La società e la
cultura moderna presentano oggi, con nuove vesti, antichi retaggi
culturali e rituali pagani, spesso assorbiti dalle attuali
religioni, che però si ripresentano con forza tra le pieghe del
manto tessuto proprio per nasconderli e coprirli. E’ così che
il vento della reminiscenza fa gonfiare questi veli facendo loro
assumere le forme di una antica figura pagana la Dea Madre,
divinità dai tanti nomi, Iside, Isthar, Venere, Gaia, Epona, e
che oggi potremmo
facilmente identificare con le numerose Vergini Nere presenti in
tutto il continente.
Per conoscere le
sue reali origini e andare alla ricerca delle tracce che la mater
ha lasciato nel folklore e nella cultura popolare d’Italia e
d’Europa, l’Autore si è addentrato tra le lande desolate di
miti e antiche leggende.
Sarà proprio il
culto della roccia sacra o belitico,
presente nel folklore italiano, a guidarci come filo d’Arianna
tra le figure di Artù e del paladino Orlando, di Teseo e il
Minotauro, tra le Amazzoni e le divinità arboree, passando poi
per Ulisse ed Enea alla ricerca del ramo d’oro che schiude la
conoscenza, o della mistica mela dell’albero dell’Eden che
tanto ricorda i pomi di Avalon o del giardino delle Esperidi.
Ancora oggi si possono udire i menhir cantare e parlare
all’orecchio dell’uomo, sono suoni e vibrazioni d’eternità
che riescono a lacerare quel velo che oscura il nostro passato.
Ci piace così
immaginare il libro come un sentiero, metafora di un percorso tra
gli odorosi e oscuri boschi ove la dea, mai scomparsa, si è
ritirata, con il suo compagno, il Dio, schernendo il tempo e
“l’uman destino, lasciando come monito i suoi templi: le pietre.
E così ci addentriamo tra miti e leggende, guidati dal
verbo di Giacobbe o dal canto di Esiodo su Zeus e la sua
nutrice Amaltea. Saranno questi racconti che lo condurranno nelle
“foreste di pietra” sparse in tutta Europa
ove egli conoscerà
il reale significato dei sacri massi“legato ad una serie di rituali naturali spesso differenti tra loro ma
tutti riconducibili all’idea della roccia come tramite tra le
divinità”,
una coniuctio tra l’elemento femminile, lo yoni della
cultura indiana e quello maschile, il principio ingravidatore, il lingam.
Percorrendo così insieme all’autore il libro-sentiero ci si
imbatterà nel tempio betile, “la
roccia infissa nel terreno facile metafora dell’atto di
fecondazione e tramite attraverso il quale il dio può ingravidare
la sua sposa e renderla fertile”.
In una visione
microcosmica “i rituali di
fertilità legati alla natura diventano riti legati alla fecondità
della donna”, nasce così una vera e propria “cerca”,
attraverso il fitto e intricato mondo delle tradizioni e del
folklore italiano di luoghi e santuari “ove ancora oggi si può ascoltare la magica atmosfera di antiche
tradizioni”, echi di antiche reminiscenze mai sopite e di
rituali di fertilità,
spesso celati sotto le nuove vesti della religione Cristiana “con
una vera e propria opera di sincretismo da parte dei
sacerdoti…che sostituiscono la vecchia dea madre con la Vergine
Maria”. Quasi come un viaggio fuori dal tempo e fuori dallo spazio si
attraverserà l’Italia, tra frondosi boschi e enigmatici
monasteri ove incontreremo le Madonne dal bruno volto e le
numerose Vergini
del Puteo, il ricordo del culto delle grotte, umido ventre della
dea e delle sacre stalattiti, “immagine
acheropita del dio che, generato esso stesso dalla dea, si
materializza nel ventre della sua sposa ingravidandola”.
Seguendo
così un invisibile filo d’Arianna il lettore si troverà tra le
coste delle misteriose isole del Mediterraneo ove le sue tracce
sono rimaste ben conservate per millenni a causa del naturale
isolamento al quale queste zone sono soggette.
Partirà
dall’antica Ogygia omerica, l’isola di Malta e, come novello
Ulisse, incantato da una terra che ancora trasuda le magie di
Calipso, incontrerà negli intricati antri le sacerdotesse della
dea, le famose Smisurate. Si salperà così per nuove mete fino a
fermarsi lì dove si possono guardare “le opre dell’aurea Afrodite Ciprigna, che risveglia la soave brama
dei numi, soggioga le stirpi mortali, gli uccelli alti in cielo e
tutte le bestie”. Qui tra sacrifici umani e divinità
androgine l’Autore spiegherà il mistero che si cela dietro le
Amazzoni e le spose di Adamo tra cui Eva, “colei
che sorveglia l’albero dei pomi, lo stesso delle terre
iperboree, di Avalon o del giardino delle Esperidi”, la
donna che poi le divinità maschili hanno trasformato da “grande Dea in peccatrice”.
Continuando
il lettore giungerà a Creta, il ventre della dea, ove come Teseo
conoscerà il reale significato del labirinto “l’utero
della dea madre nel cui interno dimora il toro universale”.
Ecco così che
compare anche la divinità maschile, il compagno della dea che
muore e risorge per rappresentare la ciclicità della natura e per
assicurare la fertilità della loro sposa: la Natura. Sul ricordo
di antiche divinità come Dioniso, Osiride, Adone, Pan,
prenderanno vita una serie di rituali di smembramento, ancora oggi
praticati in molte località italiane, che permetteranno ad “ogni fedele di partecipare alla forza del dio, acquisire prima dalla
pianta, poi dalla carne dell’animale e successivamente dalla
reliquia il suo potere”.
Un
libro davvero interessante, al quale sta facendo seguito già un
secondo, che cerca di condurre il lettore alla ri-scoperta di un
culto mai sopito, ma celato nel fantastico scrigno del folklore
popolare e delle fiabe, il regno incontrastato della Dea ove
ancora oggi, tra le parole di scrittori e poeti, sorride alle
nuove generazioni: essa è qui nascosta e vivrà per sempre
aspettando ansiosamente colui o colei che la ascolterà e la farà
rivivere.
Per
contatti e chiarimenti l’Autore è reperibile all’indirizzo
e-mail andrji00@libero.it
|