racchiusero in un’idea
Ma subito dopo fuggisti in altra
Chi ti portò lassù a far compagnia agli dei
Fuggisti lontano
C’è chi ti cerca
Ma il suo veleno non ti raggiungerà mai più
Narraci del cane e della lepre
Di quel quarto di luna
Hanno raccontato in tanti
Ma la verità è solo tua
Pagasti cara la tua colpa
Chissà se hai freddo
Davanti a grandi fuochi ti riscaldasti
Ora hai solo otto fiammelle
Ma nella tenebra sei luce
Di lassù aiutaci a capire
Grandi popoli hanno onorato il tuo nome
Grandi pietre posarono
Il mondo intero ti osserva
Grande cacciatore figlio della terra
Svelaci il segreto più grande
DI ENZO
Antonio
allungò il braccio da sotto le calde coperte per spegnere l’odiosa
sveglia…come faceva tutte le mattine!
Indossò la vestaglia sbadigliando e con gli occhi ancora semichiusi e
si diresse verso il bagno.
A metà del terzo sbadiglio il suo piede destro incontrò il pattino a
rotelle sinistro di suo figlio ed il suo mento improvvisamente seppe
quanto poteva essere duro un pavimento in legno.
“E’ proprio un bel taglio” pensò guardandosi nello specchio del
bagno.
“comincia anche ad uscire del sangue”si disse sussurrando.
Prese quasi con stizza un pezzetto di carta igienica e tamponò la
ferita.
SANGUE VERDE ?
Non riuscendo a credere ai suoi occhi, improvvisamente destati dal sonno
del mattino, guardò più e più volte…era proprio verde …ed anche
di un bel verde FLUORESCENTE.
I suoi occhi continuavano ad andare dal pezzetto di carta al taglio con
quel liquido verde nauseabondo che non smetteva di uscire.
Dopo aver vagliato tutte le ipotesi ( qualche strana infezione
epidermica, pus, demenza senile.) prese il rasoio e dopo essersi dato un
bel pizzicotto per essere sicuro di essere sveglio, con molta calma si
fece una piccola incisione sul braccio.
SANGUE VERDE FLUORESCENTE.
Il panico arrivò come un’onda di un fiume in piena.
“La colazione è pronta!”- la voce di sua moglie dalla cucina lo
richiamò alla realtà.
“Vengo, solo un momento!”
Doveva tamponare assolutamente la ferita, ma questa non voleva smettere
di “sanguinare”.
Prese un cerotto .. e poi un altro..e con la faccia improntata ad una
serenità che non provava si presentò da sua moglie con un sorriso
ebete stampato sulle labbra.
Sua moglie Zhurran, sfoggiando un delizioso pigiamino rosa, lo aspettava
con un toast fumante in mano.
- “Cosa ti sei fatto?” esclamò
-“Niente, è solo un taglio!”
-“Non è vero…sanguina ancora”
con gli occhi spalancati Antonio fece istintivamente uno scatto
indietro…” Non mi toccare !”
“Non mordo mica”..” Dai qua ! “ disse Zhurran
dopo qualche secondo di silenzio, che ad Antonio sembrò lungo come un
treno-merci, sua moglie disse “ Ma non hai nulla che non possa passare
con una buona dormita!”.
Antonio con la bocca aperta disse” Ma non trovi nulla di strano?”-
“ ..e cosa.” Rispose la moglie “.per un semplice taglietto.
Smettila di fare la solita vittima e vieni a mangiare il toast che si è
raffreddato”.
Zhurran con piglio deciso gli porse un toast farcito ..da cui usciva la
parte inferiore di un
topo …con relativa
coda.
“ cosa ci hai messo dentro al toast!” urlò Antonio
“Ma il solito prosciutto come piace a te!”
Il suo sguardo vagava tra gli occhi di sua moglie e la coda del topo che
penzolava dal suo toast…e dopo un attimo di smarrimento sibilò” Non
ho fame!” e scappò via.
L’aria del gelido mattino non contribuì a cancellare l’immagine da
incubo che aveva ancora davanti agli occhi.
Corse verso la macchina , l’aprì e con le ruote fumanti si diresse
verso la città.
Solo dopo 10 minuti si accorse che era ancora in pigiama.
In quel momento una pattuglia della polizia gli intimò di accostarsi.
Con fare scocciato , ma in cuor suo grato in qualche modo ai poliziotti
per distoglierlo dai suoi pensieri, ..aprì il finestrino e sbocchiò
“ cosa ho fatto?”
“Nulla, semplice controllo….favorisca Patente e Libretto!” gli
rispose ..UN ROSPO travestito da poliziotto con tanto di divisa e
stivali “a pianta larga”.
“..Co..Co..Cosa ha detto !”
“Patente e Libretto” gli rispose scocciato la Rana-poliziotto.
“Ecco qua” rispose trafelato Antonio.
La rana dette un’occhiata esperta ai documenti e restituendoglieli
disse:” Scusi, ma Lei guida sempre in pigiama?”…”Cosa?”..”
