SONO LI' A  MUTA  TESTIMONIANZA DI UN TEMPO PASSATO DI ETA' INDECIFRABILE..
Da secoli o forse millenni, due titanici monoliti sono lì in una radura nei pressi della Fossiata ai confini della Sila Grande, a Campana in provincia di Cosenza, che sfidano il tempo e le intemperie, aspettando la loro giusta collocazione e visibilità nel mondo archeologico......
..La scoperta è stata fatta da un giovane architetto di Cosenza, Domenico Canino, e come ha raccontato il professionista con il pallino per la storia dell' arte e l' archeologia, e' avvenuta praticamente in modo casuale, mentre lo stesso era alla ricerca di monete antiche.. La zona e' particolarmente ricca di testimonianze preistoriche: il territorio di Campana, in base ai reperti rinvenuti negli anni e conservati all' interno dei musei di Reggio Calabria e Crotone, risulta essere abitato sin dall' età del Ferro.  

 

 L' ARTICOLO

L’elefante della Sila Grande (Calabria). Scherzo della natura o scoperta archeologica?
di Domenico  Canino


Una particolarissima roccia solleva degli interrogativi riguardo attitudini preistoriche ancora insospettate.
Quella che sembra una scultura ha forme e misure praticamente simili a quelle dei Mammuth. L’autore segnala la roccia e sollecita studi in proposito.


Se non è un falso fatto con il "black and decker", è forse una scoperta archeologica di valenza internazionale. Trattasi di una singolarissima conformazione rocciosa sita ai confini della Sila Grande, nel territorio di Campana (CS), composta da due grandi blocchi, distanti tra loro circa tre metri, costituiti da diversi strati di roccia in sovrapposizione, probabilmente scolpiti. La prima figura è un elefante alto circa 5 metri, splendidamente scolpito La seconda è di interpretazione più difficile, ma forse rappresenta due gambe umane fino alle ginocchia, poi la statua si interrompe poiché mutilata della sua parte superiore). I blocchi mancanti sono in parte andati perduti, in parte giacciono sul terreno circostante a qualche decina di metri di distanza. Sotto le due figure nel blocco di roccia sottostante sono state scavate due piccole grotte, testimonianza forse di una civiltà cavernicola. Le due statue sono lì da secoli, all’aperto in una radura assolata, i contadini del luogo se le ricordano da sempre. L’emozione è forte di fronte ai due colossi e presto lascia il campo agli interrogativi: Chi li ha scolpiti? E quando? Sono una testimonianza millenaria di una straordinaria civiltà preistorica della Calabria, o un falso medievale o giù di lì? Analizziamole un po’ meglio. La roccia delle sculture mostra i segni della corrosione del tempo e delle intemperie, in alcuni tratti le statue sono state consunte, e molti sono i particolari mutilati o mancanti, un po’ come accade in genere per le statue greche o romane dell’antichità.

  L’elefante è bellissimo, imponente e dinamico allo stesso tempo. Con le zampe posteriori in una flessione ponderale che lo fa sembrare in movimento Gli occhi, la proboscide e le zanne sono molto ben marcati, indubbiamente l’opera di un grande artista. La cosa strana (tra le altre) è che l’elefante non rappresenta un esemplare africano o indiano, poiché le zanne sono scolpite diritte verso il basso, caratteristica questa dell’Elephans Antiquus, loro progenitore diretto estintosi alla fine del Pleistocene, circa 12.000 anni fa! Provo a misurare una zanna e seppur mutilata essa raggiunge la lunghezza di 180 centimetri. Completa sarebbe lunga circa 220 cm, esattamente la lunghezza delle zanne fossili di Elephans Antiquus, ritrovato nel rione Archi di Reggio Calabria, alcuni anni fa. Dietro la zanna c’è un’altra protuberanza cilindrica mutilata che si protende verso il basso, e dà l’impressione della gamba di un uomo a cavallo dell’animale, ma la statua nella sua parte alta è incompleta. Ancora più colossale la figura della seconda statua, poiché se quelle che sembrano due gambe umane dalle ginocchia in giù raggiungono quasi i sei metri di altezza, vi lascio immaginare quanto alta sarebbe stata la figura intera. Alcuni blocchi di roccia caduti dalla sommità dei colossi (non tutti purtroppo) giacciono sul pianoro circostante a poca distanza dalle statue, e forse sarebbe possibile riconoscerne la collocazione nella posizione originale! Gli elefanti sono scomparsi dalla Calabria da molte migliaia di anni, la sola testimonianza di un passaggio in questi luoghi in epoca storica lo abbiamo con transito delle armate di Annibale, nel 200 a. C., circa. Come mai queste statue colossali rappresentano l’elefante e non il grande bisonte o il grande orso, animali sicuramente più diffusi nelle selve europee, come testimoniano numerose altre rappresentazioni rupestri? Se tali giganti fossero opera umana, saremmo di fronte alla scultura preistorica più grande d’Europa.
   
