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L' EGITTO prima parte 1 1) Morto Ciro,gli successe nel regno Cambise, figlio di Ciro, e di Cassandane, una figlia di Farnaspe. Aveva Ciro tenuto un gran lutto per costei, che gli era premorta, e aveva anche imposto a tutti i suoi sudditi di imitarlo. 2) Figlio di Ciro e di questa donna, Cambise considerava suoi servi ereditati gli Ioni e gli Eoli. E fece una spedizione contro l'Egitto, prendendo per soldati, tra gli altri sudditi anche Elleni a lui sottoposti. 2 1) Prima del regno di Psammetico gli Egiziani si credevano gli uomini più antichi. Da quando però Psammetico, divenuto re, volle sapere chi fossero gli uomini più antichi, cedono questo primato ai Frigi, ma lo pretendono poi su tutti gli altri. 2) Nonostante le sue ricerche Psammetico non riusciva a scoprire quale fosse il popolo più antico, e adotto questo mezzo. Prese dai primi venuti due neonati, e li consegnò a un pastore perchè li portasse presso le greggi e li allevasse come segue. Gl'ingiunse che nessuno emettesse lor davanti alcuna voce, e che se ne stessero appartati in dimora solitaria, che portasse loro delle capre, a ore stabilite, li saziasse di latte, e accudisse al resto. 3) Così Psammetico fece, ed ingiunse, per sentire come prorompesse la prima voce dei bambini, quando si fossero liberati dai balbettii indistinti. Ed il suo desiderio fu soddisfatto. Quando dopo due anni di questa condotta, il pastore aprì la porta ed entrò, ambedue i bambini accorsero supplici, e pronunziarono tendendo le mani la parola becos. 4) Le prime volte che sentì questa parola il pastore rimase muto; ma poichè, venendo egli spesso a curarli,, essa veniva frequentemente pronunziata, lo riferì alla fine al padrone, e ricevutone l'ordine, condusse i bambini alla sua presenza. Psammetico sentì personalmente, s'informò se qualche popolo chiamasse qualche oggetto becos e alla sua inchiesta risultò che i Frigi chiamavano con tal voce il pane. 5) Così che gli Egiziani si trassero indietro e da questo fatto dedussero che i Frigi fossero più antichi di loro. Sono notizie che ho raccolto da un sacerdote di Efesto a Menfi. Gli Elleni invece fra molte altre sciocchezze raccontano che Psammetico abbia tagliato a delle donne la lingua, e abbia quindi fatto vivere i bambini presso di loro. 3 1) Ecco quanto si diceva sull'allevamento di questi bambini. Ma a Menfi ho raccolto, conversando con i sacerdoti di Efesto, ancor altre notizie. Per i qual dati del resto mi diressi anche a Tebe e ad Eliopoli, per accertarmi se concordassero con ciò che si diceva a Menfi; visto che gli Eliopoliti passano per gli Egiziani più dotti. 2) Ma non sono disposto a riferire il contenuto sacro dei racconti che ho udito, tranne i soli nomi degli Dei, perchè ritengo che tutti gli uomini ne sappiano in proposito ugualmente 3) e la menzione che farò di essi la introdurrò se vi sarò costretto dal contesto. 4 1) Per quanto riguarda gli argomenti umani mi dicevano i sacerdoti, tutti d'accordo fra loro, che gli Egiziani erano stati i primi del mondo a scoprire il giro dell'anno, distinguendo il complesso delle stagioni, che chiude il periodo di un anno, in dodici parti; distinzione che dicevano tratta dall'osservazione degli astri, e il calcolo è più saggio, a mio giudizio, di quello degli Elleni. Gli Elleni inseriscono, per far tornare il conto delle stagioni, un mese intercalare ogni due anni, invece gli Egiziani calcolano ogni mese di trenta giorni aggiungendo ogni anno cinque giorni, e il giro delle stagioni torna esattamente. 2) Dicevano i sacerdoti che le denominazioni dei dodici Dei erano stati gli Egiziani i primi a metterle in uso; dai quali gli Elleni le avevano derivate; e che erano stati gli Egiziani i primi ad assegnare altari, statue e templi agli Dei, e a scolpire figure in pietra. E della maggior parte di queste asserzioni esibivano prove concrete. Aggiunsero che fu Min il primo uomo che abbia regnato in Egitto. 3) Sotto costui, dicevano che l'Egitto era , tranne il distretto di Tebe, una palude, e non ne emergeva, della regione oggi sita a settentrione del lago di Meri, per giungere al quale s'impiegano dal mare sette giorni di navigazione lungo il fiume, nessuna parte. 5 1) E ciò che dicevano del loro paese a me parve esatto. basta infatti vedere, non occorre esserne informati prima, perchè a una persona che capisce risulti chiaro che quella parte dell'Egitto verso cui si dirigono i naviganti ellenici, è un'aggiunta di territorio fatta agli Egiziani, un dono del fiume. E il paese posto ancor più a mezzogiorno di quel lago per tre giorni di navigazione, paese al quale i sacerdoti non avevano per nulla estesa la loro asserzione, ha pur esso tale carattere. 2) Com'è costituito il suolo dell'Egitto? Anzitutto quando ancora non si è arrivati, a distanza di un giorno di navigazione dalla costa, se getti lo scandaglio ritirerai del fango e constaterai la profondità di undici orge, il che dimostra come la terra venga trasportata fino a tale distanza. 6 1) E parliamo dell'Egitto vero e proprio. Le sue coste si prolungano, secondo la nostra delimitazione dell'Egitto dal seno Plintinete al lago Serbonide fiancheggiato dal monte Casio, per sessanta scheni; partendo dal lago si raggiungono sessanta scheni. 2) Chi ha poca terra misura il terreno a orge, chi ne ha di più la misura a stadi, a parasanghe quelli che posseggono molta terra, e a scheni chi possiede immense distese. La parasanga corrisponde a trenta stadi, e ogni scheno, che è misura egiziana, a sessanta stadi. Sicchè le coste dell'Egitto misurerebbero tremila e seicento stadi. 7 1) Dalla costa poi fino a Eliopoli nell'interno dell'Egitto è un'ampia regione, tutto pianura irrigua e melma. E per chi s'interna dal mare la via verso Eliopoli è simile in lunghezza alla via che dall'altare dei dodici Dei ad Atene conduce a Pisa, al tempio di Zeus Olimpio. 2) Se la si calcola, la differenza fra questi due percorsi risulta piccola, non più di quindici stadi: essi sono della stessa lunghezza. Al percorso da Pisa ad Atene mancano quindici stadi per essere di mille e cinquecento, che è appunto la distanza dal mare di Eliopoli. 8 1) Invece per chi s'interna da Eliopoli l'Egitto è angusto. Da una parte si stende la catena montuosa dell'Arabia che corre dall'Orsa a mezzogiorno e a noto e che prosegue ininterrotta verso l'interno fino al Mare così detto Rosso, ed è qui che si trovano le cave di pietra tagliate per le piramidi di Menfi, presso le quali la catena s'interrompe piegando verso la regione che ho detto, del Mar Rosso, e dove la catena Araba raggiunge la sua massima lunghezza essa si estende , da quanto ho appreso, per due mesi di marcia da oriente ad occidente, e le sue estrema parti orientali producono incenso. 2) Tale è dunque l'aspetto di questa catena. E un'altra catena, egiziana, dove si trovano le piramidi, si estende rocciosa e coperta di sabbia, dalla parte della Libia; essa scorre nella stessa direzione del ramo della catena araba che si estende verso mezzogiorno.3) Sicchè a partire da Eliopoli il paese d'Egitto non occupa più, nella sua larghezza, una gran distesa; ma quello che è l'Egitto, terra in pianura, si restringe per quattro giorni di navigazione a monte, e nel punto più angusto non mi parve che ci fossero dalla catena araba a quella detta di Libia più di duecento stadi. Dopo di che l'Egitto torna ad allargarsi. 9 1) Così configurata è questa regione. Da Eliopoli aTebe poi ci sono nove giorni di navigazione a monte: un percorso di quattromila ottocento sessanta stadi, che corrispondono ad ottantuno scheni. 2) E qui diamo tutte insieme le misure dell'Egitto in stadi. La costa egiziana è, come ho gia indicato, di tremila e seicento stadi, ed ora indicherò quanto c'è dal mare per risalire fino a Tebe: sono seimila e centoventi stadi. E da Tebe alla città chiamata Elefantina ci sono mille e ottocento stadi. 10 1) La maggior parte dunque di questa regione di cui ho parlato sembrava anche a me, così come dicevano i sacerdoti, una contrada recente dell'Egitto, perchè l'intervallo fra i monti dei quali ho fatto menzione, siti a settentrione della città di Menfi, mi pareva che dovesse essere stato una volta un braccio di mare, come , se queste piccole località si possono paragonare a vaste contrade, le regioni di Ilio, di Teutrania, di Efeso, e della pianura del Meandro. 2) Ma nessuno dei fiumi che hanno colmato queste regioni può per volume d'acqua essere paragonato ad una sola delle bocche del Nilo, che sono cinque. 3) E ci sono anche altri fiumi che senza avere la portata del Nilo hanno prodotto grandi effetti, fiumi dei quali potrei indicare i nomi: per esempio specialmente l' Acheloo, il quale traversando l' Acarnania e sfociando nel mare ha gia unito al continente metà delle isole Echinadi. 11 1) E c'è nella terra d'Arabia, non lungi dall'Egitto, un golfo che s'interna dal mare così detto Rosso, e che è lungo e largo come vi dirò: 2) quanto al percorso in lunghezza s'impiegano per traversarlo a cominciare dalla sua estremità interna fino al mare aperto, quaranta giorni procedendo a remi; e quanto all'ampiezza c'è dove il golfo è più largo, mezza giornata di navigazione. E vi ha luogo ogni giorno il flusso e il riflusso. 3) E appunto io ritengo che anche l'Egitto sia stato in altri tempi un golfo di tal genere. Un golfo che s'inoltrava dal Mare Settentrionale verso l'Etiopia come l'altro corre dal Mare Meridionale verso la Siria, e si sarebbero reciprocamente forati nel fondo se per una sottile striscia di terra non fossero corsi paralleli. 4) Se dunque il Nilo vorrà deviare il suo letto verso questo golfo d'Arabia, che cosa potrebbe impedire che, versandovisi il fiume, il golfo si colmi in uno spazio, mettiamo di ventimila anni? Per conto mio penso che si colmerebbe anche in diecimila anni. Come dunque non ci sarebbe con un fiume così grande e così attivo colmato nel tempo trascorso prima della mia nascita un golfo anche molto più grande di questo? 12 1) Io quindi credo a chi mi spiega così il costituirsi dell'Egitto, e ne sono personalmente convintissimo; perchè vedo che l'Egitto forma una prominenza dal continente, che sui suoi monti appaiono conchiglie, che sul suolo compaiono efflorescenze saline, tanto che anche le piramidi ne sono danneggiate, che solo sul monte al di la di Menfi si trova della sabbia , 2) e che inoltre la terra dell'Egitto non somiglia a quella dell'Arabia confinante, nè della Libia, anzi neppure a quella della Siria, giacchè la zona costiera dell'Arabia è abitata dai Siri, ma è nera e friabile, perchè costituita di melma e di terreno alluvionale che il fiume trasporta dall'Etiopia. 