Ah..il pigiama?”…” No vede, è che non mi è suonata la sveglia
questa mattina e facevo tardi al lavoro!”
“Vada..vada” Rispose la rana, con uno sguardo dove si leggeva
chiaramente che pensava di avere a che fare con un folle.
Partì con la macchina allontanandosi lentamente dal posto di blocco, e
proseguì per la sua strada.
Non posso andare a lavoro conciato così , pensò. Preso il cellulare
telefonò alla sua segretaria per avvisarla che oggi aveva un’impegno
e non si poteva presentare al lavoro. Spense il telefono sbigottito.
La voce solitamente molto calda e cordiale della sua segretaria questa
volta chissà com’è gli era sembrata .. come dire..”
gracchiante”.
Guidando come nella nebbia giunse al centro della città.
Casualmente ad un semaforo buttò dentro lo sguarda nella vetrina del
Mac Donald e saltò dal sedile quando vide i cartelli che
pubblicizzavano “panini al topo” in tutte le salse.
Con la maionese, con la mostarda , in salsa rosa….
Girò di scatto la macchina e per poco non investì un’anziana …RANA
con gonnellino ed ombrello.
Ritornò di corsa a casa con il cervello in fiamme.
Ma cosa poteva essere successo – si disse – è possibile che
l’unico con il fisico da uomo sono io .. e mia moglie.
Ma come è possibile che anche noi ci stiamo trasformando in rane.
Forse siamo attaccati da un tipo di arma batteriologica … e già
..maledetto Been Laden sussurrò a denti stretti…oppure siamo oggetto
di un attacco di qualche razza aliena che sta facendo degli esperimenti
di genetica con noi…
..Oppure ….ma certo come non averci pensato subito…la botta in testa
di questa mattina.
Appena arrivato a casa..corse le scale a tre gradini alla volta fin
quando non vide il pattino a rotelle di suo figlio.
“Disgraziato” disse “ E’ lui la causa di tutto” ( riferendosi
al pattino e non al figlio ).
Se uno scivolone mi ha conciato così, uno scivolone mi farà ritornare
come prima.
E con estrema lucidità e sicurezza appoggiò il suo piede destro sopra
il pattino.
Antonio allungò il braccio da sotto le calde coperte per spegnere
l’odiosa sveglia…come faceva tutte le mattine!
Indossò la vestaglia sbadigliando e con gli occhi ancora semichiusi e
si diresse verso il bagno.
Appena arrivato davanti allo specchio improvvisamente si ricordò
dell’incubo che aveva avuto questa notte.
Si guardò attentamente e rimase inorridito a vedere non uno, bensì DUE
bernoccoli sul suo mento.
Lentamente con gli occhi spalancati dal terrore guardò la ferita sul
mento e vide del sangue ROSSO coagulato.
Quasi non credendo ai suoi occhi si fece ancora un taglietto sul braccio
..e con sollievo vide uscirne delle gocce di sangue ROSSO.
“La colazione è pronta!”- la voce di sua moglie dalla cucina lo
richiamò alla realtà.
“Vengo, solo un momento!”
Si vestì con la sicurezza data dalla ripetizione degli stessi gesti.. e
si diresse sicuro in cucina.
La scena che vide lo impietrì.
Una rana con la voce di Zurrhan ed in pigiamino rosa gli porgeva un
toast farcito con il solito topo.
“Cosa
gli hai messo nel toast ?” ripetè quasi come un automa Antonio.
“ Ma il SOLITO prosciutto che ti è sempre piaciuto!” sbocchiò
quasi incollerita sua moglie.
“Non mi verrai ancora a dire che ti è passato l’appetito come ieri.
Ma lo sai quanti euro costa il prosciutto
cotto al supermercato”
“I soldi non li scopiamo mica per terra” ..iniziando la solita
tiritera…
“Va bene..va bene” sbottò Antonio alzando la mano “ dammi questo
maledettissimo toast”
E tra se e se pensò…”Non mangio da più di un giorno.. e poi se in
OGNI CASO , sia che abbia il sangue rosso sia che l’abbia verde
fluorescente…si capisce che il mio destino mi ha riservato di mangiare
topi morti per colazione”.
..e rassegnato addentò
famelicamente il toast..con la coda.
DI SILVY
SFINGE
Vento e
sabbia
tuoi millenari compagni e nemici
Con lo sguardo fisso ad est
guardi un orizzonte celeste
Con nostalgia di giganti e leoni
attendi che si compia
il motivo della tua origine
Le guerre non ti hanno scalfita
e neppure la curiosità degli uomini
Ma il tuo ventre è stato profanato
Hanno cercato l’antico sapere, l’ oro e il potere
L’ultimo faraone nega le tue origini
ma tu non desisti
Temeraria e spavalda
mantieni fede al tuo impegno
DI ZURRHAN
Bardo
felice della nomade vita
conduci le tue odi per il mondo
a rallegrare re, guerrieri e dame.