fotomontaggio della statua con l'Elephans Antiquus
                                               

                                                                 DIMENSIONI A CONFRONTO

 

                   PICCOLA  GALLERIA  D'IMMAGINI (cliccare sopra per ingrandire)
          elefante.jpg (26766 byte) ele.jpg (58521 byte) ele1.jpg (52574 byte)  elant.jpg (20129 byte) abu_simbel.jpg (92187 byte) guer.jpg (51755 byte)

 

     guer1.jpg (62251 byte)  
 Il ciclope della 'ncavallicata       fotomontaggio immaginando come la statua  sarebbe stata  secondo la teoria del "colosso egizio"
 

...di recente ho scoperto... continua Domenico Canino .."che la seconda statua, quella chiamata in dialetto il ciclope, rappresenta le gambe di un uomo seduto, alla maniera delle statue di Memnone di Tebe, o dei templi di Abu Simbel in Egitto, prova ne sia che in sommità delle gambe tra le due ginocchia appare la solita barra di unione che rappresenta il seggio sottostante, esattamente come  nei sopra citati colossi egizi, che questo possa far  pensare ad una origine orientale del popolo degli scultori"..... Tante domande che attendono altrettante risposte....che il tempo ed il lavoro certamente ci riveleranno...

 

 nota:

Abu Simbel

centro archeologico dell'Egitto (Nubia), nella valle del Nilo, presso il confine col Sudan , dove il faraone Ramses II (sec. XIII a. C.) fece costruire due monumentali templi rupestri, dedicati l'uno agli dei Ra, Ammone e Ptah e a se stesso , l'altro a Hathor e a Nefertari, sua moglie. Sulla facciata del primo (il più grande e il più ricco) sono scolpite quattro statue del faraone, alte 20 m . I due monumenti, minacciati dalla costruzione della diga di Assuan, sono stati tagliati e poi rimontati sulla cima della montagna, secondo un ardito progetto dell'U.N.E.S.C.O. (1960), attuato nel 1967. (vedi foto piccola).

 

AGGIORNAMENTO:   da un recente  articolo di Domenico Canino apparso sul quotidiano "La provincia Cosentina",
I colossi di Campana erano noti nell'antichità.

Da quando sono stati  segnalati  al grande pubblico i colossi di Campana hanno suscitato un grande interesse dei media e degli appassionati di storia antica.Nei numerosi sopralluoghi effettuati sul sito dei colossi, sono di volta in volta emersi nuovi elementi di discussione. La mia opinione è  che si tratti di  sculture litiche zoomorfe (elefante) e antropomorfe (gambe umane) e non frutto di erosione naturale. Le forme dei particolari anatomici sono così precise che tutti gli scultori
che hanno visto le statue non hanno avuto alcun dubbio ad attribuire alla mano dell'uomo. E  poi perchè obbiettivamente la possibilità che la natura casualmente scolpisca non una ma ben due statue colossali  a pochi metri una dall'altra è una su un miliardo...Alla domanda che ho posto a Mario Tozzi, noto geologo e divulgatore giunto sul sito per  Gaia,  su quanto tempo impiegano le intemperie a creare dei fori profondi (detti marmitte fossili) sui pezzi crollati dalle due statue, la risposta è stata: "diverse migliaia di anni"! E allora mi sono chiesto come è possibile  che di questi colossi non ci sia traccia nelle fonti , negli itinerari di viaggio, nelle carte geografiche antiche? Ho dunque cercato sui testi dei due maggiori esperti mondiali di cartografia del mezzogiorno: il prof. Ilario Principe docente di storia dell'Urbanistica  all' Unical, ed il prof. Marco Iuliano docente di Storia presso la facoltà di Architettura di Napoli. Ebbene lo stupore è stato grande quando sulla Mappa del 1606 della Calabria Citra di Giovanni Antonio Magini, ho trovato tra Campana e Verzino
l'inequivocabile toponimo "Cozzo delli Gigante"!!! Allora queste statue erano così note nell'antichità da essere addirittura disegnate sulle  mappe geografiche!