3) E noi sappiamo che il suolo della Libia è rossiccio e sabbioso, e quello dell'Arabia e della Siria argilloso e roccioso. 13 1) E un'altra prova mi fornirono i sacerdoti sulla costituzione del paese. Mi raccontarono che al tempo del re Meri, bastava che il Nilo salisse di otto braccia per irrigare l'Egitto a valle di Menfi. E quando i sacerdoti mi fornirono quest'informazione, non erano ancora, dalla morte di Meri, trascorsi novecento anni. Ora invece il fiume non inonda il paese se non sale di almeno quindici o sedici braccia. 2) Ed io ritengo che, se il suolo continuerà ad elevarsi in questa proporzione e ad aumentare in modo analogo, gli Egiziani che abitano tutta la regione a valle del lago di Meri, incluso il cosiddetto delta, verranno a mancare delle inondazioni del Nilo e saranno irrimediabilmente condannati a quella sorte che essi prevedevano per gli Elleni. 3) Avendo sentito che tutto il paese degli Elleni è bagnato dalla pioggia ma non irigato da fiumi, essi ebbero a dichiarare che un giorno gli Elleni sarebbero stati delusi nella loro così fiduciosa attesa e tormantati dalla carestia; volendo con questo linguaggio significare che se il Dio si fosse rifiutato di mandar loro la pioggia e si fosse ostinato a far perdurare la siccità, non disponendo di alcun'altra risorsa di acqua che di quella di Zeus, gli Elleni sarebbero morti di fame. 14 1) Giusta questa riflessione degli Egiziani sulla condizione degli Elleni; ma dirò adesso come stanno le cose per gli Egiziani stessi. Se il suolo del paese a valle di Menfi, quello che va elevandosi, dovesse acquistare in altezza in proporzione del passato, sarà fatale che gli Egiziani che abitano quella regione soffrano la fame, dato che sul loro paese non pioverà, e che il fiume non potrà inondare i campi. 2) Per ora invece raccolgono i frutti della terra con minor fatica di tutti gli altri uomini e del resto degli Egiziani; perchè non si travagliano ad aprire i solchi con l'aratro o a sarchiare, nè in alcun'altra fatica che il resto degli uomini compie per le messi; il fiume viene da se ad irrigare i campi, li irriga, se ne ritrae, e ognuno semina il proprio campo, vi immette i maiali, e quando il seme ne è stato calpestato non gli resta che attendere la mietitura. Fa trebbiare il grano dai maiali, e lo mette in serbo. 15 1) Gli Ioni ritengono che l'Egitto sia costituito dal solo delta, affermano che la sua costa va dalla così dette Vedetta di Perseo fino alle saline del Pelusio, lungo un percorso di quaranta scheni, e dicono che l'Egitto si stende dal mare verso l'interno fino alla città di Cercasoro , dove il Nilo di divide in due braccia, verso Pelusio e verso Canopo, e il resto dell'Egitto sostengono che appartiene alla Libia e all'Arabia. M se volessimo seguire questo modo di vedere, potremmo provare che in un tempo anteriore gli Egiziani erano senza terra. 2) <infatti il loro Delta, l'affermano gli stessi Egiziani ed io ne sono convinto, è formato da terreno alluvionale, ed è per così dire venuto di recente alla luce. Se dunque nemmeno esisteva una terra Egiziana, perchè si sarebbero dati da fare per sostenere la loro convinzione di essere il popolo più antico del mondo? Nè sarebbe occorso che ricorressero all'esperimento dei fanciulli, per vedere quale ne sarebbe stato il primo linguaggio. 3) Invece io penso che gli Egiziani non siano sorti insieme con la contrada che gli Ioni chiamano Delta, ma siano esistiti da sempre, da quando sorse il genere umano, e che durante lo sviluppo della regione molti di loro siano rimasti man mano indietro, mentre molti altri andavano scendendo col fiume. Sicchè anticamente veniva chiamato Egitto il territorio di Tebe, il cui perimetro misura seimila e centoventi stadi. 16 1) Se dunque il nostro modo di vedere è giusto , è errata l'opinione degli Ioni sull'Egitto. Ma anche se in questo argomento il parere degli Ioni è esatto, io dimostro che gli Elleni e gli Ioni stessi fanno male i conti, quando dicono che tutta la terra si divide in tre parti, Europa, Asia e Libia. 2) Dovrebbero aggiungere una quarta parte, il Delta dell'Egitto, dato che esso non si aggrega nè all'Asia nè alla Libia; perchè non certo il Nilo separa secondo questo ragionamento l'Asia dalla Libia, esso che si divide al vertice del Delta; il quale Delta si verrebbe quindi a trovare fra l'Asia e la Libia. 17 1) Ma lasciamo stare l'opinione degli Ioni; noi sosteniamo questo: che l'Egitto e tutta la terra abitata dagli Egiziani, come la Cilicia è quella abitata dai Cilici e l'Assiria quella abitata dagli Assiri; e non conosciamo fra l'Asia e la Libia altro vero confine che quello dell'Egitto. 2) Se noi seguiamo il modo di vedere degli Elleni, riterremo che tutto l'Egitto, a cominciare dalle Cateratte e dalla città di Elefantina, sia diviso in due parti e partecipi dei due nomi, perchè una metà apparterrebbe alla Libia e l'altra all'Asia. 3) Infatti a cominciare dalle cateratte il Nilo divide, fino al mare l'Egitto per metà. Esso scorre, fino alla città di Cercasoro, in un solo letto, ma dopo questa città si divide in tre rami: 4) uno verso oriente, che si chiama la foce di Pelusio, e un altro verso occidente, che porta nome di foce di Canopo. E passiamo adesso al ramo dritto del Nilo. Provenendo dall'interno il fiume giunge al vertice del Delta, a partire dal quale divide il Delta a metà e sbocca nel mare, con una foce che non è la più scarsa di volume d'acqua nè la meno famosa, che si chiama la Sebennitica. 5) E altre due foci si diramano dalla Sebennitica al mare, che portano i nomi, l'una di foce Saitica e l'altra di foce Mendesia. La Bolbitina e la Bucolica non sono naturali ma artificiali. 18)
1 La mia opinione, che la grandezza dell’Egitto corrisponda alle
indicazioni che ho date, è confermata dall’oracolo di cui ebbi
notizia quando la mia opinione s’era già formata. 2 Le popolazioni
delle città di Marea e di Api, abitanti le zone dell’Egitto limitrofe
alla Libia, non tolleravano, convinte di essere libiche e non egizie, le
prescrizioni sacre; non volevano astenersi dalla carne di vacca; e
mandarono ad interrogare l’oracolo di Ammone, dichiarando di non avere
nulla in comune con gli Egiziani. Abitavano fuori del Delta e parlavano
la stessa lingua; sicchè volevano mangiare di tutto. 3 Ma ciò non fu
loro accordato dal Dio:”Egitto è la regione irrigata dalle
inondazioni del Nilo, Egiziani sono quelli che abitano a valle della
città di Elefantina e che bevono l’acqua di questo fiume”.Così fu
loro risposto. E nelle sue piene il Nilo inonda non soltanto il Delta,
ma anche -per due giorni di marcia dalle due parti, dove più dove meno-
delle località che si dice appartengano alla Libia e all’Arabia. 19)
1 Sulla natura del fiume non ho potuto raccogliere nessuna
delucidazione, nè dai sacerdoti nè da alcun’altra persona. 2 Eppure
avrei sentito volentieri perchè la piena del Nilo duri 100 giorni a
cominciare dal solstizio d’estate, e perchè, raggiunto il termine di
questo periodo, il fiume si ritiri, abbassi il livello delle acque, e
per tutto l’inverno fino al nuovo solstizio d’estate rimanga in
magra. 3 Ma non c’è stato un Egiziano dal quale sia riuscito a
raccogliere alcuna spiegazione su questi fenomeni, quando chiedevo perchè
il Nilo abbia la facoltà di comportarsi al contrario degli altri fiumi.
Li interrogavo per sapere ciò che ho detto, e perchè dal Nilo
soltanto, fra tutti i fiumi, non spirino brezze. 20)
1 Ma certi Elleni, per farsi fama di dotti, hanno enunciato sul
variare delle acque del Nilo tre spiegazioni, di due delle quali non
ritengo che valga la pena far menzione, tranne che per un’indicazione
sommaria. 2 Secondo la prima di esse,le piene del fiume dipendono dai
venti Etesi, che impedirebbero al Nilo di riversarsi nel mare. Ma spesso
gli Etesi non soffiano affatto, e il comportamento del Nilo non cambia.
3 Inoltre , se la causa fosse degli Etesi, bisognerebbe che tutti gli
altri fiumi che scorrono in senso a loro contrario si comportassero in
modo analogo ed identico al Nilo; e tanto più in quanto, essendo più
piccoli, la loro corrente è più debole; mentre molti fiumi della Siria
e della Libia si comportano in maniera del tutto diversa. 21)
La seconda spiegazione è meno scientifica della precedente e ad
esporla più strana. Il Nilo subirebbe questi fenomeni perchè deriva
dall’Oceano, il quale Oceano circonderebbe tutta la Terra. 22)
La terza spiegazione poi, che è di gran lunga la più speciosa,,e
anche la più falsa di tutte. Che valore può infatti avere
l’affermazione per cui il Nilo - il quale sbocca nell’Egitto venendo
dalla Libia attraverso l’Etiopia ! - proverrebbe dalla fusine delle
nevi? 2 Come può trarre origine dalle nevi se scende dalle regioni più
calde verso altre più temperate? Basta sapere ragionare su questi
argomenti perchè molte prove ci convincano che tale provenienza è
persino inverosimile, per il Nilo. La prima e più soddisfacente è
quella dei venti: i quali spirano caldi
dalla sua regione di origine. 3 La seconda è costituita dal
fatto che in quella contrada non cade mai pioggia nè si forma ghiaccio.(
La pioggia è, dentro cinque giorni da una nevicata, inevitabile; quindi
se lì nevicasse pioverebbe.) La terza prova è il colorito degli
uomini, che è, a causa del clima torrido,nero. 4 I nibbi e le rondini
rimangono in quei luoghi tutto l’anno, senza abbandonarli; e le gru,
fuggendo l’inverno della Scizia, vi si recano per svernarvi. se ,
invece per quanto poco, vi nevicasse, è irrefutabilmente provato che
non avrebbe, in questa regione attraversata dal corso del Nilo e da cui
esso prende origine, nessuno di questi fenomeni. 23)
Chi poi ha parlato dell’Oceano si riferisce ad una causa ignota
e toglie ogni possibilità di esame. Io non conosco l’esistenza di
alcun fiume Oceano, e credo che questo nome sia un’invenzione di Omero
o di qualcuno dei poeti precedenti, che l’hanno introdotto nella loro
poesia. 24)
1 Che se, dopo la critica delle spiegazioni messe innanzi da altri, devo
esprimere la mia opinione su questa astrusa questione, dirò da che cosa
secondo me dipende il fatto che la piena del Nilo abbia luogo in estate.