I tuoi canti mi riportano ai mondi
che dal cuore avevo cancellati.
Quale fausto destino ha decretato
che di vita in vita
ti incontrassi?
Come ti
chiamavi a quel tempo, mio oscuro?
In quali templi sacrificavi
in quali stagioni seminavi e mietevi?
La tua mano mi porgesti
dalle spire del tempo
e richiamasti la mia,
timida assorta, dormiente ancora.
Nel pozzo profondo di ricordi ancestrali
la strada trovasti dei Sargassi
per riprendere il moto
catastroficamente interrotto.
Ora son sveglia e ricordo chi sono.
Ma tu chi sei?
DI ENZO
silente
compagna delle mie notti
ferma se puoi la tua cerca,
vieni qui ... ed aiutami a ricordare
colei che più non è.
Quale il
suo volto, come le sue ore, quanti i suoi colori.
narrami
dei cieli tersi e del cupo bagliore,
quando vi destavate dal torpore del giorno
e solcavate le deserte rotte punteggiate di stelle
o mia
triste Selene del pianeta delle due lune.
DI WARP
"Mai opera sarà
più imponente di quella prodotta dalla natura...o dall'uomo che
conoscendo i suoi schemi e le sue regole utilizzerà le sue forze per
ricrearne il suo fasto e la sua grandezza. Fisica intrinseca
assoluta"
DI SILVY
ATLANTIDE
Dove sei splendida
visione
di un mondo che fu
eco di tempi lontani
racconti di magnificenza.
Progenitrice misteriosa...
Filosofi, scrittori e poeti
travolti di un amore senza tempo.
Come una maledizione
nostra stessa sorte.
Ammaliati e stregati
in una ricerca infinita
Tra oceani di parole
è annunciato il tuo ritorno
quando ancora sconosciuta è la tua dipartita.
Come il primo amore adolescenziale
ti celi in un angolo del cuore,
per poi riesplodere
ad ogni nuovo indizio.
DI ZURRHAN
Sono
tornata al tempio, questa notte
perché il silenzio tuo mi ha richiamata.
Nel bosco ferito da sciabole di luna
il mio pensiero si è impigliato
il dolore ho ritrovato della vana ricerca,
nemmeno la mia ombra può seguirmi…
Aiutami a ritrovare quella via
che ho malamente perduta…
Alla pietra delle fate
nessun druido mi ha veduta
mentre spargevo lacrime alla dea.
Solo un gufo,
nelle notti insonni,
seguiva il mio sguardo alle stelle
alla siderale profondità del buio
mio segreto rifugio.
DI ZURRHAN
<<Se
il mondo non fosse piatto >> mi diceva il mio maestro <<noi
cadremmo di sotto… Cosa ci potrebbe trattenere?>>
Il mio maestro era intelligente, saggio, illuminato e con una grande
barba fluente.
Avevo iniziato quel viaggio con lui, per i boschi, solo per caso.
Mia madre, che lavava i panni alla fonte, l’aveva visto passare,
affaticato, con un gran sacco caricato sulla schiena, appoggiandosi al
bastone nodoso, da cui , in seguito, non l’avevo mai visto separarsi.
<<Signore,>> l’aveva chiamato mia madre, <<vuole
riposarsi un poco e mangiare un po’ di minestra ?>>
Quell’uomo sembrava davvero sfinito, e quell’invito le era venuto
spontaneo.
Quando entrarono nella nostra casetta di legno, io avevo appena finito
di pulire il camino. Ero nera di fuliggine dalla testa ai piedi e mi
sentivo stanca e puzzolente, nei vecchi calzoni di mio fratello. Per
fortuna avevo coperto i capelli dentro un vecchissimo cappuccio di mio
padre.
Sorpresa da quell’ingresso inaspettato, non avevo neppure fatto
l’inchino che mia madre mi aveva insegnato di fare davanti agli
sconosciuti, in segno di rispetto e di saluto.
Ma lui non se ne accorse. Si guardò intorno e si andò a sedere sullo
sgabello vicino al camino.
Accettò la scodella di minestra dalle mani di mia madre e mangiò in
silenzio.
Intanto si guardava intorno e, quando ebbe finito, si rivolse a mia
madre.
<<Donna, quale sarà il futuro di questo giovane?>> domandò.
<<Farà il taglialegna, come, presumo, faccia suo padre? O il
cacciatore?>>
Mia madre mi guardò un attimo di sbieco, con quello sguardo che voleva
dire “lascia fare a me!”, si schiarì la voce, e disse: <<Mio
figlio non sarà mai come suo padre o suo fratello. Lui è speciale.
E’ nato nella Notte dei Sussurri, quando la luna compariva in cielo,
dietro il Monte Tablish. Le indovine hanno cantato per lui, e dichiarato
che il suo fato è diverso da quello che avremmo immaginato.>>
L’uomo si grattò la barba, mi guardò ancora e poi disse a mia madre:
<<Forse avevano ragione…
Io non sono più così giovane come mi piace credere, e ho bisogno di un
aiutante. Lui mi pare adatto. Sa cuocere il cibo? Lavare le
vesti?>>
<<Ma certo>> rispose speranzosa mia madre. Non capivo cose
le passasse per la testa. Era impazzita? Voleva disfarsi di me?
