LE DODICI TAVOLE DELL'EPOPEA DI GILGAMESH

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I due eroi giungono nella Foresta


Essi stavano ai margini della Foresta, osservavano meravigliati l'altezza dei cedri; erano come estasiati all'entrata del bosco, dove Khubaba andando e venendo provoca terremoti: i sentieri erano ben tratteggiati e la via era eccellente; essi guardarono la montagna dei cedri, il luogo dove dimorano gli dei, il santuario di Irnini; i cedri si alzavano maestosi e lussureggianti sulla montagna, la loro ombra era gradevole, dava felicità a chi vi entrava; il terreno era pieno di cespugli che riempivano tutta la Foresta; si annidava nella Foresta anche l'albero profumato; un fossato per una lunghezza di una doppia ora di viaggio circondava la Foresta. //


La reazione di Khubaba al taglio dei cedri


Subito dopo che le spade // e fuori dalle guaine //, la lega di metallo spalmata di // Pugnali, spade, // Uno solo // essi portavano // Khubaba fece udire la sua voce e disse: "Egli non andrà // egli non si salverà //". //


La maledizione di Khubaba


Khubaba fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh: "O Gilgamesh, lo stupido e l'idiota dovrebbero interrogarsi. Perché sei venuto da me? Il tuo amico, o Enkidu, (hai portato) alla mia presenza, proprio tu, figlio di pesci, che non conosci tuo padre, (e sei come) le tartarughe piccole e grandi che non hanno succhiato il latte alle loro madri! Quand'eri ancora piccolo, ti ho scorto e non ti ho ritenuto degno di avvicinarmi a te! Anche se io ti uccidessi, come potrei soddisfare il mio stomaco? Perché hai condotto Gilgamesh alla mia presenza? Prima che tu entrassi con uno straniero, tuo amico, avrei dovuto mordere la gola e la nuca di Gilgamesh; avrei dovuto dare la tua carne in pasto ai serpenti volanti, alle aquile e agli avvoltoi!". Gilgamesh fece udire la sua voce e così parlò rivolgendosi ad Enkidu: "Amico mio, il volto di Khubaba (mi appare) completamente diverso (da come lo avevo immaginato), e la sua mole si staglia //, sicché il tuo cuore trema e io mi voglio allontanare subito". Enkidu fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh: "Amico mio, perché parli come un codardo? perché la tua bocca è senza parole e cerchi di nasconderti? Ora, amico mio, è stata preparata per te un'arma: il fabbro ha versato nella forma il rame per //, lo riscalda per una doppia ora e lo fa raffreddare per un'altra doppia ora, per mandare l'arma del diluvio, per prendere la sferza! Non volgere i tuoi passi, non tornare indietro!"// "// siano cacciati via!// lontani.


Il vittorioso scontro con il mostro Khubaba


Egli colpì la sua testa e gli si parò davanti; sotto la pressione dei loro talloni la terra si divise, in due. Le nuvole bianche divennero nere, morte scese giù su di essi come la nebbia. Shamash chiamò grandi venti di tempesta contro Khubaba: il vento del sud, il vento del nord, il vento dell'est, il vento dell'ovest, il turbine, la tempesta, l'uragano, il vento cattivo, il vento-Simurru, il demone-Asakku, il vento gelido, il vento di pioggia, il mulinello, tredici venti insorsero contro di lui e il viso di Khubaba si oscurò: egli non poteva avanzare ne poteva indietreggiare, così le armi di Gilgamesh ebbero successo contro Khubaba.


Le lusinghe insidiose dell’ ormai vinto Khubaba


Khubaba, cercando si salvarsi, si rivolse a Gilgamesh: "Gilgamesh, tu sei piccolo: tua madre ti ha (appena) partorito, e tu sei il seme di Lugalbanda. Tu ti sei sollevato per volere di Shamash, Signore della Montagna, tu, l'erede di Uruk, re Gilgamesh, // Gilgamesh // Gilgamesh // io mi metterò a tua disposizione // tu avrai per te tutti gli alberi che vorrai, ti riserverò come dono speciale il mirto, //tronchi di legno che siano orgoglio del tuo palazzo". Enkidu fece udire la sua parola e disse, così parlò a Gilgamesh: "Amico mio, non ascoltare le parole di Khubaba (Khubaba parla) "Tu hai scoperto le leggi della mia Foresta, le leggi della mia abitazione, ed ora conosci tutto ciò che è stato deciso. Io avrei dovuto scaraventarti in alto e ucciderti all'entrata della mia Foresta avrei dovuto dare in pasto la tua carne ai serpenti volanti, alle aquile e agli avvoltoi. Ma ora, o Enkidu, sta a te decidere la mia sorte e dì a Gilgamesh di risparmiare la mia vita". Enkidu fece udire la sua voce e parlò, così disse a Gilgamesh: "Amico mio, Khubaba, il guardiano della Foresta dei Cedri, azzoppalo, uccidilo, schiaccialo in modo che io possa sopravvivere. (Fallo) prima che il capo di tutti, Enlil, possa udirlo // e gli dei siano pieni di collera con noi //, Enlil, a Nippur, Shamash a Sippar. // Fa ciò ad eterna memoria//come Gilgamesh sgozzò Khubaba//". Khubaba però udì e // Khubaba // Ora, o Enkidu, sta a te decidere la mia sorte e dì a Gilgamesh di risparmiare la mia vita".Enkidu fece udire la sua voce e parlò, così disse a Gilgamesh: "Amico mio, Khubaba, il guardiano della Foresta dei Cedri, uccidilo e // (Fallo) prima che il capo di tutti, Enlil, possa udirlo // e gli dei siano pieni di collera con noi, Enlil, a Nippur, Shamash a Sippar. // Fa ciò ad eterna memoria //, come Gilgamesh sgozzò Khubaba //". Khubaba però udì e //  (Khubaba parla) "Nessuno dei due deve sopravvivere al suo amico; ambedue non raggiungano la vecchiaia; oltre al suo amico Gilgamesh, Enkidu non abbia amici!". Enkidu fece udire la sua voce e parlò, così disse a Gilgamesh: "Amico mio, io parlo a te, ma tu non mi ascolti!


Gilgamesh ed Enkidu tagliano i cedri


// le scaglie degli alberi. Gilgamesh abbatte gli alberi; Enkidu raccoglie i ciocchi. Enkidu fece udire la sua voce e disse, così parlò a Gilgamesh: "Amico mio, è stato abbattuto il meraviglioso cedro, la cui corona bucava il cielo. Io voglio fare con esso una porta la cui altezza sia sei volte dodici spanne, la cui larghezza due volte dodici spanne, una spanna sia il suo spessore; la cui spranga, il suo cardine inferiore, il suo cardine superiore siano ognuno di una spanna. Che sia trasportata a Nippur, l'Eufrate possa trascinarla; che a Nippur //". Allora essi approntarono un cindolo e lo immersero nel fiume. Enkidu lo guida // mentre Gilgamesh tiene alta la testa di Khubaba.

 

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