Durante la stagione invernale le tempeste scacciano il sole dal suo
corso abituale, ed esso percorre l’interno della Libia. 2 E se mi si
chiede la spiegazione più concisa non ho nient’altro da aggiungere.
E’ infatti naturale che la contrada a cui questo Dio è più vicino e
che egli attraversa sia più sitibonda, e che le correnti dei suoi fiumi
si inaridiscono. 25)
1 Ma se mi si chiede una spiegazione in più ampia sono pronto a darla.
Percorrendo l’interno della Libia produce il Sole i seguenti effetti.
Giacchè l’aria di questa contrada rimane perpetuamente serena, e la
terra vi è calda e senza venti freddi, il Sole vi provoca, nel
percorrerla, quegli effetti che suole produrre d’estate quando passa a
metà del cielo: 2 trae a sè l’acqua e, dopo averla attratta, la
restituisce nella zona più interna, dove i venti ne raccolgono,
disperdono e sciolgono i vapori. Si spiega così benissimo che i venti
che spirano da questa regione, il noto e il lips, siano di gran lunga i
più piovosi fra tutti. 3 Ma io credo che il sole neppure restituisca
tutta l’acqua che volta
per volta assorbe dal Nilo, e che una parte di essa rimanga
intorno a lui. Quando poi l’inverno si mitiga, il sole torna di nuovo
a metà del cielo, 4 e da questo momento assorbe ugualmente da tutti i
fiumi, i quali sono finora stati in piena, avendo ricevuto molta acqua
piovana, ed essendo la terra umida
di pioggia e solcata da canali, ma d’estate non hanno forza
perchè vengono a mancar loro le piogge e sono assorbiti dal sole. 5
Invece il Nilo, che d’inverno non riceve piogge ed è assorbito dal
sole, è l’unico fiume che in questa stagione corra naturalmente molto
più basso del livello normale che non d’estate; perchè d’estate è
assorbito
non diversamente da tutti gli altri corsi d’acqua, mentre
d’inverno è l’unico ad essere assorbito. 26) 1 Sicchè io mi son convinto che questi fenomeni dipendono dal Sole. Da quello stesso sole che è pure secondo me la causa per cui l’aria, bruciata durante il suo percorso,è, in quella contrada, asciutta. Regna così nell’interno della Libia un’estate perpetua. 2 Ma se mutasse il corso delle stagioni, e in quella zona del cielo dove ora c’è borea e l’inverno stessero noto e il mezzogiorno, e dove ora si trova noto ci fosse borea, se le cose stesero così, il sole scacciato da mezzo al cielo dall’inverno e da borea, percorrerebbe, come ora percorre l’interno della Libia, l’interno dell’Europa, l’attraverserebbe tutta e credo che produrrebbe sull’Istro quegli effetti che ora produce sul Nilo. 27) Per il fatto che dal Nilo non spirano brezze, è mia opinione che da contrade molto calde non se ne levi alcuna. Le brezze spirano di solito da una regione fredda. 28) 1 Ma lasciamo queste cose come sono e come sono sempre state. Nessuno degli Egiziani, dei Libi e degli Elleni che hanno parlato con me ha sostenuto di conoscere le sorgenti del Nilo, tranne il sovraintendente al tesoro sacro di Atena, la città egiziana di Sais. 2 Il quale affermava di essere esattamente informato, ma a me fece l’impressione che scherzasse. Diceva che c’erano due monti, con le vette terminanti in punta, siti tra la città di Siene nella Tebaide, ed Elefantina; e che questi monti portavano i nomi l’uno di Crofi e l’altro di Mofi. 3 Le sorgenti del Nilo sarebbero senza fondo e proromperebbero fra questi monti; e metà delle acque scorrerebbero verso l’Egitto e il vento di borea, l’altra metà verso l’Etiopia e il noto. 4 Le sorgenti sarebbero senza fondo: cosa che sarebbe risultata da un esperimento del re Psammetico. Il quale avrebbe fatto intrecciare una fune di molte migliaia di orge, l’avrebbe calata in quel punto, ed essa non sarebbe giunta al fondo. 5 Secondo me il racconto di questo sovraintendente dimostra, se egli diceva ciò che riteneva vero, che in quel punto hanno luogo forti vortici e un riflusso, e che lo scandaglio gettato non può, per l’urto dell’acqua contro i monti, toccare il fondo. 29) 1 Da nessun altro son riuscito ad apprendere alcunchè. Ma dirò quanto ho saputo e fin dove ho potuto sapere. Fino alla città di Elefantina sono giunto con i miei occhi; da essa in poi ho attinto notizie per sentito dire. 2 Risalendo dalla città di Elefantina il paese è ripido. Si deve avanzare legando il vascello ai due lati, come un bue; se si libera la forza della corrente se lo porta via d’impeto. In questa regione si naviga per quattro giorni. E il Nilo vi è sinuoso come il Meandro. 3 Si deve navigare in questa maniera per dodici scheni, e si arriva in una pianura unita dove il Nilo circonda un’isola che si chiama Tachompso. 4 Da Elefantina in su abitano ormai Etiopi, come anche su metà dell’isola, sull’altra metà della quale abitano Egiziani. All’isola è contiguo un gran lago, intorno al quale, abitano etiopi nomadi. Lo si attraversa e si riprende il corso del Nilo, che sbocca in questo lago. 5 E poi si sbarca, e si fa una marcia di quaranta giorni lungo il fiume; perchè dal Nilo sporgano scogli acuti e vi affiorano molte rocce, attraverso le quali è impossibile navigare. 6 Si percorre, nei quaranta giorni che ho detto, questa regione, e si torna ad imbarcarsi in un altro vascello per un’altra navigazione di dodici giorni, dopo i quali si arriva in una grande città che porta il nome di Meroe. Si dice ch’essa sia la metropoli di tutti gli Etiopi. 7 I soli dei adorati dai suoi abitanti sono Zeus e Dioniso, che sono tenuti in grande onore. E presso di loro sorge un oracolo di Zeus. Muovono in guerra quando e dove lo comandano i vaticini di questo Dio. 30) 1 Navigando da questa città si arriva presso i Disertori, in altrettanto tempo quanto se ne è impiegato da Elefantina alla metropoli degli Etiopi. Questi Disertori si chiamano Asmach, parola che tradotta nella lingua degli Elleni significa “quelli che stanno alla sinistra del re”. 2 Questi Egiziani della casta dei guerrieri erano duecentoquarantamila, e passarono agli Etiopi per il motivo che sto per dire. Al tempo del re Psammetico vi era nella città di Elefantina di fronte agli Etiopi una guarnigione, una seconda a Dafne nel Pelusio, una terza di fronte agli Arabi e agli Assiri, e una quarta a Marea, di fronte alla Libia. 3 E ancora ai miei tempi e sotto i Persiani le guarnigioni erano così disposte, come sotto Psammetico. C’è infatti ad Elefantina e a Dafne un presidio Persiano. Quegli Egiziani erano stati di guarnigione per tre anni, e nessuno veniva a dar loro il cambio. Si consultarono, si ribellarono tutti di comune accordo a Psammetico, e marciarono verso l’Etiopia. 4 Psammetico ne fu informato e li inseguì; li raggiunse e li pregò insistentemente per dissuaderli dall’abbandonare gli Dei patrii, i figli e le donne. Ma si dice che uno gli abbia risposto, mostrandogli i genitali, che con quelli avrebbero avuto ovunque i figli e le donne. 5 Giunsero in Etiopia e si consegnarono al re degli Etiopi. Il quale,essendo in conflitto con un gruppo di Etiopi, li ricambiò invitandoli a scacciarli e ad occupare il territorio. E questi Egiziani si insediarono nel suolo degli Etiopi, i quali ne assimilarono i costumi e divennero più civili. 31) Sicchè il corso del Nilo è conosciuto, oltre i confini dell’Egitto, per quattro mesi di navigazione e di marcia. In realtà risulta, a conti fatti, che tanti sono i mesi che s’impiegano per un viaggio da Elefantina a questi Disertori. E il corso del fiume procede da occidente. Ma da da qui in poi non si possono più avere notizie esatte, essendo la regione, per il grande calore deserta. 32
1) Ma dirò ciò che ho sentito da uomini di Cirene. Dicevano di essersi
recati all’oracolo di Ammone e di essere venuti a colloquio con il re
degli Ammoni Etearco. Discorrendo, la conversazione era caduta sul Nilo,
e nel fatto che nessuno ne conosceva le sorgenti. Allora Etearco avrebbe
detto che erano venuti da lui dei Nasamoni, 2) popolazione della Libia
che abita la Sirte e un breve tratto più a oriente. 3) Che erano giunti
e che, richiesti se fossero in grado di allargare le sue cognizioni sui
deserti della Libia, avrebbero risposto che c’erano stati presso di
loro giovani sfrenati, figli di alti personaggi, i quali divenuti
adulti, avrebbero, fra le altre stravaganze, tratti a sorte cinque di
loro per esplorare i deserti della Libia e tentare di scoprire qualche
cosa di più delle più lontane scoperte già fatte. 4) La costa della
Libia lungo il mare settentrionale, cominciando dall’Egitto fino al
capo Soloento che segna la fine della Libia, è tutta occupata da
libici, anzi da molte popolazioni libiche, tranne le località abitate
da elleni e fenici. Ma al di là della costa e delle popolazioni della
zona marittima della Libia è piena di belve. E al di là della zona
delle belve c’è sabbia, terribile siccità e deserto assoluto. 5)
Questi giovani mandati dai loro coetanei percorsero, ben forniti di
acqua e di viveri, il paese abitato, lo attraversarono, e giunti alla
zona della belve; usciti dalla quale s’inoltrarono nel deserto
seguendo la via verso il vento zefiro; 6) Percorsero per molti giorni un
lungo tratto di paese sabbioso, e finalmente videro degli alberi che
sorgevano in una pianura; vi si avvicinarono, e cominciarono a
raccogliere i frutti che quegli alberi portavano; ma mentre li
raccoglievano furono assaliti da uomini di piccola statura, al di sotto
della normale, che li presero e li trassero con se. I nasamoni non
capivano nulla della loro lingua, e neppure quelli che li traevano con
se capivano i Nasamoni. 7) Furono condotti attraverso paludi vastissime,
le attraversarono, e giunsero in una città dove tutti erano di statura
eguale a quella dei loro rapitori e di pelle nera. E scorreva lungo la
città da occidente verso il sol levante un gran fiume, nel quale si
vedevano coccodrilli. 33
1) Non prolungherò oltre il racconto dell’ammonio Etearco. Aggiungo
solo che egli asseriva che i Nasamoni, per detto dei Cirenei, fossero
rimpatriati, e che gli uomini presso i quali essi sarebbero giunti
fossero tutti stregoni. 2) Questo fiume che scorreva presso la città
anche Etearco congetturava che fosse il Nilo; ed è ragionevole pensarlo
e crederlo. Proviene infatti il Nilo dalla Libia, da esso divisa a metà;
e, per quanto i congetturo deducendo ciò che non si conosce da ciò che
tutti sanno, la distanza tra la sua foce e l’origine è la stessa che
per l’Istro. 3) Infatti il coro del fiume Istro, che comincia dai
Celti e dalla città di Pirene, divide l’Europa nel mezzo. ( I Celti
si trovanofuori delle colonne D’Eracle, e confinano con i Cinesii,
l’ultima popolazione europea verso occidente. 4) Attraversa, l’istro,
tutta l’Europa, e sbocca nelle acque del Mare Ospitale, dove i coloni
Milesi hanno la città di Istria. 34
1) Sicchè attraversando paesi abitati, questo fiume è conosciuto da
molti, mentre delle sorgenti del Nilo nessuno sa dare notizia, perchè
la Libia, da esso percorsa, è inabitata e deserta. Ho parlato del corso
del Nilo fino al limite che le mie ricerche hanno potuto raggiungere.