Affidarmi a quello sconosciuto, che poteva essere qualunque cosa, un
pazzo, un assassino, un ladro o chissà cos’altro!?
Ma intanto l’uomo si rivolgeva a me:<< Conosci le erbe e i
fiori? I funghi? Sai riconoscere una fonte pura da una oscurata?>>
Oscurata? Che stava dicendo?
<<Signore>> risposi timidamente <<riconosco le erbe
buone e quelle cattive, e anche i funghi, ma le fonti oscurate non so
cosa siano. Qui tutta l’acqua è buona.>>
<<Ma certo, ma certo, tu non sei mai stato lontano di qui. Non
puoi sapere che vi sono luoghi impuri dove l’acqua si contamina
passando… Io ti insegnerò a riconoscerla e ti insegnerò molte altre
cose, se tu mi seguirai, col permesso di tua madre e se tu lo vorrai.
>>
Io guardai mia madre, senza alcuna espressione, e annunciai che andavo a
lavarmi.
Dopo un po’ mia madre apparve alle mie spalle. <<Sei
impazzita?>> l’assalii, prima che iniziasse a parlare.
<<Vuoi davvero che vada con quell’uomo? Chi è? Che fa qui? Lui
è convinto che sia un ragazzo, non l’hai sentito? Perché gliel’hai
lasciato credere?>>
Mia madre si fece più vicina e mi disse piano: <<Io non lo so. La
dea ha voluto questo. Ha scopi diversi dai nostri e io non la capisco.
Come posso spiegare a te qualcosa che io non so spiegare a me
stessa?>>
<<Bell’idea ha avuto la dea!>> Sbuffai esasperata.
<<E adesso cosa dovrei fare, secondo te e secondo la dea?>>
Mia madre non ebbe neanche un solo attimo di esitazione: <<Fingiti
un ragazzo e va’ con lui. E’ la dea che l’ha deciso.>>
Bella decisione! A mia madre non avevo mai disobbedito. E alla sua dea
neanche. Potevo iniziare quel giorno?
Fu così che, con gli abiti di mio fratello e il cappuccio ben calato
sulla testa, iniziai il mio viaggio col maestro.
Dopo le prime indecisioni, decisi di continuare a fingermi un ragazzo.
Attraversammo tutta la regione attraverso la foresta, passando dai rari
villaggi sulle colline. Lungo la strada egli mi insegnava a riconoscere
erbe che non avevo mai notato e me ne indicava le proprietà. Le
raccoglievamo in sacchetti di stoffa e li chiudevamo con piccoli nastri
colorati. I nostri sacchi erano sempre più gonfi. Nei villaggi in cui
ci fermavamo, il maestro ne cedeva una parte in cambio di cibo e di
ospitalità.
Una notte, durante un temporale scoppiato all’improvviso, ci
rifugiammo all’interno di una grotta.
Mentre dormivo fui svegliata da una strana luce. Sognavo? No, aprii bene
gli occhi e vidi un arcobaleno invadere la grotta. La luce sembrava
scomposta in mille colori, girava lentamente tutto intorno, sulle
pareti, e si rifletteva sul soffito allargandosi in stelle misteriose…
Poi vidi il maestro, in piedi al centro della grotta, nella sua tunica
bianca, le braccia levate in alto e il bastone illuminato sulla cima, da
cui partivano sottili raggi di luce.
Dove io mi trovavo, una sporgenza della roccia mi teneva in ombra. Ma,
all’improvviso, un serpente di luce strisciò verso di me, si avvicinò,
indietreggiò, si avvicinò di nuovo, per poi scomparire del tutto.
Il maestro si avvicinò a me, mentre i bagliori del suo bastone nodoso
mi avvolgevano e mi disse dolcemente: <<Figlia, perché non me
l’hai detto?>>
Il mio segreto era durato poco. Se avessi saputo di avere a che fare con
un mago, non ci avrei neanche provato.
<<E’ stata la dea>> dissi. Ma era un modo per discolparmi?
<< Aveva deciso che dovevo venire con te, uomo o donna che fossi.
Neanche mia madre si sapeva spiegare il motivo.>>
<<Forse io lo so>> rispose il maestro.
Dopo lunghi anni di viaggio, di insegnamenti ed esperimenti, un giorno
scorsi di lontano il mare. <<No, mia cara, è un grandissimo lago.
E, proprio nel mezzo, sorge un’isola, perennemente avvolta dalla
nebbia.>>
Avevo imparato tanto da lui, ma di quel lago non mi aveva mai parlato.
Giungemmo alla riva e di lì a poco giunse una barca, portata da una
giovane donna. Ci salutò con il capo e mi fece segno di salire.
<<Andiamo sull’isola?>> chiesi al maestro.
