Il tarantismo affonda
le proprie radici tra le ataviche paure dell’uomo Antico che
vede il Dio Vegetazionale, resosi immanente nella pianta, perire
per mano propria e che dunque ha timore che la stessa divinità,
offesa ed usurpata, si vendichi con tutta la sua forza. E’ il
momento in cui si genera la mistica crisi umana, è il contadino
stesso in realtà causa della morte del Dio falciato e dunque
della sua stessa disperazione ponendo termine alla vita vegetale e
così prostrandosi alla punizione del dio. Unica soluzione è la
ricerca di un capro espiatorio, l’animale sacro che, come
novello agnello, possa lavare dalle ataviche colpe e nascondere il
misfatto camuffandolo e trasformando l’uomo da assassino in
assassinato. Sarà così che nel corso della pagine del libro ci
imbatteremo tra antiche divinità e numerosi animali totemici, il
lupo, il toro, la capra, il coniglio, espressioni essi stessi
dell’immanenza del divino ed allo stesso modo colpevoli
esecutori della morte del dio. Sarà durante questo excursus che
giungeremo al cospetto dell’aracnide, la mistica Taranta dal
duplice aspetto: espressione del Nume che deve esser ucciso ma
anche temibil capro espiatorio sul quale riversare le
ancestrali colpe. Questa l’intima essenza della ragno e del suo
lascivo e voluttuoso morso. Essa ripropone il momento di crisi
umana, il vero ed unico Peccato Originale della stirpe di Eva,
la raccolta del frutto proibito, delle “messi del Signore” che
viene così ucciso per dare la conoscenza all’uomo e ai suoi
discendenti. E’ la crisi che genera la cacciata dall’Eden, la
dipartita dal bosco che produceva per l’uomo, è la comparsa
della vergogna primordiale, l’uman terrore che si annida
tra le spire del serpente tentatore, la Tarantola Primigenia
nascosta tra i rami non per tentare e dannare, ma per
sedurre ed ostentare il suo sensuale morso, simbolo della caducità
umana, della illusoria dominazione da parte dell’uomo sulla
natura che è Divinità. Al ritmo ossessivo e ripetitivo delle
pizziche e delle tarantelle ecco che musica e la danza diventan il
tramite con il mondo numinoso, la mutevole via che conduce
l’uomo all’estasi mistica ballando attorno all’Albero del
Sabba primordiale. E’ qui che tra le spire dell’eterno
Serpente, l’Antico Dio dal passo saltellato continua ad
offrire il Frutto ai suoi figli che timorosi lo colgono. Ogni
anno, da qui all’eternità, all’ondeggiare delle spighe di
grano al soffio del vento, l’uomo vedrà il ritorno del “dio
che balla” e con lui danzerà fino allo scomparir del
chiaror di luna quando avrà finalmente termine l’estenuante
Notte della Taranta.
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