Esso sbocca nell’Egitto, e l’Egitto e sito pressappoco rimpetto alla
Cicilia Montuosa, 2) dalla quale a Sinope sul Mare Ospitale ci sono per
un uomo svelto in linea dritta cinque giorni di cammino; e Sinope è
sita dirimpetto alla foce dell’Istro. Sicchè ritengo che il Nilo, il
quale attraversa tutta la Libia, abbia una corso uguale all’Istro. 35
1)
Passo invece a parlare diffusamente dell'Egitto perché, rispetto a ogni
altro paese, è quello che racchiude in sé più meraviglie e che
presenta più opere di una grandiosità indescrivibile: ecco perché se
ne discorrerà più a lungo.1) Gli
Egiziani oltre a vivere in un clima diverso dal nostro e ad avere un
fiume di natura differente da tutti gli altri fiumi, possiedono anche
usanze e leggi quasi sempre opposte a quelle degli altri popoli: presso
di loro sono le donne a frequentare i mercati e a praticare la
compravendita, mentre gli uomini restano a casa a lavorare al telaio; e
se in tutto il resto del mondo per tessere si spinge la trama verso
l'alto, gli Egiziani la spingono verso il basso. Gli uomini portano i
pesi sulla testa, le donne li reggono sulle spalle. 3) Le donne orinano d'in piedi, gli uomini accovacciati; inoltre
fanno i loro bisogni dentro casa e consumano i pasti per la strada,
sostenendo che alle necessità sconvenienti bisogna provvedere in luoghi
appartati, a quelle che non lo sono, invece, davanti a tutti. 4) Nessuna
donna svolge funzioni sacerdotali né per divinità maschili né per
divinità femminili: per gli uni e per le altre il compito spetta agli
uomini. I figli maschi non hanno alcun obbligo di mantenere i genitori
se non lo desiderano, ma per le figlie l'obbligo è ineludibile anche se
non vogliono. 36
1) Negli altri paesi i sacerdoti degli dei portano i capelli lunghi,
invece in Egitto se li radono. E se presso gli altri popoli, in caso di
lutto, i più colpiti, di regola, si radono il capo, gli Egiziani,
quando qualcuno muore, si lasciano crescere i capelli e la barba che
prima si radevano. 2) Gli altri uomini vivono ben separati dagli
animali, in Egitto si abita insieme con loro. Gli altri si nutrono di
grano e orzo, in Egitto chi si nutre di questi prodotti si attira il
massimo biasimo: essi si preparano cibi a base di "olira", che
alcuni chiamano "zeia". 3) Impastano la farina con i piedi
mentre lavorano il fango con le mani [e ammucchiano il letame]. Gli
Egiziani si fanno circoncidere, mentre le altre genti, a eccezione di
quanti hanno appreso da loro tale pratica, lasciano i propri genitali
come sono. Ogni uomo possiede due vestiti; le donne ne possiedono uno
solo. 4) Gli altri legano gli anelli delle vele e le sartie all'esterno,
gli Egiziani all'interno. I Greci scrivono e fanno di conto coi
sassolini da sinistra a destra, gli Egiziani da destra a sinistra, e ciò
facendo sostengono di procedere nel verso giusto, mentre i Greci
scriverebbero a rovescio. Possiedono due sistemi di scrittura che
chiamano "sacra" e "demotica". 37
1)
Sono straordinariamente devoti, più di tutti gli uomini e si
attengono alle seguenti prescrizioni: bevono in tazze di bronzo, che
sfregano ben bene ogni giorno, tutti, senza eccezioni; 2) indossano
vesti di lino sempre lavate di fresco, e nel lavarle mettono molta cura.
E si circoncidono per ragioni igieniche, anteponendo l'igiene al decoro
personale. Ogni due giorni i sacerdoti si radono tutto il corpo per non
avere addosso pidocchi o sudiciume di qualunque genere mentre servono
gli dei: i sacerdoti 3) indossano solo vesti di lino e calzano solo
sandali di papiro: non possono portare indumenti o calzari di materiale
diverso. Si lavano con acqua fredda due volte al giorno e due volte ogni
notte e si attengono a vari altri cerimoniali: ne hanno a migliaia, si
fa per dire. 4) Ma la loro condizione comporta anche privilegi non
indifferenti; per esempio non consumano e non spendono il loro
patrimonio privato: gli vengono cotti pani sacri e quotidianamente
ricevono ciascuno una grande quantità di carni bovine e di oca; e gli
si offre anche vino d'uva; di pesci però non possono cibarsi. 5) Gli
Egiziani non seminano assolutamente fave nel loro paese, e quelle che
crescono spontaneamente non le mangiano né crude né cotte: i sacerdoti
non ne tollerano neppure la vista considerandole un legume impuro. Non
c'è un solo sacerdote per ciascuna divinità, ma molti e uno di loro
funge da sommo sacerdote; e quando ne muore uno gli succede il figlio. 38 1) Considerano gli Egiziani,sacri ad Epafo i buoi e perciò li selezionano con cura: se vedono in un bue anche un solo pelo nero lo ritengono impuro.2) Uno dei sacerdoti è preposto a compiere questa ispezione: esamina l'animale facendolo stare in piedi e steso sul dorso e gli osserva anche la lingua accertandone la purezza sulla base di certi indizi prestabiliti di cui parlerò in un'altra occasione; esamina anche i peli della coda per vedere se sono cresciuti normalmente. 3) Se il bue risulta completamente privo di impurità, il sacerdote lo contrassegna legandogli un foglio di papiro intorno alle corna; sul papiro applica creta da sigilli; vi appone il marchio e l'animale viene portato via. Per chiunque sacrifichi un bue privo di marchio è prevista la morte come punizione. Questo per quanto riguarda la cernita del bestiame; il sacrificio poi si svolge così. 39
1) Conducono la bestia marchiata presso l'altare designato per il rito e
accendono il fuoco; versano quindi libagioni di vino sulla vittima e la
sgozzano sull'altare invocando il dio, e dopo averla sgozzata le
tagliano la testa. 2) Il corpo lo scuoiano, la testa invece, dopo averle
scagliato contro numerose maledizioni, la portano via: dove c'è un
mercato e tra la popolazione si trovino commercianti greci, allora la
portano al mercato e la vendono, dove non ci sono Greci la gettano nel
fiume. 3) Nel maledire le teste di bue pregano che se una sciagura sta
per sopravvenire sui sacrificanti o sull'Egitto intero, si scarichi
invece su quella testa. 4) Quanto alle teste degli animali sacrificati e
alla libagione di vino tutti gli Egiziani osservano lo stesso rituale,
identico, per tutti i sacrifici; in conseguenza proprio di tale usanza,
nessun Egiziano si ciberebbe mai della testa di alcun animale 40
1) Invece l'estrazione delle viscere
della vittima e il modo di bruciarle differiscono a seconda dei
sacrifici. E ora vengo a parlare della dea che essi considerano più
importante, in onore della quale celebrano la festa più importante.2)
Dopo aver scuoiato il bue, pronunciano le preghiere rituali e lo
sventrano togliendo tutti gli intestini ma lasciando nella carcassa i
visceri e il grasso; tagliano poi le zampe, la punta dei lombi, le
spalle e il collo. 3) Quindi riempiono ciò che resta del bue con pani
di farina pura, miele, uva secca, fichi, incenso, mirra e altre sostanze
aromatiche, e così riempito lo bruciano in sacrificio versandovi sopra
olio in abbondanza. Prima del sacrificio osservano il digiuno; e mentre
le vittime bruciano tutti si battono il petto; quando hanno smesso di
battersi il petto, si preparano un banchetto con le parti rimaste della
vittima. 41
1) Tutti gli Egiziani
sacrificano i buoi maschi e i vitelli che risultano puri, ma non possono
toccare le mucche in quanto sacre a Iside. 2) E infatti la statua di
Iside rappresenta una donna con corna bovine, proprio come i Greci
raffigurano Io; assolutamente non c'è animale domestico venerato dagli
Egiziani più delle femmine dei bovini. 3) Per questo motivo mai nessun
Egiziano, uomo o donna, accetterebbe di baciare un Greco sulla bocca, né
mai userebbe il coltello, lo spiedo o la pentola di un Greco, e neppure
assaggerebbe la carne di un bue puro tagliato con un coltello greco.4)
Quando un bovino muore, gli danno sepoltura nel modo seguente: le
mucche le gettano nel fiume, i buoi li seppelliscono ciascuno nel
proprio sobborgo, lasciando spuntare dal suolo a mo' di indicazione un
corno della bestia o anche entrambi. Si attende che l'animale si sia
decomposto e al momento stabilito in ogni città arriva una barca
dall'isola chiamata Prosopitide.5)
L'isola si trova nel Delta: nel suo perimetro, di nove scheni, si
trovano varie altre città, ma quella da cui vengono le imbarcazioni a
caricare le ossa dei buoi si chiama Atarbechi; qui ha sede un tempio
sacro ad Afrodite.6) Da
Atarbechi partono in molti verso differenti città: dissotterrano le
ossa, le portano via e le seppelliscono in un unico luogo. E così
seppelliscono anche gli altri animali che muoiono; anche per essi vige
l'identica legge: non li possono uccidere. 42 1) Quanti hanno eretto un tempio a Zeus Tebano, o sono del distretto di Tebe, sacrificano capre evitando di toccare le pecore. 2) In effetti gli Egiziani non venerano tutti ugualmente gli stessi dei, tranne Iside e Osiride, che dicono corrispondere a Dioniso: queste due divinità le venerano proprio tutti. Quanti hanno un santuario di Mendes o fanno parte del distretto Mendesio si astengono dal sacrificare caprini e uccidono solo ovini. 3) I Tebani e chi ha appreso da loro ad astenersi dalle pecore dicono che tale regola venne imposta loro per la seguente ragione. Eracle, raccontano, fu preso da un gran desiderio di vedere Zeus, ma Zeus non voleva essere visto da lui; poiché Eracle insisteva Zeus dovette ricorrere ad un artificio: 4) scuoiò un montone e gli tagliò la testa; poi si mostrò a Eracle tenendo la testa del montone davanti alla propria e indossandone la pelle. Ecco perché gli Egiziani rappresentano Zeus nelle statue con la testa di montone; e come gli Egiziani fanno gli Ammoni, che sono coloni egiziani ed etiopici e la cui lingua è una via di mezzo tra l'egiziano e l'etiope. 5) A mio parere gli Ammoni derivarono dal dio egizio anche il loro nome, dato che gli Egiziani chiamano Ammone Zeus. Dunque per questo motivo i Tebani non sacrificano i montoni, anzi li ritengono animali sacri. 6) Però c'è un giorno, nell'anno, durante la festa di Zeus, in cui uccidono un montone, lo scuoiano e con la sua pelle rivestono nella stessa maniera la statua di Zeus; accanto ad essa trasportano una statua di Eracle; dopodiché tutti gli addetti al tempio si battono il petto in segno di lutto per il montone e lo seppelliscono in una fossa (barca) consacrata. 43
1)
A proposito di Eracle ho sentito raccontare che è una delle
dodici divinità. Dell'altro Eracle, quello conosciuto dai Greci, in
nessuna parte dell'Egitto ho potuto avere notizie.2)
Che non siano stati gli Egiziani a prendere il nome di Eracle dai
Greci, ma piuttosto i Greci dagli Egiziani, e precisamente quei Greci
che chiamarono Eracle il figlio di Anfitrione, molti indizi me lo
provano e il seguente in particolare: Anfitrione e Alcmena, i genitori
dell'Eracle greco, avevano antenati originari dell'Egitto. Del resto gli
Egiziani dichiarano di non conoscere i nomi né di Posidone né dei
Dioscuri, e non li annoverano fra le restanti divinità. 3) Ora, se gli
Egiziani avessero adottato dai Greci un personaggio divino, si sarebbero
ricordati di questi in misura non minore, ma maggiore, se è vero che
anche allora erano dediti alla navigazione ed esistevano dei marinai
Greci; così almeno mi aspetterei e questo il mio ragionamento richiede.