<<Tu ci andrai, figlia mia, perché le sacerdotesse ti stanno
aspettando da molto, molto tempo. Io non posso venire. Nessun altro può.
Così ha stabilito la dea. Ma prima di andare, donami qualcosa che mi
ricordi di te.>>
Dopo un commosso abbraccio di commiato gli dissi:
<<Maestro, il mondo non è piatto… Il mondo è una
sfera.>>
DI SILVY
Come ogni notte, lo
sciamano Nuawi era salito sul colle più alto di tutta l’isola di
Tongay, aveva da poco iniziato il suo solito rituale propiziatorio,
quando il suo sguardo incrociò qualcosa d’insolito, una luce
sconosciuta era partita dall’orizzonte ed ora scendeva lentamente
dall’alto per posarsi dietro ad alcune piante poco più in là.
In cielo non c’era neppure una nuvola e la luna era al massimo della
sua crescita, quindi non poteva essersi sbagliato, fece svariate
supposizioni poi decise di raggiungere quel qualcosa e di scoprire di
cosa si trattava.
Trascorsero un paio d’ore prima che con il cuore in gola si
precipitasse giù per collina.
Lui che aveva visto tutto e non era mai indietreggiato davanti a nulla e
nessuno, quella notte tremante e spaurito corse a più non posso verso
il villaggio.
Quando arrivò a valle non aveva più fiato, si diresse immediatamente
verso la capanna del gran capo Wanaah, e con occhi e voce che tradivano
il suo stato d’animo gli raccontò quello che aveva visto ed appreso.
Dopo aver ascoltato attentamente il racconto dell’amico, decisero di
mettere al corrente della scoperta, tutti gli anziani del villaggio.
Uscirono entrambi in gran fretta e nel giro di qualche minuto si
ritrovarono tutti insieme davanti al grande fuoco.
Vederlo così stravolto li sbigottì Nuawi era un uomo degno di fiducia,
saggio e premuroso, ognuno di loro nell’arco della vita ebbe modo di
ricevere il suo prezioso aiuto. Ma ancora di più li sconvolse il suo
racconto. Avevano imparato da lui tutto quello che sapevano, erano un
popolo di gente pacifica, ed ora?
Tutte le loro conoscenze sulle quali avevano basato la loro stessa
esistenza erano messe in discussione, la tranquillità era minata da
quanto Nuawi aveva scoperto quella notte!
Da quel giorno in poi nulla sarebbe più stato uguale a prima!
Dopo aver discusso sino all’alba gli anziani decisero che l’unica
soluzione possibile era quella di “uccidere Nuawi.”
DI
ANTONIO
"Gia da
diverso tempo, Enzo aveva strani presentimenti, ma il lavoro era ciò
che amava sopra ogni cosa, ed il suo, non l'avrebbe cambiato per nessuna
ragione al mondo. Anche quella mattina salì a bordo del suo
"ovoide", impostò le coordinate temporali, e dopo un flebile
tremito in un turbinio di colori, si recò presso quella grotta che
ormai da un paio di anni teneva sotto osservazione, il suo compito era
quello di stabilire con esattezza l'anno zero.Il suo andirivieni
temporale, portava un certo scompiglio, negli astronomi dell'epoca
"I Magi", che sconcertati dalla strana stella luminosissima
che faceva la sua giornaliera apparizione, ne cercavano risposta nei
loro libri, ipotizzando anche per quella , la venuta tanto attesa di un
Messia; in fondo loro aspettavano ciò che Enzo cercava. Ma quella
mattina forse perchè le stringhe temporali erano più intricate del
solito, o un Wormole, aveva accentuato in modo repentino, la sua
influenza gravitazionale, l'ovoide anziché porsi in orbita
geostazionaria sopra la grotta, si schiantò nelle sue vicinanze. Era
preclusa ai viaggiatori la possibilità di interferire materialmente ,
ma il caso volle che quello fosse proprio il giorno esatto, e l'attimo
della venuta alla luce del Bambino, coincise con l'esalazione dell'anima
dal corpo maciullato, (In fondo Enzo era una gran brava persona, ma
aveva la tendenza a far mangiare al prossimo "topi morti
farciti", e quella, non era cosa buona.). In una Metempsicosi
inattesa , l'anima di Enzo si installò in stato di quiescenza, in una
recondita parte di quel Bimbo, in fondo non poteva interferire e poi non
sapeva di chi fosse quel corpicino, anche se lo strano presentimento che
da tempo lo perseguitava prendeva sempre più consistenza. Passarono gli
anni ed Enzo dal suo posto di osservatorio privilegiato, gioiva dei
progressi del Bambino, ne approvava i sentimenti e ne condivideva gli
intendimenti, era felice che dimostrasse tutta la sua intelligenza,
intrattenendosi al Tempio con i Dotti, insomma non era male quella nuova
vita cosciente, ma quel benedetto presentimento talvolta lo
angosciava.Passarono ancora altri anni ed un giorno si rese conto con
sgomento che il suo ospite aveva poteri taumaturgici e magici, parlava
con parabole, e cosa che più di tutte lo turbò , fu il fatto di
ritrovarsi a camminare sull'acqua, finalmente capì con sicurezza chi
era quel giovinetto e quale sarebbe stato il suo destino, in fondo lui
veniva dal futuro. In quell'attimo, tutta la sua sicurezza , si trasformò
in terrore, il presentimento che lo perseguitava si rivelò in tutta la
sua terribile realtà. Cercò affannosamente di uscire da quel corpo ma
tutto risultò inutile, Enzo provava i dolori del suo ospite, e quello
che lo attendeva lo terrorizzava, non era sua intenzione immolarsi per
il prossimo, ne tanto meno finire inchiodato su di una croce,ma nulla
poté e per la prima volta maledisse il suo vecchio lavoro.