La mappa del Magini del 1606 si rivela essere molto precisa per  l'epoca,con toponimi di città fiumi e montagne molto ben delineati, essa fu talmente famosa nel  1600 da essere ricopiata con piccole variazioni da tutti i geografi europei del tempo.Troverete dunque il "Cozzo delli Gigante" su una infinita serie di mappe olandesi, francesi, belghe, inglesi,  dal 1600 al 1769, ma la matrice primigenia  era la mappa del Magini.Ma il Magini, astronomo e geografo di Padova, che lavorava per  i duchi d' Este, non venne mai in Calabria!Il  prof. Ilario Principe formula l'ipotesi che il Magini abbia copiato almeno in parte la sua carta da mappe e  rilievi preesistenti, probabilmente dalla Cartapecore Aragonesi. Queste splendide  mappe incise tra il 1470 ed il 1515 per fini militari dai re aragonesi di Napoli, sono molto precise, ed il prof. Marco Iuliano che le ha studiate nei dettagli conferma che esse furono con ogni probabilità la fonte del Magini. Di queste mappe  ci restano alcune copie depositate a Parigi ed altre all' Archivio di Stato di Napoli. Purtroppo  il quadrante riguardante la Sila, dove avremmo dovuto trovare il nostro toponimo è andato perduto...Ulteriori indagini del  prof. Iuliano ci dicono  che il sito dei colossi continuò a essere  segnalato sulle mappe di epoche successive come cozzo delli Gigante, cozzo del Gigante, Mole Gigante,Cozzo di Callimaco ossia del Gigante, fino al 1827, poi più nulla chissà forse un terremoto od altro evento naturale, le cancellò dalle mappe...Abbiamo comunque accertato  che il sito era noto nell'antichità, almeno dal 1606, ed il suo toponimo non lascia dubbi: lì c'era la rappresentazione di uno o più giganti...Ma chi li ha scolpiti e sopratutto che forma avevano dal 1470 al 1827,quando erano certamente più integri ed intelligibili di adesso?La matassa si ingarbuglia sempre di più...
Domenico Canino

                                LA MAPPA MAGINI DEL 1606    1Mappa Magini 1606.jpg (169589 byte) cliccare per ingrandire

L'architetto Domenico Canino è contattabile a questo indirizzo e-mail     mimmocanino@hotmail.com
Note biografiche:

Domenico Canino  nasce a Cosenza il 19/02/1961, a 15 anni è già insieme agli archeologi in perlustrazione agli scavi archeologici di Sibari, a 21 anni durante gli studi di architettura a Napoli, scava come volontario a Pompei, e la passione sale ancora...Poi la laurea in architettura con indirizzo storico-urbanistico, con particolare riguardo alla regione della Magna Grecia...Poi si appassiona agli studi di numismatica antica, e specialmente alle monete del popolo  dei Brettii, ed è appunto nel corso di una caccia a monete brettie che nel dicembre 2002 in Sila che si imbatte nelle statue colossali di Campana, e rimane forlgorato, tanto dadedicargli tutto il suo tempo libero ed  anche di più...
Il resto è ancora da scrivere...

 

INDICE              >> vai a  Giganti di Pietra 1 2

              Viaggiando attraverso il mistero       (personale)

risponde a questo indirizzo e-mail  :  dariosoldani@interfree.it