Insomma non Eracle bensì queste altre figure divine gli Egiziani
avrebbero dovuto derivare dai Greci.4)
L'Eracle egiziano è certamente un dio antico; come essi stessi
raccontano fra il regno di Amasi e l'epoca in cui gli originari otto dei
diventarono dodici (Eracle secondo loro era uno di questi dodici) son
passati 17.000 anni. 44
1) Io poi, volendo
conoscere le cose con chiarezza da chi era in grado di dirmele, mi recai
per mare fino a Tiro, in Fenicia; avevo saputo che là si trovava un
tempio sacro a Eracle, 2) e lo vidi, riccamente adorno di molti e vari
doni votivi; e fra l'altro c'erano due colonnine, una d'oro puro,
l'altra di smeraldo che nella notte riluceva grandemente. Conversando
con i sacerdoti del dio domandai da quanto tempo fosse stato costruito
il tempio, 3) e così constatai che neanche nel caso loro c'era
concordanza con i Greci: mi risposero infatti che il tempio risaliva
all'epoca della fondazione di Tiro, e che Tiro era abitata da 2300 anni.
A Tiro vidi anche un altro tempio di Eracle, detto di Eracle Tasio, 4)
perciò visitai anche Taso e vi trovai un santuario di Eracle edificato
dai Fenici che, andando per mare alla ricerca di Europa, fondarono Taso;
e tutto ciò era accaduto almeno cinque generazioni prima che in Grecia
nascesse l'Eracle figlio di Anfitrione. 5) Le indagini dimostrano
dunque, con evidenza, che Eracle è un dio molto antico. Per conto mio
l'atteggiamento più corretto lo mostrano quei Greci che hanno edificato
santuari dedicati a due Eracle, a uno sotto l'appellativo di Olimpio
offrendo sacrifici come a un dio immortale, all'altro rendendo onori
come a un eroe. 45
1) Sono molte e varie le
cose che i Greci raccontano con assoluta superficialità, fra le quali
una sciocca storia riguardante un viaggio di Eracle in Egitto; qui gli
Egiziani dopo avergli legato intorno alla testa le sacre bende lo
avrebbero condotto in processione per immolarlo a Zeus; lui per un po'
sarebbe rimasto tranquillo, ma poi, quando cominciarono presso l'altare
i riti per il suo olocausto, fece ricorso alla forza e uccise tutti gli
Egiziani. 2) A me pare che i Greci narrando questa favoletta dimostrino
di ignorare assolutamente l'indole e le usanze egiziane. Infatti, gente
per cui costituisce empietà persino immolare animali, tranne ovini,
buoi, vitelli, e purché siano puri, e oche, come potrebbe, gente così,
compiere sacrifici umani? 3) E
come avrebbe potuto Eracle, da solo, e per di più da semplice mortale,
a sentir loro, uccidere decine di migliaia di Egiziani? A noi che
abbiamo speso così tante parole su tali argomenti gli dei e gli eroi
concedano il loro favore. 46
1) Ma ecco perché i Mendesi, Egiziani da noi già nominati, non
sacrificano né i maschi né le femmine delle capre: essi annoverano Pan
fra le otto divinità, e dicono che queste otto divinità esistevano
prima dei dodici dei, 2) e
gli artisti nelle loro pitture e nelle loro sculture rappresentano Pan
come fanno i Greci, con volto di capra e zampe di capro; non perché lo
credano fatto così, anzi lo ritengono simile agli altri dei, ma per una
ragione che ora non mi fa piacere riferire. 3) I Mendesi venerano tutti
i caprini, gli esemplari femmina e ancora di più i maschi, i cui
guardiani ricevono onori maggiori; tra gli animali ce n'è uno
particolarmente venerato alla cui morte nel nomo di Mendes si proclama
un lutto generale. 4) Tra l'altro capro e Pan, in egiziano si dicono
"mendes". E ai miei tempi in questo distretto avvenne un fatto
straordinario: pubblicamente una donna si accoppiava con un capro, alla
luce del sole, dico, davanti a tutti. 47
1) Gli Egiziani considerano
il maiale un animale immondo; già uno, se fa tanto di sfiorare un
maiale passandogli accanto, va subito a immergersi nel fiume, così com'è,
con tutti i vestiti indosso; i guardiani di maiali, poi, anche se
egiziani di nascita, sono gli unici a non poter entrare in alcun
santuario egiziano; e nessuno desidera concedere per sposa sua figlia a
uno di loro, o prendere in moglie la figlia di un porcaro, tanto che i
porcari finiscono per celebrare matrimoni solo all'interno del gruppo.
2) Gli Egiziani non ritengono lecito offrire suini a dei che non siano
Selene e Dioniso; a tali divinità sacrificano maiali, nello stesso
periodo, nello stesso plenilunio, e ne mangiano le carni. Sul motivo per
cui nelle altre feste si astengono con orrore dai maiali, e in questa
invece ne sacrificano, gli Egiziani narrano una leggenda: io la conosco
ma non mi sembra molto decorosa da riferire. 3) L'offerta del maiale
alla dea Selene avviene nel modo seguente: una volta ucciso l'animale,
si prendono insieme la punta della coda, la milza e l'omento, li si
ricopre per bene col grasso ventrale della vittima e li si brucia; delle
altre carni ci si ciba nel giorno di plenilunio, lo stesso in cui il
rito ha luogo: in giorni diversi non le si assaggerebbe nemmeno. I
poveri, non avendo altre risorse, impastano focacce in forma di maiale,
le fanno cuocere e poi le "sacrificano". 48 1) Invece in onore di Dioniso, la vigilia della festa, ciascuno sgozza un porcellino davanti alla propria porta e lo consegna allo stesso porcaro che glielo aveva venduto perché se lo porti via. 2) Per il resto, a parte l'assenza di cori, la festa dedicata dagli Egiziani a Dioniso è pressoché identica a quella dei Greci. Al posto dei falli hanno inventato statuette mosse da fili, alte circa un cubito che le donne portano in giro per i villaggi; ogni marionetta è fornita di un pene oscillante, lungo quasi quanto il resto del corpo. In testa alla processione va un suonatore di flauto, le donne lo seguono inneggiando a Dioniso. 3) Una leggenda sacra spiega per quale ragione il fallo è così sproporzionato e perché nelle statuette è l'unica parte dotata di movimento. 49
1) Io credo che già
Melampo figlio di Amiteone non ignorasse questo rito sacrificale, anzi
ne avesse esperienza diretta. Effettivamente fu Melampo a introdurre fra
i Greci la divinità di Dioniso, i sacrifici relativi, e la processione
dei falli; o meglio, egli non rivelò tutto in una volta tale culto: i
sapienti venuti dopo di lui ampliarono le sue rivelazioni. Fu però
Melampo a introdurre la processione del fallo in onore di Dioniso, ed è
dopo averlo appreso da lui che i Greci fanno quello che fanno. 2) Io
credo insomma che Melampo, certamente persona di grande sapienza, si
procurò capacità divinatorie e introdusse in Grecia parecchi culti
conosciuti in Egitto, tra cui in particolare quello di Dioniso, operando
in essi poche modifiche. Non posso ammettere che il rito egiziano
coincida fortuitamente con quello greco: in questo caso il rito greco
sarebbe conforme ai costumi greci e non di recente introduzione; 3) né
posso ammettere che gli Egiziani abbiano derivato dai Greci questa o
altre usanze. A me pare altamente probabile che Melampo abbia appreso il
culto di Dioniso da Cadmo di Tiro e dai suoi compagni, giunti dalla
Fenicia nel paese oggi chiamato Beozia. 50
1) Dall'Egitto vennero in
Grecia quasi tutte le divinità. Di una loro origine barbara io sono
convinto perché così risulta dalle mie ricerche; e penso a una
provenienza soprattutto egiziana. 2) Infatti a eccezione di Posidone e
dei Dioscuri, come ho già avuto modo di dire, nonché di Era, di Estia,
di Temi, delle Cariti e delle Nereidi, le altre divinità sono tutte
presenti da sempre in quel paese, fra gli Egiziani: riporto quanto essi
stessi dichiarano. Quanto alle divinità che sostengono di non conoscere
io credo che tutte siano espressione dei Pelasgi, tranne Posidone.