DI ENZO
Un ramo inaspettato sbattè
contro il becco di Kanto-pi e rallentò per poco la sua disperata corsa
verso la salvezza.
Per un attimo ristette riverso sul suolo paludoso e appiccicaticcio,
mentre la seconda luna lenta si alzava da sud.
Approfittò di quel breve istante di pausa per ripensare a come si era
trovato in quella situazione.
Da quando il suo maestro Kenzo si era eclissato a bordo del suo
“ovoide” alla folle ricerca del “vero Dio” erano cominciati i
tutti i suoi guai.
“Li mortacc..sua “ sussurrò in mezzo ai denti ( era una tipica
espressione scaramantica del Maestro di cui non aveva mai capito a pieno
il significato).
Nel suo mondo vi era una lotta senza esclusione di corpi tra i
“normal” e i “mutant”.
Lui era un mutant , un essere dall’aspetto ripugnante ( metà uomo e
metà uccello ) che però era dotato di potere di telecinesi sovraumani.
La sua vita era stata un’inferno , rifiutato da tutta la comunità dei
normal era stato costretto a rifugiarsi nelle paludi di Karnak cibandosi
di piccoli roditori e del cibo paradisiaco che gli portavano
saltuariamente due celestiali creature alate ( Kzhurran e Ksilvy ) le
uniche che avevano compassione del suo aspetto deforme ( lo chiamavano
“tiramisù”).
Tutto però era cambiato quando aveva incontrato il Maestro Kenzo. Lui
genialmente aveva capito le sue potenzialità e grazie a tecniche e
discipline che aveva appreso dai suoi misteriosi viaggi al di là dello
spazio e del tempo riuscì in breve tempo a fare di lui una creatura dai
poteri sovraumani.
Con la sola forza del pensiero lo aveva addestrato a sollevare massi del
peso di parecchie tonnellate.
Lui riusciva a captare l’immensa energia che impregnava l’intero
universo e a “canalizzarla” verso uno scopo che la sua mente
focalizzava.
In breve questi suoi poteri terrorizzarono i NORMAL che lo condannarono
a morte.
La caccia cominciò all’alba di tre giorni orsono, e da allora il
latrato degli odiosi cani “mentor” gli aveva impedito non solo di
dormire ma anche di prender cibo.
Stanco, affamato, ed infangato, si alzò con fatica e riprese la sua
folle corsa senza speranza verso una salvezza che di ora in ora si
faceva sempre più fievole.
Il baratro del “grande precipizio” si spalancò improvvisamente
sotto i suoi piedi.
Era arrivato alla fine della sua corsa. I maledetti mentor lo avevano
costretto ad infilarsi in quel vicolo cieco.
Dietro sentiva il latrato di quei mostri, davanti…600 metri di
strapiombo e sotto..dura roccia.
Se solo avesse mangiato o si fosse riposato avrebbe alzato un masso con
la forza della sua mente e saltatovi sopra se ne sarebbe andato
indisturbato volando sul vuoto…ma in quelle condizioni…non vi era
ormai nulla da fare !
Con la forza che da soltanto la disperazione…tirò un ultimo respiro e
si lanciò nel vuoto.
Non avvertì
l’impatto..solo un rumore cupo ed un biancore lancinante !
Si svegliò molto tempo
dopo…a poco a poco cominciò a prendere coscienza di essere ancora
vivo.
Lentamente alzò la faccia da uccello dalla sabbia accecante ed
incuriosito guardò una creatura ignota che strisciando si avvicinava.
Tutto ad un tratto questo curioso animale si rizzò sul suo busto
squamoso ed emettendo un curioso sibilo dilatò il suo volto uscendo una
curiosa lingua biforcuta.
Dopo un momento di smarrimento..e non sapendo come interpretare questo
suo atteggiamento ( se cordiale o minaccioso ) per si e per no lo sollevò
in aria con la sua mente e lo scagliò lontano un centinaio di metri,
stando attento però ad adagiarlo al suolo senza fargli male ( anche se
di aspetto deforme in cuor suo era pur sempre una “pasta d’uomo”).