Conobbero questo dio dai Libici; infatti nessun popolo conosce Posidone
fin dalle origini tranne i Libici, che da sempre lo onorano. Quanto al
culto degli Eroi, esso è del tutto estraneo alle consuetudini egiziane. 51
1) Tutto questo dunque i Greci accolsero dagli Egiziani, e altro ancora
che dirò più avanti; ma l'uso di fabbricare le statue di Ermes con il
pene ritto non deriva dagli Egiziani bensì dai Pelasgi: i primi ad
adottarlo fra i Greci furono gli Ateniesi, e da loro lo impararono gli
altri. 2) Infatti, quando ormai gli Ateniesi si erano del tutto
ellenizzati, nel loro paese vennero ad abitare dei Pelasgi; che è anche
la ragione per cui costoro cominciarono a essere considerati Greci. Chi
è iniziato ai misteri dei Cabiri, misteri che i Samotraci celebrano
dopo averli acquisiti dai Pelasgi, sa ciò che dico. 3) In effetti i
Pelasgi venuti a coabitare con gli Ateniesi si stanziarono poi in
Samotracia e da loro i Samotraci appresero tali misteri. 4) Insomma gli
Ateniesi furono i primi Greci a raffigurare nelle statue Ermes con il
membro ritto perché lo avevano imparato dai Pelasgi. In proposito i
Pelasgi composero un sacro racconto divulgato durante i misteri di
Samotracia. 53
1) Da chi sia nato ciascuno degli dei,
oppure se siano sempre esistiti tutti e quale aspetto avessero, non era
noto fino a poco tempo fa, fino a ieri, se così si può dire. 2) Io
credo che Omero ed Esiodo siano più vecchi di me di 400 anni e non
oltre: e furono proprio questi poeti a fissare per i Greci la teogonia,
ad assegnare i nomi agli dei, a distribuire prerogative e attività, a
dare chiare indicazioni sul loro aspetto; 3) i poeti che hanno fama di
essere vissuti prima di loro io li credo invece posteriori. Di quanto
qui sopra esposto, le prime informazioni provengono dalle sacerdotesse
di Dodona, ciò che si riferisce a Omero e a Esiodo è opinione mia. 54
1)
A proposito dei due oracoli, quello greco di Dodona e quello
libico di Zeus Ammone, gli Egiziani narrano una storia. I sacerdoti di
Zeus Tebano mi raccontarono di due donne, due sacerdotesse, rapite da
Tebe ad opera di Fenici: una di loro, come avevano appreso più tardi,
era stata venduta in Libia, l'altra in Grecia; a queste donne
risalirebbe la fondazione degli oracoli esistenti fra i suddetti popoli.
2) Io domandai ai sacerdoti da dove attingessero notizie così precise
sugli avvenimenti ed essi mi risposero che avevano cercato a lungo
quelle donne senza riuscire a trovarle; solo più tardi, aggiunsero,
avevano ottenuto su di loro le informazioni a me riferite. 55
1)
Questo è quanto seppi dai sacerdoti di Tebe. La versione delle
indovine di Dodona è differente: secondo loro due colombe nere volarono
via da Tebe d'Egitto e giunsero l'una in Libia, l'altra a Dodona. 2)
Quest'ultima, appollaiata su di una quercia, con voce umana avrebbe
proclamato che si doveva fondare in quel luogo un oracolo di Zeus; la
gente di Dodona, ritenendo di origine divina un simile annuncio, si
comportò di conseguenza. 3) La colomba direttasi in Libia, narrano,
avrebbe ordinato ai Libici di fondare l'oracolo di Ammone, che è
anch'esso di Zeus. Questo mi raccontarono le sacerdotesse di Dodona, che
si chiamavano Promenia, la più anziana, Timarete, la seconda, e
Nicandre, la più giovane; e con la loro versione concordano anche gli
altri abitanti di Dodona addetti al santuario. La mia opinione al
riguardo è la seguente. 56 1) Se veramente i Fenici rapirono le sacerdotesse e le vendettero, l'una in Libia e la seconda in Grecia, io credo che quest'ultima fu venduta nel paese dei Tesproti, nell'attuale Grecia, che allora si chiamava Pelasgia; 2) lì visse come schiava, poi, sotto una quercia cresciuta spontaneamente, fondò un santuario di Zeus; era logico che lei, già sacerdotessa di Zeus a Tebe, volesse perpetuarne il ricordo anche là dov'era giunta. Più avanti, quando imparò la lingua greca, diede inizio alle attività dell'oracolo. 3) Fu lei a raccontare di una sua sorella venduta in Libia dagli stessi Fenici che avevano venduto lei. 57 1) A mio avviso i Dodonesi hanno chiamato colombe le due donne perché erano barbare e perciò a loro sembravano emettere suoni simili al canto degli uccelli, 2) e aggiungono che la colomba prese a parlare con favella umana col passare del tempo, cioè quando la donna cominciò a esprimersi in maniera comprensibile: finché si serviva di un idioma barbaro sembrava a tutti che emettesse una specie di verso da uccello; come avrebbe potuto una colomba parlare con voce umana? Descrivendo poi la colomba come nera di colore, indicano che la donna proveniva dall'Egitto. Guarda caso l'arte mantica praticata a Tebe d'Egitto e quella praticata a Dodona sono assai simili fra loro. E anche la divinazione mediante l'esame delle vittime sacrificate proviene dall'Egitto. 58
1)
Gli Egiziani sono stati i primi al mondo a istituire feste
collettive, processioni e cortei religiosi; i Greci hanno imparato da
loro e ne abbiamo una prova: le solennità egiziane risultano celebrate
da molto tempo, quelle greche hanno avuto inizio di recente. 59 1) Le feste collettive gli Egiziani non le celebrano una sola volta all'anno, ma in continuazione: la principale, e seguita con maggiore partecipazione, è dedicata ad Artemide, nella città di Bubasti; la seconda ha luogo a Busiride ed è dedicata a Iside; 2) in questa città, situata in Egitto nel bel mezzo del Delta, si trova un grandissimo santuario di Iside, la dea che in greco si chiama Demetra. 3) La terza festa è per Atena, nella città di Sais, la quarta a Eliopoli, per il dio Elio, la quinta a Buto in onore di Leto; la sesta è dedicata ad Ares e ha luogo nella città di Papremi. 60
1)
Ecco che cosa fanno quando si recano a Bubasti: viaggiano sul
fiume, uomini e donne insieme, una gran folla di entrambi i sessi sopra
ogni imbarcazione; alcune donne hanno dei crotali e li fanno risuonare,
alcuni uomini suonano il flauto per tutto il tragitto; gli altri, uomini
e donne, cantano e battono le mani; 2) quando giungono all'altezza di
un'altra città, accostano a riva e si comportano così: alcune
continuano a fare ciò che ho detto, altre a gran voce dileggiano le
donne del posto, altre danzano, altre ancora si alzano in piedi e si
tirano su la veste. Così in ogni città che incontrino lungo il fiume.
3) Una volta arrivati a Bubasti, celebrano la festa offrendo imponenti
sacrifici; in questa ricorrenza si consuma più vino d'uva che in tutto
il resto dell'anno. Vi accorrono, a quanto sostengono i locali, fino a
settecentomila persone fra uomini e donne, senza contare i bambini. 61 1) Così a Bubasti; a Busiride quando celebrano la festa di Iside tutto si svolge come ho già ricordato prima. Dopo il sacrificio uomini e donne si battono tutti il petto, e sono svariate decine di migliaia di persone: ma dire in onore di chi si battono il petto sarebbe empio da parte mia. 2) Tutti i Cari che vivono in Egitto si spingono molto più in là: con dei coltelli si infliggono ferite sulla fronte, e da questo si capisce che non sono Egiziani, ma stranieri. 62 1) A Sais, quando si riuniscono per i riti sacrificali, una determinata notte ciascuno accende molte lampade intorno alla propria casa, all'aperto; le lampade sono delle ciotoline piene di sale e di olio, sulla cui superficie galleggia il lucignolo e brucia per tutta la notte; sicché la festa è detta "dei lumi accesi". 2) Gli Egiziani che non si recano a questo raduno festivo aspettano la notte del sacrificio e accendono a loro volta, tutti, le lucerne; e in tal modo non solo a Sais si accendono lucerne, ma nell'intero Egitto. Si tramanda un racconto sacro che spiega per quale motivo la notte in questione ha ricevuto luce e venerazione. 63 1) Quelli che si recano a Eliopoli e a Buto compiono soltanto dei sacrifici. Invece a Papremi hanno luogo sacrifici e riti sacri come altrove: al tramonto del sole, mentre pochi sacerdoti si occupano della statua del dio, i più, invece, attendono in piedi all'ingresso del tempio armati di mazze di legno; altri uomini, oltre un migliaio di persone che compiono un voto, se ne stanno tutti insieme in un gruppo a parte, anch'essi armati di mazze. 2) La statua del dio, contenuta dentro una specie di piccolo tabernacolo di legno ornato d'oro, era stata trasportata, la vigilia della festa, in una diversa dimora sacra. I pochi sacerdoti rimasti accanto ad essa tirano un carretto a quattro ruote, che porta il tabernacolo con dentro la statua stessa, ma i sacerdoti in piedi vicino all'ingresso non la lasciano entrare: allora il gruppo delle persone impegnate a soddisfare il voto prende le difese del dio randellando i sacerdoti; questi a loro volta reagiscono. 3) Insomma si scatena una violenta rissa a colpi di bastone: si fracassano la testa e secondo me molti ci lasciano la pelle in seguito alle ferite riportate; gli Egiziani comunque escludono categoricamente che sia mai morto qualcuno. 4) Gli abitanti di Papremi dicono di aver introdotto tale festa per il seguente motivo. Abitava un tempo nel santuario la madre di Ares; Ares che era stato allevato altrove, divenuto adulto, venne a Papremi per congiungersi con lei; ma i servitori della madre non lo avevano mai visto prima di allora, perciò non gli consentirono l'ingresso e lo mandarono via; Ares raccolse uomini da un'altra città e usando le cattive maniere nei confronti dei servitori poté entrare da sua madre. Da tale episodio, dicono, avrebbe tratto origine l'usanza della bastonatura durante la festa in onore di Ares. 64
1)
Gli Egiziani furono i primi a prescrivere di non unirsi a donne nei
santuari, e di non entrarvi, se si fossero uniti, senza essersi lavati.
Quasi tutti gli altri uomini, all’infuori degli Egiziani e degli
Elleni, si uniscono a donne nei santuari, e quando si levano dal loro
letto entrano in un santuario senza essersi lavati. Ritengono che per
gli uomini sia come per gli animali. 2) Vedono che gli animali e le
diverse specie di uccelli si accoppiano nei templi degli Dei e nei
recinti sacri, e pensano che, se ciò spiacesse alle divinità, nemmeno
gli animali si comporterebbero così. Da simili considerazioni deriva
una condotta che io disapprovo. 65
1)
Invece gli Egiziani, scrupolosissimi nelle altre prescrizioni sacre, lo
sono anche in questa. 2) Benchè confini con la Libia . l’Egitto non
è ricco di animali; e quelli che ci sono son tutti ritenuti sacri; gli
uni vivono con gli uomini, altri no. Ma se dicessi perchè sono
consacrati agli Dei verrei aparlare di argomenti religiosi, mentre io
evito accuratissimamente di trattarne e ciò che, sfiorandoli, ne ho
detto, l’ho detto perchè non potevo farne a meno. 3) Per gli animali
c’è questa istituzione. Sono designati fra gli Egiziani, per il
mantenimento di ogni specie di bestie, dei guardiani di ambo i sessi:
onore che si trasmette di padre in figlio. 4) E gli abitanti delle città
adempiono con loro, caso per caso, i seguenti voti che, per l’avvenuta
guarigione di figli, essi fanno alla divinità cui l’animale è sacro.
Radono ai fanciulli o tutta o la metà o la terza parte della testa,
mettono in una bilancia una quantità d’argento corrispondente ai
capelli, e l’argento che fa inclinare la bilancia viene consegnato
alla guardiana degli animali, la quale per questo compenso fa a pezzi
dei pesci per darli da mangiare alle bestie. 5) Questo è stabilito per
il loro mantenimento. Se poi una delle bestie viene uccisa accade
questo: se volontariamente, c’è la pena di morte; se
involontariamente, si paga una multa stabilita dai sacerdoti. Ma chi
volontariamente o involontariamente uccide un ibis o uno sparviero non
può sfuggire alla morte. 66
1) Gli animali che vivono con l’uomo sono numerosi in Egitto; ma lo
sarebbero ancora molto di più se ai gatti non capitasse quanto segue.
Le femmine quando hanno partorito non si recano più dai maschi; i quali
le cercano senza però ottenere di unirsi a loro; 2) ed ecco il rimedio
che questi escogitano per questo inconveniente. Uccidono i figli che
rapiscono e sottraggono alle femmine. Li uccidono non li mangiano. E
quelle prive dei figli e desiderose di averne per questo desiderio si
recano dai maschi, perchè è un animale che ama aver figli. 3) Quando
poi scoppia un incendio i gatti sono presi da un istinto soprannaturale.
Gli Egiziani, disposti ad intervalli, fanno loro la guardia, senza
curarsi di spegnere il fuoco; ma essi s’insinuano in mezzo, balzano al
di sopra e si lanciano nelle fiamme. 4) E per questo gli Egiziani si
mettono in grave lutto. Nelle case dove un gatto muore di morte naturale
tutti quelli che l’abitano si radono soltanto le sopracciglia; dove
muore un cane si radono la testa e tutto il corpo. 67
1) I gatti morti vengono trasportati nella città di Bubasti in camere
sacre, dove li seppelliscono imbalsamati. I cani ogni popolazione li
seppellisce nella propria città dentro bare sacre. E nello stesso modo
dei cani vengono sepolti gli icneumoni. I toporagni e gli sparvieri
vengono portati nella città di Buto; gl’ibis nella città di Ermes,
2) Gli orsi che sono rari, e i lupi che non sono molto più grandi della
volpi, vengono seppelliti nei luoghi dove sono trovati morti. 68
1) Ecco le caratteristiche del coccodrillo. Durante i 4 mesi di pieno
inverno non mangia niente. e’ un quadrupede, ma vive sia sulla
terraferma, sia nelle acque tranquille. Depone e cova le uova a terra, e
trascorre all’asciutto la maggior parte del giorno; ma la notte intera
nel fiume, perchè l’acqua è più calda dell’aria libera e della
rugiada. 2) Di tutti gli esseri mortali che noi conosciamo è quello che
dalle più piccole dimensioni arriva alle più vaste. Le sue uova non
sono molto più grandi di quelle d’oca e il piccolo è in proporzione
all’uovo, ma sviluppandosi arriva persino a diciassette cubiti e anche
di più. 3) Gli occhi sono come quelli del maiale; ha i denti grandi e
zanne sporgenti proporzionate al corpo. E’ l’unico animale che non
abbia lingua; e non muove la mascella inferiore;
è unico anche in questo: accosta la mascella superiore
all’inferiore. 4) Ha unghie forti e la pelle coperta di squame,
impenetrabile sul dorso. Nell’acqua non ci vede, ma nell’aria aperta
è di acutissima vista. Vivendo nell’acqua, ha la bocca tutta piena di
sanguisughe. Gli altri uccelli e animali lo fuggono, ma col trochilo
vive in pace, per i servigi che ne riceve. 5) Il coccodrillo esce
dall’acqua sulla terra e apre la bocca, suole in genere tenerle aperta
verso zefiro, e il trochilo v’entra dentro a divorargli le
sanguisughe. Il coccodrillo è lieto di questo servizio, e non gli fa
nessun male. 69
1) Per certi Egiziani i coccodrilli sono sacri; per altri no, e li
trattano invece da nemici. 2) Gli abitanti della regione di Tebe e del
lago di Meri li considerano assolutamente sacri. In ciascuna delle due
regioni scelgono fra tutti un coccodrillo, e lo allevano addomesticato e
alla mano; gli mettono alle orecchie pendenti di pietra liquida e
d’oro, e bracciali alle zampe anteriori; gli offrono gli alimenti
prescritti e vittime, e lo trattano in vita come meglio possono, morto
lo seppelliscono imbalsamato in una bara sacra. 3) Invece gli abitanti
della regione di Elefantina non ritengono i coccodrilli animali sacri,
tutt’altro e li mangiano. Gli Egiziani non li chiamano coccodrilli, li
chiamano champse. Questo nome
di coccodrilli è degli Ioni, i quali li trovano simili ai krokodili
(lucertole) che si vedono da loro sui muri a secco 70
1) A queste bestie si da la caccia in parecchi e diversi modi. Descrivo
quella che a me sembra più degna di essere riferita. Si mette come esca
a d un amo la schiena di un maiale, e lo si cala in mezzo al fiume;
sull’orlo del quale l’uomo tiene un porcellino vivo, e lo batte. 2)
Il coccodrillo sente i grugniti, si dirige verso di essi, incontra la
schiena del maiale e la inghiotte; e gli uomini lo tirano. Viene tratto
a terra, e per prima cosa il cacciatore gli tura subito gli occhi con
del fango. Ciò fatto se ne impadronisce con grande facilità; se no,
dura fatica. 71
1)
Il cavallo di fiume, che nel distretto di Papremi è sacro, per gli
altri Egiziani non lo è. Ecco le caratteristiche del suo aspetto. E’
un quadrupede con i piedi forcuti come il bue, camuso, e con una
criniera di cavallo. Presenta zanne sporgenti; e ha la coda e il nitrito
del cavallo. Ha la pelle così spessa che la si dissecca e se ne fanno
aste per giavellotti. 72
1)
Vi sono anche lontre, nel fiume, e sono ritenute sacre. Tra i pesci
considerano ugualmente sacri quello chiamato lepidoto, e l’anguilla,
dei quali dicono che sono sacri al Nilo; e tra gli uccelli le ochevolpi. 73
1) C’è anche un altro uccello sacro, che ha il nome di fenice. Io non
l’ho visto se non dipinto; e infatti raramente viene in Egitto: ogni
500 anni , a detta degli Eliopoliti; 2) e dicono che viene quando gli
muore il padre. Se somiglia alla sua immagine dipinta le sue dimensioni
e il suo aspetto sono come dirò. Ha le ali in parte color d’oro, in
parte rosse; per linea e per grandezza lo si può dire somigliantissimo
all’aquila. 3) E si racconta di lui quest’impresa, alla quale per
conto mio non credo. Dicono che si parta dall’Arabia; che, avvolto in
un letto di mirra, trasporterebbe il padre nel santuario del sole, e che
ivi lo seppellisca. Ecco come lo trasporterebbe. 4) Foggerebbe prima un
uovo di mirra, così grande da poterlo portare, e ne tenterebbe il
trasporto. Fatto il tentativo, vuoterebbe l’uovo per riporvi il padre,
e coprirebbe con altra mirra il posto
per dove avrebbe, dopo vuotato l’uovo, introdotto il padre: il
quale posto dentro, ristabilirebbe il peso originario; e, copertolo, lo
trasporterebbe in Egitto al santuario del Sole. Così dicono che faccia
quest’uccello. 74
1) Ci sono , nei dintorni di Tebe, serpenti sacri assolutamente innocui
per l’uomo. Sono piccoli, e portano due corna, che nascono dal sommo
della testa. Vengono seppelliti, quando muoiono nel santuario di Zeus,
perchè sono ritenuti sacri a questo Dio. 75
1) C’è una regione dell’Arabia sita all’incirca presso la città
di Buto; io mi ci son recato per informarmi dei serpenti alati. Ci
andai, e vidi, in una quantità indescrivibile, ossa e spine dorsali di
serpenti. V’erano mucchi di spine dorsali; molti mucchi: grandi, meno
grandi, e ancora più piccoli. 2) E descrivo ora questa regione cosparsa
delle spine dorsali. E’ un passo stretto che dai monti sbocca in una
gran pianura, la quale si riattacca alla pianura egiziana. 3) Dicono che
al comparire della primavera i serpenti alati spicchino il volo
dall’Arabia verso l’Egitto, e che gli uccelli ibis andando loro
incontro a questo passo non permettano ai serpenti l’entrata nel
paese, e li uccidono. 4) Dicono gli Arabi che gli Egiziani onorano molto
l’ibis per questo suo merito, e anche gli Egiziani confermano di
onorare per tale ragione questi uccelli. 76
1) Aspetto dell’ibis. E’ tutto completamente nero; ha le gambe della
gru e il becco assai ricurvo; e le sue dimensioni sono quelle del
francolino. E’ questo l’aspetto dell’ibis nero, che combatte
contro i serpenti. Ed ecco l’aspetto dell’ibis che più
frequentemente la gente si trova fra i piedi, perchè ce ne sono due
specie. 2) Il capo e tutta la gola sono nudi; le penne bianche, (tranne
quelle del corpo, del collo, delle estremità delle ali e della coda:
parti che sono tutte assolutamente nere); le gambe e il becco sono
simili a quelli dell’altro ibis. 3) La forma del serpente è come
quella delle bisce d’acqua; porta ali non piumate, pressappoco
identiche a quelle del pipistrello. E basta per gli animali sacri. 77
1) Quanto poi alla popolazione umana, gli abitanti dell’Egitto
seminato, coltivando più di tutti i popoli il ricordo del passato, sono
gli uomini di gran lunga più dotti di cui io sia giunto a fare
esperienza. 2) Ecco il loro regime di vita. Si purgano ogni mese per tre
giorni di seguito e si curano la salute con emetici e lavaggi, perchè
ritengono che tutte le malattie derivino dai cibi con cui ci si nutre.