In lontananza vide una carovana di strani animali con due gobbe
cavalcati da persone incappucciate.
Alzò lo sguardo in cielo e la vista di UN SOLO SOLE e per giunta
GIALLO…lo indussero in profondi pensieri.
“Che posto era mai questo” – si chiese “ e come ho fatto a
finire qui ?”.
Poi ripensò al grande
precipizio ed alla forza della sua disperazione..unita ad un briciola
della forza dei suoi poteri…ERA RIUSCITO A VARCARE L?UNIVERSO A LUI
CONOSCIUTO.
Gli sovvenne le parole allora oscure del suo Maestro che lo ammoniva
riguardo ai poteri della sua mente perché sarebbe potuto succedere
quello che i suoi occhi adesso scorgevano.
Era arrivato in un altro universo varcando una porta di cui adesso non
aveva più le chiavi.
Assorto da questi
pensieri non si accorse dell’avvicinarsi degli uomini a cavallo di
quei curiosi animali.
Una freccia si conficcò al suolo poco vicino ai suoi piedi…”erano
sicuramente dei NORMAL”.
Non c’era speranza anche in questo universo…la CACCIA continuava.
Ma questa volta non avevano gli odiosi “mentor”…erano solo Lui e
dei stupidi “normal”.
Gonfiò il suo petto..alzò
fiero il suo becco aquilino ed alzando le mani verso i normal proferì
alcune parole che suonarono magiche alle loro orecchie “ LI MORTACC..SUA”
( era la solita formula scaramantica del Maestro ).
Improvvisamente un’enorme montagna di sabbia si innalzò
interponendosi tra Lui e i Normal assumendo la caratteristica forma
piramidale…poi lentamente si trasformò nella faccia di quella
creatura sibilante che aveva incontrato prima.
L’effetto fu sconvolgente…i Normal scapparono via terrorizzati ..ma
subito dopo si fermarono e lo guardarono stupiti.
Uno di loro , probabilmente il loro capo, si fece timidamente avanti e
giunto ad una distanza ritenuta di sicurezza si prostrò ai suoi piedi
adorandolo.
Era una sensazione che in tutta la sua vita non aveva mai provato.
Lui sempre reietto da tutti…improvvisamente veniva adorato come un
DIO.
Lasciò che i Normal si
convincessero che ciò era vero...li sollevò in aria su di un tappeto
di sabbia e con loro dietro sospesi ad una decina di metri dal suolo si
diresse verso una città che vedeva in lontananza.
DI ANTONIO
.....Le sue mani
stringevano con forza il remo, ed ogni movimento delle gambe, gli
procurava violente e lancinanti fitte alle caviglie, dovute ai ceppi che
le cingevano. Dietro di lui, il tambureggiare dell'aguzzino, dava il
ritmo alla vogata. Si chiedeva a volte perché era lì,al quarto scalmo
della terza fila di quella trireme da guerra. Intorno a lui nel vasto
mare, c'erano molte trireme e pentecontere, non capiva il linguaggio dei
suoi sventurati compagni, ma quando la frusta lo raggiungeva, ed il
ritmo del tambureggiare aumentava, capiva che doveva fare il massimo
sforzo sul remo, perché da quello dipendeva la sua vita. E pensare che
fino a poco tempo prima, Enzo era un viaggiatore, che a bordo del suo
"ovoide"scorrazzava per il tempo. Aveva ormai dietro di se un
bagaglio incredibile di avventura, se si volevano così chiamare, e
tutte dovute alla poca affidabilità del suo mezzo, che quella volta
tanto per cambiare, si era inabissato nelle acque limitrofe all'isola di
Samo. Salvo per un "pelo",una volta raggiunta a nuoto la riva,
si era nascosto ed aspettava soccorsi. Il fato volle però che
sull'isola fosse in corso un rastrellamento di uomini, fatto dai
Persiani di Serse, essi infatti cercavano schiavi e guerrieri per la
spedizione nel Peloponneso. Fu catturato, visitato intimamente, a causa
della sua strana lingua ed abbigliamento, poi sia per mancanza di
materia prima umana, sia perché aveva dimostrato di saper nuotare,
disciplina ai molti sconosciuta, fu messo ai ceppi ed imbarcato su di
una nave fenicia. Ecco quella era la storia della sua ultima
disgrazia.Ora era lì in catene ai remi di una nave fenicia, nei pressi
di Salamina. Nelle sue reminescenze, storiche, quel nome di località
gli era familiare, c'era stato uno scontro navale tragico per i
persiani, ed i fenici erano loro alleati. Improvvisamente il ritmo del
tamburo aumentò d'intensità, riportandolo fuori dai suoi pensieri,
nella cruda realtà, la frusta sibilò, colpendolo sulla schiena, Kenzo!!,
sbraitò l'aguzzino, quello era il nome con cui lo chiamavano. Poi
ancora un pensiero, era capitato nella battaglia sbagliata, dalla parte
perdente, e si ricordò di un pulcino nero, che si lamentava sempre, ed
in quel momento provò un senso di simpatia per lui. Un fragore uno
schianto di legni sfondati, e l'acqua era gia alla sua gola, i ceppi…i
ceppi… le sue caviglie erano serrate, ma nella tragedia, il rostro
della trireme ateniese, che l'aveva speronati, aveva tranciato la
chiusura, e con un ultimo sforzo Enzo si liberò. Nuotando
spasmodicamente si allontanò dal gorgo dell'affondamento, mentre
l'aguzzino, urlava Kenzo!..Kenzo!, ma quella volta era per implorare
aiuto; Enzo si voltò, lesse per un istante nei suoi occhi tutta la
paura per la morte imminente, quasi fu mosso a compassione, ma la sua
mano contemporaneamente incontrò una frusta che galleggiava, ancora gli
doleva la schiena, e poi il codice diceva di non interferire. Girò il
suo sguardo verso il cielo, mentre la voce taceva per sempre.
DI
ENZO
Il loro arrivo ai piedi
della città fu preannunciato dal ridondare dei corni da guerra.
Un manipolo di cavalieri a cavallo si lanciò all’assalto per
sconfiggere questo inatteso quanto raccapricciante invasore.
Kanto-pi ricordandosi di alcune perle di saggezza del suo Maestro,
decise che la difesa migliore era l’attacco.
Ma un’attacco che doveva essere decisivo, totale definitivo. In modo
da scoraggiare qualsiasi ulteriore velleità di recargli danno.
Pensò velocemente a cosa potesse terrorizzare maggiormente questo
popolo di normal ..e si ricordò dell’effetto avuto con il primo
attacco che aveva subito qualche ora prima.
Concentrandosi sulle dune di sabbia che circondavano la città, fece
sorgere centinaia di enormi cobra dalla lingua sibilante alti oltre 30
metri l’uno.
Con questi guerrieri avanzò verso la città e coloro che volevano
arrecargli offesa.
Dopo un attimo di smarrimento i cavalieri si divisero in gruppetti per
riuscire meglio ad eludere i cobra. Ma nulla potere con la terribile
forza di Kanto-pi.
I serpenti di sabbia ….serpeggiavano.
Le lingue sibilanti ..sibilavano.
Ed i cavalieri ..cavalcavano…ma la sabbia sotto i loro zoccoli si
trasformava in Cobra che li sollevavano e li disarcionavano facendoli
cadere da un’altezza di oltre 10 metri.
In breve della gloriosa armata non rimase traccia.
I COBRA di sabbia si disposero a questo punto dietro di lui ed insieme
avanzarono verso la città indifesa.
Il resto è storia che i bambini studiano ancora ..e ancora .. e ancora
( maledicendo i protagonisti ) .
I sacri testi narrano le gesta di Kanto-pi che in breve divenne prima re
e poi imperatore di un’impero sconfinato a cui nessun nemico poteva
resistere.
Insieme al potere venne la ricchezza, ed insieme a questa …i
rimpianti.
Il rimpianto del suo mondo che più non rivedrà, delle sue angeliche
amiche dispensatrici di “tiramisù”.
Si..lì tutti lo adoravano…ma era un’adorazione mista a terrore.
Ma quello che lo fece
decidere fu quella volta che osservava dal suo palazzo faraonico dei
bambini rincorrersi nel selciato polveroso di un cortile.
Bambini..-pensò- come sarebbe stato bello avere una moglie e dei figli.
Ma ..purtroppo..il suo fisico deforme non gli consentiva di averne.
Mentre il suo sguardo si volgeva in basso, scotendo tristemente la testa
,pensò : “ che triste destino …essere capace di alzare con la forza
del pensiero macigni di diverse tonnellate.. ed invece non poter…”
Ma questi neri pensieri furono interrotti improvvisamente da una
decisione folgorante : Devo riuscire a ritornare nel mio
mondo”….solo una dieta unicamente a base di tiramisù poteva ( FORSE
)portare giovamento al suo problema.
Pertanto cominciò a radunare tutte le sue conoscenze che aveva appreso
dal suo GRANDE MAESTRO ( che di questi problemi non ne aveva ) e progettò
una macchina che potesse distorcere il continuum spazio temporale e
riportarlo nella sua sospirata palude.
DI
SILVY
UNA
ROSA A DICEMBRE
Lettera a Dio
Ho speso
metà della vita a cercarti
Ti ho cercato in ogni persona che ho incontrato
Ho sperato di conoscerti in ogni libro che ho letto
Ti ho intravisto, nelle bellezze del creato, ma sei subito fuggito
Ho creduto d’incontrarti nell’esperienze che ho fatto
Ti ho immaginato e cancellato molte volte
Ho cercato di fare a meno di te
Ti ho pregato di aiutarmi a comprendere
Ho chiamato il tuo nome ma non mi hai mai risposto
E quando ormai avevo perso ogni speranza
Ti ho trovato
Eri dentro di me
Ed ora ti vedo ogni giorno negli occhi di mio figlio.
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