3) Del resto sono gli Egiziani, dopo i Libici, la gente più sana del
mondo; secondo me in grazia del clima, perchè non ci sono trapassi di
stagione. Sono i cambiamenti che per lo più sviluppano le malattie,
qualsiasi cambiamento, e specialmente quelli di stagione. 4) I pani che
mangiano sono di olira che
essi chiamano cillesti. E
bevono un vino fatto con l’orzo, perchè nel loro paese non ci sono
vigne. Mangiano i pesci o crudi, seccati al sole, o salati traendoli
dalla salamoia. 5) Quanto agli uccelli mangiano crude la quaglie, le
anatre e gli uccelletti minuti. E tutte le altre specie, tutti gli altri
uccelli o pesci di cui dispongono li mangiano arrostiti o bolliti. 78
1) Nelle riunioni dei ricchi Egiziani, alla fine del pranzo un uomo
porta in giro un morto scolpito in legno dentro la bara, scolpito e
dipinto con grandissima rassomiglianza, della dimensione complessiva di
circa uno o due cubiti; lo mostra a ciascuno dei convitati e dice:”
Guarda questo, e bevi e godi, da morto sarai così”. 79
1) Così fanno nei conviti. Si tengono agli usi aviti, e non importano
alcuna novità. tra i loro costumi notevoli c’è pure il fatto che
conoscono un solo canto, il Lino, che è cantato nella fenicia, a Cipro
e altrove. 2) E’ vero che il nome cambia secondo i popoli, ma si è
d’accordo nel ritenere che l’eroe sia quello stesso che gli Elleni
cantano sotto il nome di Lino. Sicchè tra i molti argomenti di
meraviglia che mi offre l’Egitto c’è anche questo Lino, da dove ne
avranno tratta conoscenza? Che cantino sempre questo personaggio non
c’è dubbio. In Egiziano il nome di Lino è Manero. 3) Alcuni Egiziani
mi dissero che egli fu il figlio unico del primo re d’Egitto, il quale
sarebbe morto prematuramente, e gli egiziani lo onorerebbero con questi
canti funebri. E mi dissero che questo sia stato il primo e l’unico
loro tipo di melodia. 80
1) Ed ora un uso egiziano che coincide con un uso ellenico, ma praticato
dai soli Lacedemoni. In Egitto se dei giovani incontrano degli anziani
cedono il passo e si fanno da parte, e se sopraggiungono uomini anziani
si alzano dal seggio. 2) Ecco invece un uso che non trova riscontro in alcuna consuetudine ellenica: per la strada gli
egiziani non si rivolgono parole di saluto, fanno una riverenza,
abbassando la mano fino al ginocchio. 81
1) Indossano tuniche di lino che chiamano calasiri,
con frange intorno alle gambe, e portano su di esse, gettati sulle
spalle, mantelli bianchi di lana. Ma non introducono roba di lana nei
santuari, e non vi si avvolgono nella sepoltura: cose vietate dalla loro
religione. 2) Coincide quest’uso con le prescrizioni dette orfiche e
bacchiche, ma in realtà egiziane e importate da Pitagora, anche agli
iniziati a questi misteri è interdetto farsi seppellire con vesti di
lana. E c’è a questo proposito un racconto sacro. 82
1) Ed ecco alcune scoperte degli egiziani, a quale divinità sia sacro
ogni mese ed ogni giorno, e l’arte di stabilire secondo il giorno
della nascita, quali saranno gli avvenimenti di ciascuno, la sua vita e
la sua fine. Scoperta di cui hanno fatto uso gli Elleni che hanno
coltivato la poesia. 2) Hanno scoperto gli egiziani un maggior numero di
presagi di tutti gli altri uomini. Quando ha luogo un prodigio, essi
osservano e mettono per iscritto ciò che avviene dopo, e se si ripete
qualche cosa che ricordi questo prodigio ritengono che gli avvenimenti
seguenti saranno analoghi 83
1) Dirò come è praticata la divinazione in Egitto: quest’arte non è
competenza di alcun uomo, ma di certe divinità. V’è un oracolo di
Eracle, uno di Apollo, uno di Atena, uno di Artemide, uno di Zeus; ma in
maggior onore è tenuto quello di Leto nella città di Buto. L’arte
divinatoria non è del resto dappertutto la stessa, varia secondo il Dio
o la Dea. 84
1) In Egitto la medicina è divisa così: ogni medico non cura parecchie
malattie, ne cura una sola. E il paese è pieno di medici: degli occhi,
della testa, dei denti, della regione addominale, delle malattie di
localizzazione incerta. 85
1) Lamenti funebri e funerali. Quando in una casa viene a mancare
qualcuno di riguardo, tutte le persone di sesso femminile si coprono la
testa ed anche il viso di fango; lasciano il morto nella casa, e si
aggirano per la città percuotendosi, con una cintura alla vita e i seni
scoperti; e con loro tutte le donne del parentado. 2) Gli uomini si
percuotono con una cintura alla vita. Compiono questo rito, e portano il
cadavere a imbalsamare. 86
1) C’è gente che attende a questo lavoro e professa quest’arte. 2)
Viene portato un cadavere, e costoro presentano modelli di mummie in
legno, dipinte al naturale. E dicono che l’imbalsamazione più
accurata sia quella di colui di cui uno scrupolo religioso mi vieta di
fare il nome in tale circostanza. Poi mostrano il secondo tipo,
inferiore a questo e meno costoso, e il terzo che è il più a buon
mercato. Danno questa spiegazione, e chiedono ai clienti secondo quale
tipo vogliono imbalsamato il loro morto. 3) I clienti si mettono
daccordo per un prezzo e si ritirano. Nell’officina restano gli
artigiani e se si tratta del tipo di imbalsamazione più accurata vi
attendono come segue. Estraggono anzitutto con un ferro ricurvo il
cervello dalle narici, in parte così, in parte introducendovi dei
farmaci. 4) Poi con una pietra etiopica tagliente, praticano
un’incisione all’inguine; tirano fuori senz’altro tutti
gl’intestini; trattili fuori, li nettano per bene con vino di palma, e
li tornano a pulire con polvere di aromi. 5) Quindi riempiono il ventre
di pura mirra tritata, di cannella e di altri aromi, tranne l’incenso,
e richiudono cucendo. E dopo salano il corpo immergendolo nel salnitro
per settanta giorni: non devono lasciarlo nel sale per un periodo più
lungo. 6) Trascorsi settanta giorni lavano il morto e spalmandolo di
gomma, che gli egiziani usano in genere invece della colla, avvolgono il
corpo con fasce tagliate in tela di bisso. 7) Quindi i parenti ritirano
la mummia, fanno fare una scultura di legno in forma umana, e
v’includono il morto. Ve lo rinchiudono, e lo tengono gelosamente in
una camera funeraria ponendolo ritto contro la parete. 87
1) E’ questa la maniera più costosa d’imbalsamare i morti. Per chi
invece, ad evitare forti spese, vuole il trattamento medio, si procede
così. 2) Riempiono senz’altro, con siringhe, senza praticarvi
incisioni nè toglierne gli intestini, il ventre del morto di olio di
cedro: iniettando il liquido, cui si impedisce di tornare indietro,
dalla parte posteriore; si immette per il numero di giorni prescritto,
il corpo nel sale. E l’ultimo giorno si fa uscire dal ventre l’olio
di cedro che vi era stato prima immesso: 3) il quale ha tale efficacia
da trasportare con se gli intestini e i visceri disciolti. Le carni
invece sono corrose dal salnitro. Sicchè restano del morto la pelle e
le ossa. Ciò fatto, gl’imbalsamatori non hanno che da consegnare il
morto; ed il loro lavoro è finito. 88
1) E passiamo al terzo tipo d’imbalsamazione, che si applica ai meno
abbienti. Si purificano gli intestini con la syrmania,
si mette per i soliti settanta giorni il corpo nel sale, poi
senz’altro lo si consegna e porta via. 89
1)
Le mogli dei personaggi in vista non vengono date subito dopo la morte
ad imbalsamare, e neppure le donne di grande bellezza e maggior
considerazione; le quali solo dopo due o tre giorni vengono consegnate
agli imbalsamatori. 2) E ciò per impedire che vengano violate. Si dice
che un imbalsamatore sia stato sorpreso mentre si univa ad una donna
morta di recente, e che sia stato denunciato dal compagno. 90
1) Se si trova un uomo, non importa se egiziano o straniero, rapito da
un coccodrillo o ucciso dal fiume stesso, gli abitanti della città sul
territorio della quale viene gettato sono assolutamente tenuti ad imbarsamarlo,
ad acconciarlo nel miglior modo, e a seppellirlo in bare sacre. 2) E
nessuno, sia parente o amico, ha diritto di toccarlo; tranne i sacerdoti
del Nilo, i quali lo seppelliscono con le proprie mani, essendo esso
ritenuto qualche cosa di più che il cadavere di un uomo. 91
1)Gli
egiziani rifuggono dall’adottare usi ellenici e, per dire tutto in
breve, gli usi di qualsiasi popolo. Questa è la regola. Ma c’è
Chemis, una grande città del distretto tebano presso Neapoli. 2) E c’è
in essa un santuario quadrangolare di Perseo figlio di Danae, intorno al
quale sorgono delle palme. I propilei
del santuario sono di pietra, assai grandi; e s’ergono, lì
presso due grandi statue di pietra. In questo recinto c’è, dentro, un
tempio, dove sorge una statua di Perseo. 3) I Chemmiti dicono che Perseo
appare spesso nel loro paese, e spesso dentro il santuario, e che allora
vi si trova un sandalo usato, che è della lunghezza di due braccia,
all’apparire del quale tutto l’Egitto gode di prosperità. 4) Così
affermano; e in onore di Perseo hanno adottato un uso ellenico, hanno
istituito i giuochi ginnici che abbracciano ogni genere di gara,
offrendo come premi animali, tuniche e pelli. 5) Chiesi loro perchè
Perseo voglia apparire a loro soli, e perchè si siano, con
l’istituire dei giuochi ginnici, distinti dagli altri egiziani. Mi
risposero che Perseo è oriundo della loro città, perchè Danao e
Linceo, che salparono per l’ellade, sarebbero stati Chemmiti; e mi
fecero tutta la genealogia da questi fino a Perseo. 6) Dissero che
quest’ultimo, giunto in Egitto per il motivo addotto anche dagli
Elleni, per riportare cioè alla Libia la testa della Gorgone, si
sarebbe recato anche da loro, e avrebbe riconosciuto tutti i suoi
parenti; e che quando giunse in Egitto conosceva bene il nome di Chemmi,
che aveva appreso dalla madre. E mi dissero che per ordine suo
celebravano in suo onore giuochi ginnici.
pesi e misure
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